Se si sono scomodate persino le telecamere de La7 significa che il dato è veramente allarmante. Spoleto non è una città per giovani. Il 25,6% dei residenti nella città del Festival ha più di 60 anni, in pratica un cittadino su quattro. E il dato è in continuo aumento dal 2011. Ecco perché la trasmissione “Coffee Break” ha scelto proprio Spoleto per un servizio dal titolo che è tutto un programma: “Pianeta anziani”. Secondo Silvia Mauro, la giornalista che lo ha firmato, l’Italia seguirà e supererà il trend spoletino tra 17 anni. Intanto però ai piedi della Rocca si registra uno tra i dati più alti del paese.
Ma a destare una certa impressione, più che le percentuali degli anziani – che, di per sé, indicano una certa longevità della popolazione (gli ultraottantenni sfiorano infatti quasi il 10%) – è il cosiddetto “indice di vecchiaia”, il rapporto cioè tra gli over 65 e gli under 14, che ha raggiunto livelli superiori al 200% confermando la preponderanza della fasce più anziane della popolazione rispetto a quelle più giovani.
E’ proprio l’invecchiamento attivo, secondo il servizio di Coffee Break, la parola d’ordine con la quale l’italia dovrà presto fare i conti, ma che a Spoleto pare essere già una realtà. Gli orti del sole, il museo delle miniere di Morgnano, il volontariato Auser: sono solo alcune delle attività che i pensionati spoletini svolgono quotidianamente e che fanno di Spoleto una “città emblema di un welfare sostenuto in parte da cittadini solidali”.
Sono loro lo specchio del paese. Persone che dopo aver lavorato per quasi 50 anni tra miniera e artigianato ora si ritrovano a vivere con una pensione di poche centinaia di euro e sono costrette a fare affidamento sui figli. Oppure i pensionati 60enni della cosiddetta “generazione sandwich”: loro al contrario si ritrovano a dover mantenere non solo i genitori con le loro misere pensioni, ma anche i figli, per cui è sempre più difficile trovare un lavoro stabile e ottenere l’indipendenza economica.