di Valentina Ballarani
L'unità sindacale si è rotta e anche la manifestazione dei lavoratori del pubblico impiego di stamattina, che ha visto l'adesione di tutta l'Italia centrale ed anche nell'area vasta, ha di nuovo messo in evidenza la rottura fra Cgil, Cisl e Uil.
“Stamattina a Perugia circa 1000/1500 lavoratori – spiegano dalla Cgil Umbria – hanno preso parte al corteo. La situazione si è un po' complicata per l'improvvisa disdetta della Uil, che fino a poco prima aveva confermato la sua adesione alla manifestazione. Si era deciso così, anche se aveva firmato l'accordo con Brunetta, aveva comunque deciso per questa unione con la Cgil. Alla fine hanno organizzato autonomamente una manifestazione in un centro congressi di Perugia. Si è dunque determinata un'ulteriore spaccatura. Ci fa piacere che ci sia stata – concludono dal sindacato – una buona rappresentanza di lavoratori privati. Folta la delegazione della Perugina, ma anche del mondo della scuola. In generale la partecipazione alla manifestazione è stata importante. Un dato per tutti: per gli uffici dell'Inps si è registrata un'adesione che va oltre l'80%”.
Nel territorio dell'area vasta, inoltre, hanno aderito allo sciopero indetto dalla Cgil anche numerosi dipendenti dell'Asl 3, sia a Foligno che a Spoleto che in Valnerina.
Ma da dove è nato lo sciopero di oggi che ha visto la partecipazione di tutto il centro Italia? E' Carlo Podda, segretario Generale FP CGIL, in un'intervista di venerdì scorso (che si può trovare sul sito della CGIL) a spiegarlo. “Come ci aspettavamo, ma non ci auguravamo l'incontro a Palazzo Chigi con le organizzazioni confederali di categoria di Cisl e Uil si è concluso con la loro sottoscrizione (apponendo la loro firma) ad un protocollo d'intesa con il governo che è l'esatta e fedele riproduzione del precedente protocollo con l'aggiunta di qualche avverbio e di qualche virgola, che non cambia la sostanza. Voglio ricordare -ha continuato Podda – i suoi punti principali, negativi per noi, motivi per cui non lo abbiamo sottoscritto: • 40 euro di aumento reale, netti in busta paga rappresentano meno della metà dell'inflazione reale; • Non offre nessuna garanzia della restituzione del 10% sottratto alla contrattazione integrativa dei comparti delle autonomie locali della sanità. Non vi è alcuna modifica né della legge 133 né della finanziaria attualmente in discussione; • Per quanto riguarda le funzioni centrali, affida a giugno e dicembre due trance delle eventuali restituzioni delle somme relative al 10% che tuttavia non saranno date alle stesse persone alle quali a gennaio saranno sottratti. Infatti quando queste risorse saranno restituite dovranno essere date con nuovi e più selettivi criteri di quelli con i quali finora sono stati dati.
Unica certezza è che a gennaio queste risorse saranno tolte così come (facendo riferimento sempre ai lavoratori e alle lavoratrici delle funzioni centrali) è chiaro che, sulle somme che provengono dalle così dette leggi speciali, che rappresentano gran parte di questo taglio, 530 di 730 milioni di taglio, non vi è alcuna certezza sulla loro effettiva restituzione. Abbiamo inoltre richiesto – ha concluso Podda – l'impegno per quanto riguarda la soluzione dei 57mila lavoratori precari che verranno licenziati nel mese di luglio. Ci è stato risposto che questo tema, oggi, non può essere affrontato”.