Saranno consegnati riconoscimenti anche a Lino Banfi, Piero Angela e Carlo Colaiacovo
Foligno ha omaggiato due illustri personaggi che, presso Palazzo Trinci, sono intervenuti sulla tematica che “Medicus 2022: Premio Gentile da Foligno” si propone di approfondire in questa tre giorni, prevista fino a sabato 21 maggio: l’invecchiamento e le sue sfumature nel panorama artistico e sociale.
Sgarbi premia Paglia
Relatori della giornata sono stati infatti il Prof. Vittorio Sgarbi, critico d’arte, e Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per la riforma sociosanitaria della popolazione anziana, al quale, durante l’evento, è stato consegnato il Premio Gentile da Foligno dallo stesso Sgarbi.
Come l’arte ha interpretato la vecchiaia
A presentare gli ospiti e il programma di Medicus è stato Moreno Finamonti, che ha introdotto la figura di Gentile da Foligno e la solennità del suo operato. Subito dopo la parola è passata a Vittorio Sgarbi, autore di una dissertazione a sfondo artistico sul tema “Come l’arte ha interpretato la vecchiaia“. Il critico d’arte ha espresso il suo entusiasmo per un argomento che ormai sente sempre più vicino e ha specificato che, nonostante lo scetticismo di massa per via degli apparenti svantaggi che questa condizione porta alle persone, sul piano creativo molti sono stati gli artisti che hanno espresso il loro miglior potenziale in tarda età. Per la sua lezione, Sgarbi ha infatti voluto trattare l’invecchiamento interpretandolo più come una compiutezza che come un presupposto fisiologico.
La conferenza di Sgarbi
Numerosi i personaggi citati e le opere presentate da Sgarbi. In ogni artista sul quale si è soffermato, il critico d’arte ha saputo brillantemente risaltare l’aspetto psicologico della persona e i cambiamenti che la vecchiaia ha indotto, non solo nella mentalità ma soprattutto nello stile e nel traguardo delle composizioni. Del pittore italiano Giovanni Bellini, il Professore ha segnalato nelle sue ultime opere la perdita di ogni vincolo compositivo, sciolto dalle convinzioni e dai principi che all’esordio, in giovane età, hanno manifestato il talento del pittore veneto. L’Ebbrezza di Noè è stata l’opera che chiaramente ha dimostrato questo fenomeno, con la libertà del pennello che testimonia il superamento delle limitazioni.Spazio anche per l’immensa figura di Michelangelo Buonarroti e per la manifestazione del suo invecchiamento artistico con le due celebri Pietà, realizzate a sessant’anni l’una dall’altra: la Pietà Vaticana e la Pietà Rondanini. Nelle due opere solenni, il distacco è palese ed immediato mentre il tema dell’invecchiamento sfocia in quello del non-finito artistico. La psicanalisi diventa fondamentale anche nelle opere di molti altri artisti citati da Vittorio Sgarbi nel corso della giornata, quali Lorenzo Lotto, Tiziano Vecellio, Antonio Canova, Giorgio Morandi, Anton Zoran Mušič, Rembrandt ed altri ancora, tutti accomunati dal disfacimento artistico e dall’informalità dello stile occorsi in vecchiaia. La pittura di questi artisti, raggiunta la veneranda età, inizia infatti a diventare indefinita, disfatta, annebbiata nel comunicare lo stato d’animo dell’artista e la sua avvenuta trasformazione verso una dissolvenza sensoriale. Vittorio Sgarbi ha concluso il suo intervento con un momento di profonda commozione, durante la lettura di alcune righe tratte dal libro Lei mi parla ancora, scritto dal padre, Giuseppe Sgarbi, in cui viene ripreso il tema della vecchiaia: “La vecchiaia non è mica come la luce elettrica che un attimo prima non c’è, poi premi un dito sull’interruttore – clic – ed è subito lì. La vecchiaia arriva sì, ma con calma. Un passo alla volta. E non è vero che prende alle spalle, come dice qualcuno. Sappiamo benissimo che arriva. Ma, allora, come riesce a coglierci sempre di sorpresa? Non lo so, ma sospetto che sia perché non viene da fuori. Non è un temporale che si fa annunciare da qualche lampo e da una manciata di gocce mandate giù a tastare il terreno. Prende da dentro, un poco alla volta. E, quando fuori si cominciano a vedere i primi segni, dentro è già tutto fatto. […] La vecchiaia è una brutta cosa, ma l’alternativa è di gran lunga peggiore”.
Le condizioni dell’anziano
Monsignor Vincenzo Paglia ha voluto analizzare il tema dell’invecchiamento nelle sue implicazioni sociali, comunicando al pubblico l’essenzialità dell’argomento, dal momento che il tema della vita e della sua brevità è un assunto che connette tutti quanti. Ha raccontato in prima persona la discussione avuta col Papa proprio su questo tema, spiegando come abbia riflettuto insieme al Santo Padre in merito alla poca considerazione che la collettività ha per gli anziani. Monsignor Paglia ha illustrato, elencando numerosi dati, la condizione in cui versa l’Italia su questo aspetto, ovvero quella delle tante persone over-70 che popolano il nostro Paese, e la sostanziale mancanza di cura per i loro problemi.
Serve una rivoluzione culturale
Il proposito espresso dall’Arcivescovo è quello di una rivoluzione culturale, finalizzata a rivalutare le possibilità per chi ormai è considerato vecchio. Come presidente della Commissione per la riforma sociosanitaria della popolazione anziana, Paglia ha infatti citato la Carta dei Diritti degli Anziani e dei Doveri della Società per esortare e ricordare che è necessario un cambiamento di percezione: “Il rapporto tra le generazioni è ciò che deve entrare nel patrimonio della società. […] La vecchiaia non può essere la fine, ma parte di una dinamicità”.