Ai tempi dell’emergenza coronavirus con lo stop alle lezioni fisiche, le scuole dell’Umbria, come quelle di tutta Italia, hanno attivato la didattica a distanza: un modo per fornire agli alunni una parvenza di normalità e per continuare con il programma didattico pur senza interrogazioni.
Secondo le varie testimonianze arrivate a Tuttoggi.info, “nelle scuole c’è un grande clima collaborativo, con i colleghi più giovani chiamati a fare da tutor ai più anziani“.
Non mancano situazioni “umanamente toccanti”, come il giovane professore che, prima che scattasse la serrata del governo, è andato a casa di un collega “analfabeta digitale”, e ha speso quattro ore del suo tempo, per pura solidarietà, a installare sul pc del collega tutto il necessario e a insegnarli come si usa classroom. Vedendosi ricompensare, a fine pomeriggio, con un regalo.
“Un piccolo episodio – spiega il professore protagonista della vicenda a Tuttoggi.info – che rende bene l’idea di come stia andando avanti la scuola, ci sono tante iniziative di messa a disposizione del proprio tempio e delle risorse, c’è una condivisione generale dei contenuti e dei metodi. Non è raro che alcuni animatori digitali abbiano rinunciato ai propri giorni liberi per poter dare supporto a tutti i colleghi che invece hanno difficoltà con gli strumenti tecnologici“.
Uno degli esempi virtuosi regionali nella didattica a distanza, applicata anche prima che arrivasse l’emergenza, è il liceo Sesto Properzio di Assisi, istituto guidato dalla dirigente scolastica Francesca Alunni che ospita classico, linguistico, scienze umane e liceo Economico Sociale.
Ci sono due aree specifiche della scuola che si occupano di digitalizzazione e innovazione didattica. Le figure responsabili sono divise nel team per l’innovazione digitale (guidato dal professor Lorenzo Strizzi, che è l’animatore digitale, e costituito dai professori Diana Dragoni, Leonardo Speranza e Bianca Vitale) e le funzioni strumentali per l’innovazione didattica e tecnologica e il sito (i professori Federico Lanzi e Diana Dragoni).
A Tuttoggi hanno rilasciato un’intervista di gruppo per spiegare come funziona la didattica a distanza, ma anche come la scuola (professori, alunni, e genitori) abbia reagito a questa ‘novità’.
Come si configura il modello di lezioni a distanza della scuola?
Abbiamo cercato di configurare un modello che integrasse tra di loro varie possibilità di didattica a distanza, in modo tale che ciascun professore possa proporre in questa fase di emergenza un’azione consona alle proprie attitudini.
Nei giorni immediatamente successivi alla sospensione, abbiamo stabilito delle linee-guida comuni a tutti i docenti della nostra scuola: abbiamo deciso, ad esempio, che gli insegnanti svolgano le loro attività a distanza seguendo la normale scansione oraria e mantenendo un equilibrato carico di lavoro giornaliero.
La nostra scuola è avvantaggiata dal fatto che nel 2017 ha adottato la piattaforma Google Suite for Education, le cui applicazioni, già familiari a molti docenti, risultano ora particolarmente utili.
Abbiamo così individuato alcune possibili modalità, come le videolezioni in diretta o caricate online, la condivisione di dispense e materiale su spazi dedicati, l’uso di test o compiti per avere dei riscontri sul processo di apprendimento. Al di là delle questioni tecniche, il nostro obiettivo primario è quello di mantenere saldo il legame di comunità scolastica, nonostante le evidenti criticità del momento.
Questo tipo di didattica era mai stato sperimentato prima?
Il Properzio già da diversi anni ha avviato una progressiva introduzione degli strumenti digitali nella didattica. Ad esempio, alcuni docenti hanno prodotto video e altro materiale online, utilizzati poi nella modalità della Flipped Classroom (ossia “classe capovolta”: a casa si apprendono nuovi argomenti, a scuola ci si esercita su questi ultimi con la guida del professore); altri docenti hanno attivato siti legati alla propria disciplina, altri ancora hanno sperimentato nelle classi le tante applicazioni oggi disponibili.
In casi specifici è stata messa in atto la didattica a distanza, tramite videoconferenza e altri strumenti, per venire incontro alle esigenze di studenti che non potevano frequentare di persona le lezioni. Certamente una delle sperimentazioni più strutturate e organizzate, non da un singolo ma da una commissione di docenti, è quella in atto nella “classe a didattica integrata”, in cui gli studenti affiancano agli strumenti tradizionali (libri, appunti, ecc.) un Chromebook con caratteristiche specifiche impostate dalla scuola. Tuttavia, un’azione di sistema come quella attuale è per noi una novità.
