La situazione economica del nostro territorio, a nostro avviso, sta arrivando al collasso. Si avvicina pericolosamente quel punto di non ritorno, che vanifica ogni possibile intervento di economia correttiva. Non vogliamo essere pessimisti, ma proviamo ad interpretare i vari segnali negativi che arrivano dal comparto imprenditoriale e produttivo. E’ fondamentale ed indispensabile intervenire prima che si arrivi a tale livello. L’azienda IMS (ex Pozzi) collassata; la Minerva ormai fuori gioco; l’ex Panetto e Petrelli dal futuro incerto, sono solo tre delle maggiori realtà produttive del territorio che fungono da cartina al tornasole.
Non possiamo però dimenticare che tantissime altre piccole aziende, artigiani, cooperative, commercianti, vivono momenti di seria difficoltà, in quasi tutti i comparti. Assistiamo quindi ad una inconfutabile lievitazione dei licenziamenti, alla mancanza di nuove assunzioni, a ritardi nel pagamento degli stipendi, alla riduzione dell’orario di lavoro, alla messa in cassa integrazione. Assistiamo all’avvilente situazione di molti imprenditori, piccoli e grandi, che non riescono più a far fronte ai pagamenti delle rate dei mutui. Senza dimenticare quei lavoratori spoletini che, pendolari verso il ternano, subiscono le ricadute negative della crisi industriale di quel comprensorio.
Quelle che poi erano fino a ieri valvole di sfogo (banche, enti pubblici, società di servizi, etc.) sono state costrette a restringere le maglie della propria rete occupazionale. Facendo una più approfondita analisi del fenomeno, non è difficile riscontrare l’intersecarsi di tre punti di conflitto economico: la situazione critica nazionale, le difficoltà legate al nostro territorio e la difficoltà di accesso al credito. Non tutto può essere addebitato alle scelte sbagliate, o alle non scelte, del governo nazionale e della maggioranza che lo sostiene, che ha comunque grandi responsabilità.
Molte delle colpe ricadono su di noi, su quei soggetti cioè che, in diversi comparti e ruoli, devono contribuire ad elaborare strategie di contenimento, di risanamento e, soprattutto, di sviluppo. Ovviamente con responsabilità diverse. Chi, per esempio, ha avuto dal popolo il legittimo mandato di governare e guidare il futuro della nostra città, lo deve fare fino in fondo, senza ma e senza se. Più volte abbiamo sollecitato l’Amministrazione a lavorare di fantasia, a non aspettare le conseguenze degli eventi, ma anticiparli e cercare di guidarli. Parole cadute nel vuoto più assoluto. Manca a nostro avviso una chiara visione di insieme e la necessaria progettualità su come costruire il futuro. Sappiamo che la Giunta Comunale non può garantire posti di lavoro, ma deve fare tutti gli sforzi possibili per creare le condizioni affinchè altri li creino.
Ecco alcune nostre proposte. Migliorare per esempio le infrastrutture per rendere più competitive le nostre aziende. E’ inutile e vanificante mettere a disposizione vaste aree industriali, senza di contro creare ad eventuali imprenditori la possibilità di collegarsi velocemente con le maggiori vie di comunicazione nazionale ed internazionale. Occorre mettere in campo interventi mirati alla promozione di nuove attività, soprattutto giovanili, attraverso il sostegno nella ricerca di mercato, nella progettazione, nell’accesso al credito, nell’avvio gestionale. Quello cioè che era una volta BIC Umbria ed ora, chiuso a Spoleto ma non altrove, ne è rimasto un mortificante riassunto. Occorre concentrarsi, ad effetto laser, sui nostri naturali settori trainanti, con in primis il turismo (congressuale, sportivo, di massa e d’elite), per i quali possiamo ancora sfruttare eredità del passato e valori aggiunti consolidati nel tempo. Non possiamo basarci sui dati in crescendo dell’ultimo mese, perché è un fenomeno che, vista l’onda lunga dell’estate, ha interessato tutti i comuni. Come agire? Individuare i soggetti protagonisti, portatori di alte professionalità, capacità e potenzialità; promuovere iniziative, ed ancora iniziative, e sempre iniziative (che non siano però solo sagre paesane); fare, saper fare e far sapere, attraverso i canali giusti.
Vendiamo alla grande il nome di Spoleto. Occorre promuovere sinergie costruttive con le Associazioni di categoria, per individuare strumenti idonei a superare o baipassare le attuali staticità degli Istituti di Credito locali. Se le banche, magari perché inserite in logiche globali, hanno ristretto i rubinetti ed ingessato l’accesso al credito, bisogna trovare alternative sopportabili. Occorre riacquistare la giusta autorevolezza politica e di rappresentatività amministrativa nel contesto regionale, perché è assurdo che la quarta città dell’Umbria non abbia membri nell’esecutivo della Camera di Commercio, nella Sviluppumbria, nell’Agenzia Turistica, nell’ARUSIA etc. E’ vergognoso che Spoleto non abbia assessori Regionali e, cosa ancora più grave, Provinciali. Occorre a nostro avviso promuovere subito un Osservatorio Economico Permanente, che fotografi in maniera razionale la situazione dell’esistente ed indichi le strade opportune da seguire. Un Osservatorio propositivo al quale partecipino fattivamente tutti i soggetti meritocraticamente migliori della città, senza catalogazioni di parte. Attrezziamoci subito, perché la Spoleto del domani dipende solo da ciò che saremo in grado di fare oggi.