Su di lui pende un’accusa gravissima, quella di aver adescato su facebook, sotto mentite spoglie, un gruppo di minorenni di tutta Italia tra cui una di Perugia (grazie alla cui denuncia è scattata l’indagine) e di aver convinto diverse di loro a mostrargli delle foto che le ritraevano senza vestiti per poi minacciarle di diffondere quelle immagini se loro non si fossero mostrate nude e intente a praticare autoerotismo anche con l’uso di oggetti. Il 48enne imprenditore, originario del pesarese, era finito in carcere ad agosto; nei giorni scorsi in tribunale ad Ancona il pubblico ministero ha chiesto per lui una pena di sette anni di reclusione. La difesa ha puntato sull’assoluzione perché il fatto non sussiste per quanto concerne la pornografia minorile. Verrà giudicato il 20 maggio prossimo con rito abbreviato.
Secondo quanto ricostruito dal Pm e dagli agenti della polizia postale l’uomo avrebbe adescato le minori fingendosi una ragazza amante del loro stesso sport e le avrebbe indotte a farsi inviare le loro foto nude e filmati delle loro parti intime. Ad agosto finì in carcere in esecuzione di misura di custodia cautelare emessa dal gip di Perugia Luca Semeraro. Il reato è quello di violenza sessuale, anche se non c’è stato alcun contatto fisico, poiché si tratta del reato di pornografia minorile aggravato dal fatto che l’uomo ingannava le minori sulla sua identità.
L’indagine – 28 ragazzine in tutta Italia (di queste 5 residenti in Umbria) sono finite nella trappola tesa dall’imprenditore. L’indagine coordinata dal pm Gemma Miliani e svolta dagli agenti della Polizia Postale di Perugia, è scaturita in seguito alla denuncia di una di queste ragazzine, la più grande del gruppo delle umbre coinvolte. Il personaggio si fingeva una ragazza ventenne di Rimini e dopo aver acquisito la fiducia delle “prede” iniziava a chiedere alle ragazzine di inviargli delle foto che le ritraevano nude. Il processo per competenza è poi passato alla Procura di Ancona.
Le foto e le videochat – Le vittime hanno tutte ceduto alle richieste di immagini fotografiche e la maggior parte di loro anche alla insistente pretesa dell’uomo sotto falsa identità di avviare videochat nelle quali le minori dovevano praticare autoerotismo in alcuni casi anche con l’uso di oggetti.
La denuncia – L’unica ragazza umbra maggiore di 14 anni in un primo momento ha ceduto all’inganno, poi quando si è sentita chiedere il filmato si è preoccupata e ha raccontato tutto al padre. A dicembre del 2012 è scattata la perquisizione a casa dell’uomo. Grazie alle indagini nel frattempo la polizia postale aveva raggiunto, anche con la collaborazione di Facebook e della federazione sportiva, 28 ragazzine alcune dei quali all’epoca dei fatti di 12/13 anni. Il modus operandi dell’accusato era sempre lo stesso.
Filo conduttore lo sport – Tutte le ragazze praticavano lo stesso sport e nei loro profili avevano foto che le ritraevano nella loro attività sportiva. Iniziati i contatti il personaggio iniziava ad introdurre argomenti sessuali, le giovani, prive di esperienza venivano circuite e indotte in curiosità e così spinte ad inviare le foto di parti intime. “Se non ti fai vedere nuda in webcam diffondo le tue foto nuda”. Lui però non si mostrava mai, proprio per non svelare la sua vera identità e con la scusa di avere la webcam rotta rimaneva nell’ombra.
La collaborazione della federazione sportiva – La federazione sportiva ha fornito tutto il supporto per identificare le vittime i cui account erano contenuti nei file del computer dell’arrestato. Anche altre denunce erano state sporte nelle città delle altre ragazze ma poi il fascicolo è stato riunito allo svolgersi delle indagini. Alcune delle ragazzine erano legate tra loro da rapporto di amicizia, comprese le cinque umbre tutte compagne di sport.
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