Sono stati attivati dei percorsi formativi per i docenti? E quanti docenti si sono resi disponibili?
Negli ultimi anni, la nostra scuola ha attivato diversi percorsi di formazione sulla didattica digitale. Il nostro team digitale si è molto prodigato per migliorare e rendere di buon livello il pacchetto tecnologico della scuola e per fornire ai colleghi un’adeguata formazione in tale ambito.
Queste esperienze hanno chiaramente aiutato i nostri docenti a non trovarsi impreparati nel momento della chiusura delle scuole. Anche in questi giorni di emergenza, siamo riusciti a portare avanti dei corsi di formazione sul pacchetto GSuite, tenuti per dipartimenti disciplinari.
Tantissimi sono stati i momenti informali, in cui piccoli gruppi di insegnanti si sono messi d’accordo e hanno sperimentato insieme da casa i diversi strumenti a disposizione. Con un forte spirito di collaborazione, quasi tutti i professori hanno cercato di acquisire le funzionalità tecniche di base necessarie quando il 9 Marzo abbiamo iniziato le attività a distanza con i ragazzi.
Come hanno reagito gli studenti e le famiglie?
In questa situazione di criticità, risulta certamente difficile capire a livello globale quale possa essere stata la reazione. Tuttavia i nostri studenti hanno mostrato – in linea generale – senso di consapevolezza e collaborazione e stanno partecipando responsabilmente alle attività a distanza. Il feedback sulle lezioni online è positivo e le famiglie sembrano apprezzare molto il fatto che i docenti cerchino, nel limite del possibile, di dare momenti di serenità ai propri figli.
Alcuni genitori hanno pubblicamente ringraziato l’impegno della Dirigenza e di tutti gli insegnanti profuso in questa prima settimana di sospensione delle attività didattiche. I docenti a loro volta, consapevoli della straordinarietà del momento, continuano a confrontarsi tra loro e con la Dirigente, sia per fare il punto della situazione sia per migliorare sempre più il servizio offerto agli alunni e alle famiglie.
Quali (eventuali) difficoltà sono state riscontrate nella didattica a distanza?
Ovviamente, quando si utilizzano modalità diverse dal consueto, le problematicità non mancano e sono a vari livelli. Alcune criticità sono di tipo tecnico, come la lentezza nelle connessioni internet o il rallentamento dei sistemi per il sovraccarico delle richieste.
Ci sono poi difficoltà da parte di alcuni ragazzi a sfruttare le potenzialità del digitale, così come non è semplice assicurarsi che gli studenti meno motivati partecipino alle lezioni. Mano a mano che passano i giorni emergono questioni non irrilevanti, come ad esempio la forte incertezza su come effettuare le prove di valutazione, il giusto limite di esposizione a video a cui sottoporre i nostri ragazzi o il numero a volte non sufficiente di dispositivi nelle famiglie numerose o con difficoltà economica.
Sono tuttavia criticità che erano da mettere in conto, anche considerando il fatto che la scuola, nel giro di pochi giorni, si è trovata nella necessità di cambiare quasi radicalmente le sue modalità d’azione. I docenti della scuola hanno chiaramente bisogno di sperimentare e tarare le proprie azioni. Quello che possiamo dire è che il confronto su questi problemi è continuo e molto costruttivo.
Potete farci esempi pratici di attività proposte?
L’attività che la maggior parte dei docenti sta realizzando è quella della lezione in videoconferenza, tramite l’applicativo Google Meet. Altri insegnanti preferiscono invece mettere in condivisione video preparati personalmente o reperibili in rete. Dispense, test online e altro materiale sono generalmente caricati nella piattaforma didattica Google Classroom che permette di creare delle classi virtuali.
In generale, è interessante vedere il fermento che c’è nel corpo docente della scuola; gli insegnanti digitalmente meno esperti si stanno dando un gran da fare per imparare ad utilizzare queste nuove modalità. Quelli con maggiore formazione lavorano invece molto per aiutare colleghi e studenti nella risoluzione dei problemi o per proporre nuovi strumenti di supporto.
Accanto all’aspetto didattico, la dirigenza e i docenti stanno studiando modalità di intervento sulla dimensione emotiva e sociale degli alunni con produzioni di video, messaggi, comunicati o quant’altro per far emergere il valore umano dell’intera comunità scolastica.
Detto ciò, nessuna didattica a distanza può sostituire il contatto e la relazione empatica che si crea nelle lezioni in classe, fatta di sguardi e gesti. In verità non vediamo l’ora che questa situazione si allenti e si possa finalmente tornare ad una normale vita scolastica.