Studenti cinesi, il fascino sbiadito di Perugia / Task force per la sicurezza - Tuttoggi.info

Studenti cinesi, il fascino sbiadito di Perugia / Task force per la sicurezza

Alessia Chiriatti

Studenti cinesi, il fascino sbiadito di Perugia / Task force per la sicurezza

All'Università per Stranieri presentati Marco Polo e Turandot / L'intervista TO a docenti italiani in Cina
Ven, 06/02/2015 - 00:38

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Un caso non di poco conto quello del calo, e della leggera ripresa, del numero degli studenti cinesi a Perugia, e in particolare degli iscritti all’Università per Stranieri. Un polverone che ha alimentato assemblee pubbliche, audizioni, petizioni, e che fa sì che i riflettori continuino ad essere puntati sulla stabilità, oltre che sul bilancio dello stesso Ateneo. Perchè accusare il colpo su una costola importante come quella dell’insegnamento della lingua e della cultura italiana agli stranieri, per l’università che fu di Lupattelli, è veramente dura, e quasi snatura il ruolo di Palazzo Gallenga. E anzi svilisce la stessa internazionalizzazione a cui l’Ateneo si è avvicinato, prendendo un’impennata importante quando il rettore Giannini ha vestito l’ermellino. Ora i numeri parlano per tutti: il calo degli iscritti, tra cui appunto gli studenti cinesi, aumentato per il 2014 di 350 unità rispetto allo scorso anno; la chiusura del corso di dottorato in Relazioni Internazionali, i controlli della Corte dei Conti alle porte.

Marco Polo e Turandot – Proprio nel pomeriggio di oggi la Stranieri ha inaugurato i programmi Marco Polo e Turandot, finalizzati appunto all’attrazione degli studenti cinesi a Perugia. Presenti il rettore Paciullo e il sindaco Romizi, che hanno lanciato l’appello ad una città intera, per provare a fare quadrato attorno ad un sistema che diventi “ancora più attrattivo“. Al centro ancora l’idea di creare una struttura che diventi uno studentato proprio adatto agli studenti cinesi. Nell’idea del rettore Paciullo, una struttura potrebbe essere proprio la palazzina dell’ex Senologia di via XIV Settembre. Per il sindaco Romizi, “non bisonga prendere decisioni affrettate, ma prestare attenzione ad un decoro maggiore e più punti luce, renderà la zona più sicura. In quel contesto si potranno mettere anche le telecamere“.

Il pressing – Il Rettore dell’ateneo, Giovanni Paciullo, si è già difeso punto per punto su molte delle critiche mossegli, tra cui anche la  “delocalizzazione” di almeno cinquecento studenti verso altre sedi universitarie, fuori Perugia. La polemica, culminata in una petizione firmata da più di 300 persone, nasceva dalla pubblicazione del bando “Marco Polo – Turandot” che permette agli studenti cinesi della Stranieri di frequentare i corsi di lingua, organizzati dall’ateneo e propedeutici all’iscrizione presso un’università italiana, in altre sedi: Roma, Assisi, Firenze, Torino o Milano. Poi le interrogazioni in Regione, il caso anche a Palazzo dei Priori, e ieri (4 febbraio, ndr) l’assemblea della Cgil.

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Dalla Cina… senza furore – Tuttoggi, a colloquio con alcuni ricercatori e docenti perugini che lavorano come professori nelle università cinesi, tra cui Daniele Parbuono, professore  Ordinario per la Chongqing University of Arts and Sciences, nella città di Chongqing nel sud ovest del paese, dove da poco è stato aperto un nuovo consolato italiano, prova a dare una lettura un pò più complessa e in parte differente rispetto a quella più conosciuta e diffusasi negli ultimi mesi nella stessa Perugia. “Non basta dire che abbiamo le migliori università al mondo, nonostante questo fattore costituisca un ottimo biglietto da visita – ci dice – Se non si fornisce una rete infrastrutturale funzionante non si può essere attrattivi fino in fondo. Bisogna per questo lavorare e stare insieme per seguire obiettivi comuni”. La lettura del calo degli studenti va perciò effettuata su più livelli: Pechino sta di certo investendo molto in termini di mobilità internazionale, con particolare attenzione all’acquisizione di competenze legate ad alcune scienze “bloccate” (come quelle sociali) con la rivoluzione culturale fino alla morte di Mao. Con gli anni ’80 i settori fino ad allora bloccati sono ripartiti, e in Cina si è avverato un boom per competenze gli stessi cinesi non avevano prima, tra cui la tecnica e l’ingegneria, la medicina occidentale fortemente integrata con la quella tradizionale cinese. “Ad esso la politica cinese che va per la maggiore è quella di mandare fuori i propri studenti e trovare il modo di farli rientrare a fini governativi. Sono forti i rapporti con l’Europa, in particolare con la Germania, e gli Stati Uniti. In Italia sono appetibili settori come la sicurezza alimentare, il canto, la musica, l’arte, i beni culturali e il cultural heritage, la scienza, l’agricoltura e la tecnica“. Il calo può essere così dovuto non solo all’offerta formativa, ma in parte anche alla sicurezza: la storia dell’omicidio della giovane studente cinese ha fatto molto da tam tam, data la forte penetrazione dei social network tra i giovani cinesi.

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In più la differenza culturale con le famiglie cinesi è di certo abissale: i genitori sono molto atteni ai dettagli, particolarmente apprensivi, prestano una grande attenzione agli aspetti logistici e amministrativi. Una delle cose che li impressiona di più sembra ad esempio la qualità degli alloggi negli studentati, dettata ad esempio dalla presenza di lavatrici o di altri elettrodomestivi, o di guardiani presso gli alloggi, il sistema di trasporto interregionale e intraregionale, la presenza di soecialisti all’interno dell’università che organizzino le attività nel quotidiano e nel tempo libero. Gli atenei cinesi sono dunque strutturati come una sorta di campus, e rispecchiano un modello diverso da quello a cui siamo abituati. Altro elemento è legato alla struttura della città: se per noi il centro storico può essere un valore aggiunto, uno studente cinese cerca la tecnologia e l’informatizzazione, nella direzione dei progetti smart city. “A livello complessivo il sistema universitario umbro è un’ottima carta da giocare, ma solo se funziona il sistema umbro in generale. Inoltre, lo stimolo che proviene da altre città italiane verso gli studenti cinesi non è da sottovalutare: basti pensare alla rete TUNE (Tuscany University Network), molto simile alla nostra Umbria Academy, seppur antecedente, che ha fatto molti proseliti”.Le singole componenti del sistema di formazione umbro funzionano dunque di per sè, ma possono essere sempre più competitive lavorando anche attraverso l’internazionalizzazione. Ciò che può fare dunque la differenza è costruire un serio sistema integrato di forti sinergie tra tutti i soggetti in campo.

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