L'Amministrazione comunale di Spoleto, in questi giorni di grande mobilitazione del mondo della scuola, non nasconde le sue preoccupazioni circa le conseguenze della riforma avanzata dal Ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini. L'assessore alla scuola, formazione e lavoro Patrizia Cristofori spiega quali potrebbero essere le conseguenze della riforma anche nel territorio comunale.
“Il rischio che questa riforma comporta per la scuola pubblica è molto alto. La riduzione del tempo pieno, le 24 ore settimanali che comporterebbero solo 4 ore al giorno di insegnamento avrebbero conseguenze drammatiche se diventassero realtà. La situazione della scuola in Italia si aggraverà molto se il decreto Gelmini sarà approvato. L'impatto della riforma sulla qualità dell'educazione, sulla possibilità di sviluppare il concetto di multiculturalità nelle scuole sarà fortemente negativo”.Il rischio per le famiglie, spiega la Cristofori, è di doversi arrangiare da sole, di non vedere più garantiti i servizi e gli orari che ancora oggi permettono ai bambini e ai ragazzi di poter seguire un iter educativo e scolastico adeguato:”Il rischio di riduzione dell'orario per le scuole materne e l'introduzione del principio dell'unico insegnante nella scuola primaria devono essere assolutamente scongiurati. Ovviamente la mia preoccupazione nasce anche dalla constatazione delle difficoltà che a causa di questi cambiamenti incontrerà il nostro territorio. Nel Comune di Spoleto, escluso l'Istituto Alberghiero, tutte le scuole superiori sono sotto la soglia dei 500 alunni e la situazione è addirittura più grave se prendiamo come riferimento la scuola primaria, specialmente nelle frazioni dove, se dovesse essere applicato il decreto del Ministro Gelmini, molte sarebbero costrette a chiudere”. “Nessuno nega la necessità di una riforma della scuola in grado di affrontare le problematiche vere – ha tenuto a sottolineare la Cristofori – ma questa che viene proposta non può in alcun modo essere considerata tale perchè non si basa assolutamente su valutazioni didattiche, ma prende in considerazione solamente aspetti contabili, prospettando una riduzione senza precedenti della qualità e della quantità dei servizi, oltre che del numero di insegnanti e personale parascolastico impiegato oggi nella scuola italiana”.
