“Siamo rammaricati per l’accaduto e per il comportamento della compagnia, ma la responsabilità del rimborso dei biglietti non riguarda mai, in nessun caso, l’aeroporto”. L’appello dei 60 viaggiatori umbri che hanno comprato i biglietti messi in vendita da Aliblue Malta cade dunque nel vuoto. Sase, in maniera ‘informale’, spiega infatti che “nessuno immaginerebbe di chiedere all’aeroporto di Fiumcino un rimborso biglietti per voli cancellati da Air France o Lufthansa”.
La vicenda era stata riportata nei giorni scorsi da Tuttoggi.info, contattato da circa una quarantina dei sessanta viaggiatori ‘scornati’. Obiettivo, capire se fosse possibile in qualche modo ottenere i circa 20.000 euro di biglietti spesi complessivamente, senza mai aver effettuato un viaggio.
Come noto, infatti, dopo aver aperto le prevendite, pochi giorni prima dell’avvio dei voli, Aliblue Malta ha comunicato che le sarebbe stato impossibile operare le partenze programmate e che – di conseguenza – le prenotazioni erano da considerare annullate. La società maltese, secondo le ricerche dell’avvocato messo a disposizione da Sase, “sarebbe risultata sostanzialmente insolvibile”, ma alla class action contro la compagnia i 40 viaggiatori mancati avevano preferito battere cassa direttamente a Sase, considerandola ‘oggettivamente responsabile’ visto che fu proprio la società di gestione dello scalo a presentare AliBlue Malta, “fungendo, dunque, da intermediario e garante nei confronti dei cittadini”. Sarebbe poi stata Sase, sempre secondo gli acquirenti, a doversi rivalere contro la compagnia maltese.
Ma allora come oggi, Sase risponde picche. “Come previsto dal codice civile italiano e dalle varie convenzioni internazionali, su tutte quella di Varsavia che si rifà alla Carta dei diritti dei passeggeri, la responsabilità del biglietto rimane esclusivamente alle compagnie o agli intermediari, come tour operator e agenzie viaggi. Non esiste alcun caso al mondo in cui l’aeroporto si sia sostituito alla compagnia per rimborsi di questo genere. Sarebbe un’azione che violerebbe leggi e norme che regolano il settore aereo”, spiegano dalla società di gestione del San Francesco di Assisi.
Sempre Sase ricorda di aver fatto tutto quanto in suo potere per aiutare i viaggiatori: “Abbiamo fornito le necessarie assistenze, telefonica prima e legale poi. Ovviamente siamo rammaricati per il comportamento della compagnia, ma nessuno poteva immaginarsi quanto successo. Ci auguriamo che la compagnia possa rispondere al più presto alle richieste dei viaggiatori, rifondendo loro quanto dovuto: anche potessimo e volessimo, sarebbe un’azione impropria ripagare i biglietti dei viaggiatori, un disservizio che non ha effettuato direttamente l’aeroporto”.
Ai posteri, dunque, l’ardua sentenza sulla vicenda. Di fatto c’è che, a fronte di tre presentazioni in pompa magna in meno di un anno, tre sono stati i “giri a vuoto”. Prima di quella di ‘affidarsi’ ad Aliblue Malta, Sase aveva infatti presentato la compagnia rumena Cobrex Trans, che avrebbe dovuto volare verso Bucarest, Trapani e Cagliari, ma anche, nell’estate 2018, a Barcellona e Brindisi e che aveva poi cancellato i voli improvvisamente e senza preavviso.
E ancora prima, ad agosto 2017, a “dare buca” era stata la maltese Fly Volare, 9 rotte, un aereo di base a Perugia e 500mila euro di “avviamento” offerti dall’ente di gestione aeroportuale SASE. Anche in quel caso, Sase e la compagnia avevano annunciato per settembre 2017 ben 9 nuove rotte da Perugia per vari scali europei. Peccato che, si scoprì nel giro di poche ore, la compagnia di volo non avesse due certificazioni basilari come il Coa e la Licenza di servizio di trasporto aereo.
Un momento indubbiamente difficile per lo scalo umbro, di cui stanno certamente pagando le conseguenze – oltre all’immagine e all’economia del territorio – anche 60 (mancati) viaggiatori che nulla hanno a che con le scelte del gestore dell’aeroporto.