Si conoscerà tra settimana l’esito del nuovo ricorso che l’ex sindaco Umberto De Augustinis ha presentato al Tar dell'Umbria. Avv Caforio "strumentale"
Si conoscerà solo tra poco più di una settimana l’esito del nuovo ricorso che l’ex sindaco Umberto De Augustinis, difeso dagli avvocati Salvatore Taverna e Sandro Amorosino del foro di Roma, ha presentato al Tar Umbria avverso il Decreto del Presidente della Repubblica che lo scorso 1 aprile aveva recepito lo scioglimento del Consiglio comunale e della Giunta di Spoleto disposto dal Ministero dell’Interno a seguito della mozione di sfiducia approvata dal Consiglio municipale il 11 marzo 2021.
L’udienza per la sospensiva degli effetti del DPR è fissata infatti per martedì 8 giugno quando il Tar dell’Umbria sarà chiamato a discutere e decidere la “nuova” richiesta di sospensiva.
Come si ricorderà l’ex sindaco e magistrato di Cassazione aveva impugnato il Decreto prefettizio di scioglimento degli organismi comunali sul quale il Tar dell’Umbria, lo scorso 26 maggio, aveva respinto la sospensiva con una sentenza che ha destato molto scalpore perché, pur non entrando nel merito della decisione, aveva bocciato il ricorso e condannato De Augustinis alle spese (500 euro per ognuna delle 4 parti resistenti).
Solo il giorno prima i legali Amorosino e Taverna avevano depositato i “motivi aggiunti” al precedente ricorso, chiamando ora in causa l’atto del Capo dello Stato; motivi che, appunto, verranno esaminati il prossimo 8 giugno.
La sentenza sul primo ricorso
Il collegio amministrativo (Presidente Raffaele Potenza presidente, a latere Enrico Mattei e Daniela Carrarelli) ha rigettato il primo ricorso sia perché il decreto prefettizio era stato adottato dal DPR non impugnato, sia perché lo stesso “non appare sufficientemente sostenuto in punto di fumus dalle argomentazioni del ricorrente….e considerato non appaiono prima facie apprezzabili le lamentate cause di conflitto di interessi in capo a quattro consiglieri comunali”, ovvero ai quattro sanitari (i medici Di Cintio, Santirosi e Trippetti e l’ostetrica Erbaioli) su cui si incentrava la lamentela di De Augustinis.
Secondo il quale i 4 sarebbero stati in conflitto di interessi, quali dipendenti sanitari della Regione, avendo votato una mozione di sfiducia che riguardava le vicende dell’ospedale di Spoleto, divenuto a ottobre 2020 covid hospital (non più dallo scorso 21 maggio) e su cui pende ricorso dell’ex giunta de Augustinis sempre al Tar dell’Umbria. Anche se la mozione, come si ricorderà, solo in minima parte trattava le vicende del nosocomio.
La chiamata in causa dei sanitari e anche di alcuni loro familiari era stata bollata come “vili insinuazioni” e un “attacco alla democrazia” da parte dei ricorrenti e dei partiti di riferimento (Pd e Fd’I) ma anche da alcune liste civiche scese in campo in difesa dei 4 sanitari.
Ai quali – la Erbaioli non si è costituita come pure il segretario comunale Mario Ruggieri chiamato in causa nel ricorso – il Tar ha per il momento riconosciuto, con il rigetto della sospensiva (e la condanna alle spese), la correttezza del proprio operato.
I motivi aggiunti al Tar Umbria
Nell’impugnare il decreto presidenziale i due legali Taverna e Amorosinosi concentrano l’atto sulla Relazione del Ministero dell’Interno che non avrebbe riportato le dimissioni di De Augustinis presentate prima del voto di sfiducia che avrebbero fatto scattare i 20 giorni per tentare di ricostituire una nuova maggioranza, e la (presunta) incompatibilità dei 4 consiglieri-sanitari. Su quest’ultimo aspetto i due legali rincarano la dose segnalando al Tar, con tono allusivo, la posizione di “almeno uno dei quattro consiglieri dipendenti della Asl Umbria2 e per il di lei coniuge vi sono state qualche giorno fa significative promozioni. Coincidenza…”.
Il riferimento è, ovviamente, e ancora una volta alla dottoressa Paola Santirosi (consigliera uscente di Fd’I e tra i 15 che hanno votato la sfiducia) e al marito Luigi Vecchi (dirigente medico dell’Azienda Ospedaliera di Terni), entrambi stimati nefrologi.
In loro difesa, come degli altri sanitari-consiglieri, era sceso in campo non solo Fd’I ma anche il Partito democratico con comunicati al vetriolo nei confronti dei legali che in qualche modo adombrano il sospetto che incarichi e concorsi possano essere stati inficiati da irregolarità.
Situazione che rischia di procurare allarme tra le istituzioni, come già era successo quando De Augustinis aveva più volte fatto riferimento a presunte infiltrazioni malavitose in città, trovando la smentita che il Prefetto di Perugia, sulla base di relazioni fatte dalle forze dell’ordine.
Torniamo al riferimento di Taverna e Amorosino. La Santirosi, nominata nei giorni scorsi dirigente di struttura complessa, ha partecipato, a vedere gli atti presenti sul sito istituzionale, a un pubblico concorso al quale hanno partecipato solo 2 candidati, dove la Santirosi è risultata vincitrice per i maggiori titoli e incarichi (già responsabile di struttura semplice). L’incarico inoltre è a tempo determinato (9 mesi) e comporterà probabilmente alla stessa di non potersi ripresentare alle elezioni. .
Dell’incarico al dottor Vecchi, peraltro estraneo alla politica, aveva dato comunicazione ufficiale la stessa Azienda ospedaliera di Terni con la riorganizzazione del reparto e la nomina più prestigiosa di Carlo Magarini a “responsabile facente funzione della struttura complessa di nefrologia e dialisi” e di Vecchi a “responsabile facente funzione della struttura dipartimentale di nefrologia ambulatoriale”; dove per facente funzioni si intende chi sostituisce temporaneamente il titolare di un ufficio nello svolgimento delle sue mansioni.
I legali dei tre medici, gli avvocati Giuseppe Caforio e Massimo Marcucci del foro di Perugia, sono al lavoro per presentare le memorie al Tar dell’Umbria.
“Siamo molto sereni su questo nuovo ricorso” dice al telefono il professor Caforio “per come si è già espresso il Tar non vediamo margini per una revisione della decisione già presa. Quella di De Augustinis sembra una lotta contro i mulini a vento”. Quanto alla posizione dei medici Santirosi e Vecchi l’avvocato commenta “che peraltro nessuno tra i possibili aspiranti a quegli incarichi ha sindacato queste nomine proprio per la specchiata professionalità e i titoli dei medici. Ci pare anche questa una situazione strumentale, un decadimento anche nello stile di affrontare questioni che dovrebbero rimanere solo giuridiche. Comunque con il collega avvocato Marcucci ci siamo riservati di portare in altra sede le valutazioni fatte sui sanitari affinché venga ristorato il loro onore e prestigio professionale”.
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