Schiacciato dal trattore, operaio vivo per miracolo / A processo il suo capo - Tuttoggi.info

Schiacciato dal trattore, operaio vivo per miracolo / A processo il suo capo

Jacopo Brugalossi

Schiacciato dal trattore, operaio vivo per miracolo / A processo il suo capo

L'accusa è di lesioni colpose aggravate / Secondo i testi oggi in aula il mezzo non era a norma
Mer, 18/06/2014 - 23:38

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Si era ribaltato col trattore lungo sul rettilineo della zona industriale di Santo Chiodo rimanendo incastrato sotto il mezzo e riportando gravissime lesioni, che lo costrinsero a ben 40 giorni di ricovero in ospedale in condizioni quasi disperate. Ora, a distanza di quasi 5 anni da quel giorno, il muratore 50enne di origini marocchine vittima dell’incidente si è ristabilito ed ha intentato una causa al titolare della ditta per cui lavorava, uno spoletino di 46 anni, finito alla sbarra con l’accusa di lesioni personali colpose aggravate dall’inosservanza delle norme preposte alla prevenzione degli infortuni sul lavoro.

I fatti – L’incidente avvenne il 18 dicembre del 2008. L’operario – stando al racconto reso oggi in aula – stava riportando il trattore con una cisterna d’acqua a rimorchio da un cantiere a San Nicolò verso il capannone dove ogni sera veniva riposto, a Collerisana. Improvvisamente il mezzo avrebbe cominciato a piegare a destra, senza alcuna possibilità per lui di riportare il volante nella giusta direzione. Il mezzo finì con tutto il rimorchio dentro un canale di scolo, schiacciando in parte il poveretto alla guida. Che oggi in aula ha dichiarato di aver guidato quel mezzo altre 3 o 4 volte prima di quel giorno, riscontrando in tutte le occasioni un volante piuttosto duro e, soprattutto, la totale assenza di dispositivi di sicurezza.

Mezzo non a norma – Un aspetto, quest’ultimo, confermato anche dai testi escussi dopo di lui, due dipendenti Asl (uno di Spoleto, l’altro di Perugia) con la mansione di tecnici della prevenzione. Entrambi hanno sottolineato come il trattore fosse sprovvisto dei dispositivi di sicurezza previsti obbligatoriamente dalla legge: la cintura di sicurezza, un telaio antiribaltamento e la protezione della cinghia di distribuzione. Dispositivi che se invece fossero stati presenti – questo, almeno, è quanto hanno raccontato i testi – avrebbero certamente limitato le conseguenze per il guidatore.

Nuova udienza – Prima di arrivare alla discussione del processo e, quindi, alla sentenza, il giudice Francesco Salerno ha fissato una nuova udienza per il prossimo 17 dicembre in cui verranno escussi l’ultimo teste del Pubblico Ministero (la dottoressa Cherubini), un Carabiniere che effettuò i rilievi sul luogo dell’incidente, e quelli citati dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Viviana Minghelli del foro di Roma e Michele Faustini del foro di Spoleto.

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