È ancora una volta un grido di preoccupazione sulla sostenibilità economica della produzione del tabacco quello che si alza dai 5mila operatori umbri del settore del tabacco, 3mila agricoltori e 2mila lavoratori dell’indotto. Un allarme lanciato sabato 11 dicembre, a Perugia, in occasione del convegno ‘Tabacco domani’ organizzato dall’Unione italiana tabacchicoltori (Unitab) e dall’Organizzazione nazionale del tabacco (Ont) Italia per analizzare e valutare gli scenari evolutivi della produzione, dei consumi e del mercato del tabacco nel mondo. Incontro a cui hanno preso parte Oriano Gioglio, presidente di Unitab, Antonio Abrunhosa, presidente dell’International tobacco growers association, Luigi Auriemma, amministratore delegato di Ont Italia, e Fernanda Cecchini, assessore alle politiche agricole della Regione Umbria.
“La situazione è complicata – ha spiegato Abrunhosa – perché il consumo legale di sigarette è in caduta in molti Paesi mentre il commercio illegale è aumentato ovunque, anche a causa di tasse e regolamentazioni estreme. In Asia c’è ancora una crescita che non compensa però i dati negativi del resto del mondo. La produzione mondiale, invece, è rimasta stabile e ciò determina il calo del prezzo pagato alla base”.
Un trend che si riscontra anche in Umbria e in tutto il Centro Italia, con i tabacchicoltori che denunciano un costo di produzione che si aggira intorno ai 3,20 euro al quintale e un prezzo pagato dalle manifatture sui 2,75 euro al quintale. “Questo – denuncia Gioglio – a fronte di guadagni annuali, in Italia, per i produttori di sigarette, di circa 1,2 miliardi di euro. In Umbria, nonostante la crisi degli ultimi cinque anni, abbiamo calato di poco i quantitativi coltivati e questi sono stati tutti venduti. I costi non sono, però, più sostenibili, soprattutto quest’anno in cui abbiamo avuto una qualità un po’ scadente, dovuta al clima, che ha portato a dei prezzi ben al di sotto delle spese affrontate. Oltretutto dobbiamo far fronte alle insinuazioni e agli attacchi che arrivano dall’azienda Aboca contro le nostre coltivazioni”. “Il settore – ha commentato Cecchini – ha da tempo iniziato a cavarsela da solo con i mercati, anche affrontando i problemi di compatibilità ambientale e qualità del prodotto, attraverso disciplinari molto severi. Le imprese hanno bisogno di reddito e, da questo punto di vista, è importante l’accordo siglato con le multinazionali fino al 2020. La filiera deve ora riuscire a contrattare prezzi adeguati ai costi”.
Una sfida che, secondo Luigi Auriemma, deve avere due tipi di risposte. “Il mercato – ha dichiarato l’ad di Ont Italia – e le politiche comunitarie di sostegno alla produzione. Coldiretti ha da poco rinnovato con Philip Morris che si è impegnata ad acquistare tabacco italiano. Ciò ci consente una programmazione per il prossimo quinquennio. Ma questo non basta. Dovremmo altresì sviluppare e gestire un piano di settore economico nazionale, anche attraverso fondi e programmi europei”. E i 50mila addetti, in Italia, alla coltivazione e alla prima trasformazione del tabacco sono decisi ad andare fino in fondo per mantenere in vita il loro comparto. “Il ministro delle politiche agricole Martina – ha detto Gioglio – deve avere una strategia per orientare il mercato, la produzione e gli interessi, anche dei manifatturieri, e non limitarsi a fare da notaio agli accordi che sottoscriviamo con le aziende. Siamo disposti anche ad andare a protestare nelle sedi del ministero e in quelle delle manifatture, che non sono più in America, ma nella vicina Svizzera, tra Ginevra e Losanna”.