In Aula il Pd chiede chiarezza sui conti, Coletto quantifica il disavanzo di ciascuna Azienda, imputandolo ai mancati fondi nazionali
In attesa di verificare se sarà ancora l’assessore Luca Coletto a guidarla o il testimone passerà a Fratelli d’Italia, la sanità umbra è alle prese con i conti in rosso. Uno squilibrio complessivo, sommando i bilanci delle varie Aziende, che il Ministero della Sanità avrebbe quantificato in 200 milioni di euro.
Il Pd attacca la Regione:
“Sanità al collasso”
Pandemia e non solo, le domande del Pd e dei sindacati
Una situazione forse in parte ereditata – così dice il centrodestra, cosa smentita invece dal centrosinistra, anche sulla base delle relazioni del Ministero Economia e Finanza – ma con il buco che sarebbe diventato voragine nella gestione della pandemia. Su cui ha chiesto lumi in aula il consigliere del Pd, Michele Bettarelli. Che ha ricordato le spese ingenti per la gestione dei pazienti e per la campagna vaccinale, in parte
‘ammortizzate’ dalla mancata effettuazione di prestazioni ambulatoriali e chirurgiche non urgenti. “Si sono registrati allarmi e appelli continui – ha sottolineato l’esponente dem – da parte dei sindacati dei medici, degli infermieri, delle associazioni del Terzo Settore e delle RSA, oltre che il consolidamento di una tendenza già in corso che vede una fuga dei medici del nostro sistema pubblico”.
Tanto che Cgil e Uil hanno invocato una Consiglio regionale straordinario su questo tema. Ma occorre chiarire la situazione finanziaria reale, anche alla luce dei carteggi con cui il direttore regionale della Sanità, Massimo D’angelo, chiedeva ai direttori di Asl e Aziende Ospedaliere di soprassedere ad ogni misura assunzionale, compreso il turn over, in attesa delle azioni di rientro dallo sforamento (monitoraggio a giugno 2022).
Secondo l’Agenzia Italiana per il farmaco, la Regione Umbria è la seconda regione in Italia per lo scostamento più alto rispetto al tetto consentito di + 19,61 per cento. Lo sforamento riguarderebbe soprattutto gli acquisti diretti, con un aumento del 12,8 per cento nel periodo da gennaio ad aprile.
Coletto: problema nazionale
Per Coletto, il problema non riguarda solo l’Umbria, ma il sistema sanitario nazionale. L’assessore ha risposto che “il 2022 ha mostrato subito problematiche di sostenibilità nazionale dei servizi sanitari. Il livello di finanziamento nazionale non ha permesso di coprire i costi legati alla pandemia e alla crescita dei costi energetici. La pandemia è ufficialmente finita, ma i malati Covid continuano a richiedere cure e ricoveri. La mancanza di sostegno per questa fase di epidemia (ad oggi ci sono 200 ricoverati) ha generato problemi finanziari e di gestione dei servizi offerti ai cittadini.
Da qui il “significativo scostamento prospettato tra risorse previste e costi effettivi. “Non è stata ancora sancita l’intesa sul riparto 2022 – ha ricorda Coletto – che doveva essere firmata a febbraio. Mancano 5 miliardi di euro a livello nazionale”.
Il disavanzo delle Aziende sanitarie
“Sulla base degli ultimi dati ufficiali sul terzo trimestre – ha confermato l’assessore – il potenziale disavanzo ammonta a circa 200 milioni. Le aziende territoriali si trovano in difficoltà e rappresentano il 70% del disavanzo. L’Asl 1 ha un disavanzo di 80 milioni; l’Asl 2 ha un disavanzo di oltre 60 milioni;
l’Azienda ospedaliera di Perugia ha un disavanzo di circa 40 milioni; l’Azienda ospedaliera di Terni ha un disavanzo di oltre 20 milioni. Ma questi dati – ha aggiunto -non sono definitivi, lo saranno quelli del quarto trimestre 2022 e del bilancio di esercizio con le relative partite di chiusura. Aspettiamo diventi definitivo il riparto nazionale e che la legge finanziaria – ha concluso Coletto – stanzi risorse adeguate a coprire lo squilibrio che si è creato in tutte le Regioni”.
La stabilizzazione del personale Covid
Il Pd ha poi posto il tema della stabilizzazione del personale sanitario che ha prestato servizio durante l’emergenza Covid. Si tratta di 350 contratti che il 31 dicembre andranno in scadenza. Il timore è che, appunto, alla luce delle difficoltà finanziarie queste professionalità, che pure servono ancora alla sanità umbra, non verranno mantenute.
Anche in questo caso l’assessore Coletto ha risposto che la questione del personale, “molto importante”, riguarda tutta l’Italia, “in considerazione del fatto della mancata programmazione almeno negli ultimi dieci anni, sia per quanto riguarda i medici che le strutture del territorio dove entro il 2026 ci
dovrà essere il personale necessario e sufficiente, pena il fallimento del Pnrr”. Si sarebbero cioè costruiti bei recipienti, ma al loro interno manca il personale.
Per quanto attiene alle stabilizzazioni effettuate dal 2020 ad oggi sono un totale di 603, 394 nel 2020, 124 nel 2021, 85 nel 2022. Le Aziende ospedaliere e le Asl ha informato Coletto – hanno emesso una circolare con la quale viene chiesto alle Aziende di verificare i requisiti dei candidati che possono essere stabilizzati, in relazione alle domande ricevute. “Ove necessario – ha detto l’assessore – sarà formulata un’apposita graduatoria utilizzando i criteri previsti. Alla luce degli esiti delle manifestazioni di interesse, le Aziende nell’ambito del 2023 procederanno ad effettuare le stabilizzazioni secondo la propria capacità di assorbimento in coerenza con i redigenti piani triennali del fabbisogno del personale e nei limiti della spesa consentita”.
Intanto proroga fino a marzo
“È comunque in animo di questa amministrazione – ha aggiunto – prevedere una proroga per i lavoratori fino a marzo per completare la valutazioni legate alle richieste, per le verifiche
dei pensionamenti in itinere nel prossimo anno e per soddisfare i fabbisogni delle Aziende ospedaliere e territoriali anche in previsione di quanto previsto nel Pnrr alla luce della carenza del personale emersa in questi anni”.