La giornalista Laura Santi è morta a casa sua, nel capoluogo umbro dopo essersi auto-somministrata un farmaco letale. Ne dà notizia l’associazione Luca Coscioni, della quale Santi, perugina, era attivista, diventando uno dei volti pubblici per la battaglia sul fine vita. La morte è avvenuta ieri, lunedì 21 luglio 2025.
Laura Santi, 50 anni, era affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla. “Il nostro pensiero va a suo marito Stefano e a tutte le persone che le hanno voluto bene. La ricordiamo con le sue parole, tratte da una lettera che ha scritto ai membri del Consiglio dell’Associazione Luca Coscioni: ‘State tranquilli per me, io mi porto di là i sorrisi. Ma vi prego: ricordatemi. E nel ricordarmi non stancatevi mai di combattere. Non rassegnatevi mai. Anche quando le battaglie sembrano veramente invincibili’”. (Continua dopo la foto)

Il cordoglio della sindaca Ferdinandi per Laura Santi
“Con profondo dolore e commozione – sottolinea la sindaca Vittoria Ferdinandi – oggi ricordiamo Laura Santi, una donna coraggiosa, una giornalista instancabile e una vera protagonista della lotta per i diritti civili. Laura ha dedicato la sua vita alla difesa della dignità umana, con particolare attenzione al tema del fine vita, una battaglia che ha affrontato con grande determinazione e passione. Pochi giorni fa, avevamo avuto il privilegio di conferire a Laura il Baiocco d’Oro, un riconoscimento che sottolineava il suo impegno costante e il suo coraggio nell’affrontare temi difficili, ma necessari. Laura ha sempre portato avanti la sua battaglia con fermezza, ma anche con una grande dose di sensibilità, aprendo un dialogo che ha coinvolto tanti di noi e tante persone che hanno condiviso il suo percorso”.
“La decisione di Laura di affrontare la sua morte accanto al suo amato marito Stefano, con la serenità che solo chi ha vissuto una vita piena di significato può avere, ci ricorda – secondo Ferdinandi – che la sua battaglia non era mai per la morte, ma per la vita. La sua lotta era per il diritto di ogni persona di vivere e di morire con dignità, libero da sofferenze inutili e da imposizioni esterne, per un’esistenza che fosse, in ogni momento, una scelta consapevole. Laura è stata una testimone di speranza, per coloro che, come lei, hanno lottato per un fine vita dignitoso, libero da pregiudizi e libero di essere vissuto fino all’ultimo respiro con la stessa libertà con cui abbiamo il diritto di vivere. Le sue battaglie non finiscono con la sua scomparsa. Come comunità, continueremo a portarle avanti, con il cuore e con l’impegno che Laura ha sempre messo in ogni sua causa. Oggi, più che mai, vogliamo ricordarla non solo come una giornalista, ma come una donna che ha saputo dare voce a chi spesso non aveva alcuna possibilità di farlo. La sua lotta per i diritti civili continuerà a ispirarci, e il nostro impegno sarà il miglior omaggio che possiamo fare alla sua memoria. Laura, che la tua luce continui a brillare nei cuori di tutti coloro che ti hanno voluto bene”.
La nota della Usl Umbria 1
L’Azienda Usl Umbria 1 “esprime profonda tristezza per la scomparsa di Laura Santi, avvenuta in ieri (21 luglio), a seguito della procedura di suicidio medicalmente assistito. In questo momento di grande dolore, la Direzione e tutto il personale dell’Azienda esprimono il più sincero e commosso cordoglio alla famiglia e ai cari della signora Santi”.
“Oggi è un giorno triste, che segna l’epilogo di una vicenda umana complessa e dolorosa.
L’Azienda ha operato con il massimo scrupolo per adempiere agli obblighi derivanti dalle ordinanze del Tribunale di Perugia (del 7 luglio 2023 e del 12 ottobre 2023), agendo sempre all’interno del quadro tracciato dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale e nel pieno rispetto del difficile bilanciamento tra la tutela della vita e il diritto all’autodeterminazione terapeutica della persona.
In questa giornata difficile per tutti, ribadiamo la nostra vicinanza a chi ha amato Laura Santi. L’operato dell’Azienda Usl Umbria 1 è stato unicamente guidato dall’osservanza della legalità nel massimo rispetto umano per la dignità della persona, al termine di un percorso di malattia e anche giudiziario intrapreso da circa tre anni che ha definito con chiarezza gli obblighi idi legge in capo al servizio sanitario pubblico”.
(articolo in aggiornamento)