Provinciali, unanimità: scaricare la Valle Sud | Mappa e voti di eletti e non - Tuttoggi.info

Provinciali, unanimità: scaricare la Valle Sud | Mappa e voti di eletti e non

Carlo Ceraso

Provinciali, unanimità: scaricare la Valle Sud | Mappa e voti di eletti e non

Foligno e Spoleto non entrano in Consiglio | Mariani si dimette da capogruppo | Pd: tutti gli uomini e le donne di Bocci | Emili superstar | Cdx sfiora pareggio puntando su Perugia e Castello
Mer, 06/02/2019 - 09:45

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Almeno su una cosa centro sinistra e centro destra sono d’accordo: scaricare Foligno e Spoleto, rispettivamente seconda e terza città della Provincia di Perugia (ma anche 3a e 4a della Regione), che indubbiamente non meritavano un rappresentante nel neoeletto Consiglio provinciale del presidente Luciano Bacchetta.

Verrebbe da dire che neanche l’intera Valle sud umbra, con i suoi 22 comuni, lo meriterebbe, se non fosse che almeno il centrodestra ha ‘piazzato’ l’azzurro Jacopo Barbarito consigliere a Giano dell’Umbria (3.800 anime). Scorrendo le preferenze e i rispettivi voti ponderati si intuisce chiaramente che i giochi sono stati fatti a tavolino, nelle segrete stanze dei rispettivi schieramenti. Chi convogliando voti su  amministratori di comuni più piccoli, dove indubbiamente gravitano i fedelissimi, come ha fatto il piddì; chi, come Lega e Forza Italia, spingendo su politici di città più blasonate.

Il day after della tornata domenicale disegna così idealmente una cartina geografica con al centro-sud un “buco”, un vuoto di rappresentanza politico-amministrativa senza precedenti. Le cui conseguenze sono tutte ancora da decifrare. Anche se qualche terremoto lo hanno già prodotto.

Foligno e Spoleto out

Come nella città della Quintana, dove la capogruppo dem Seriana Mariani, finita seconda dei non eletti, ieri pomeriggio (5 febbraio) ha presentato le dimissioni dalla carica. Eppure i voti della sola coalizione folignate sarebbero bastati per assicurarle uno scranno. Ne sarebbe bastato 1 solo in più dei 17 voti presi, per agguantare lo scranno. Una sconfitta che suona ancor più amara se si pensa che fino a tre mesi fa proprio il sindaco di Foligno Nando Mismetti ha retto le redini anche dell’ente di piazza Italia. Nessuna sponda dai colleghi di minoranza che, privi di un candidato folignate, hanno comunque preferito dirottare le proprie preferenze altrove. Non è da escludere che lo sgambetto alla Mariani possa avere ripercussioni sulle imminenti elezioni amministrative per le quali il centrodestra ha intanto presentato un suo candidato, Marco Fusaro (FdI), mentre il centrosinistra punterebbe a chiedere all’assessore regionale alla sanità Luca Barberini di sacrificarsi (ancora una volta) per la causa. Per non parlare delle regionali 2020, vero, ambito traguardo di tutti gli schieramenti.  

Una copia, pressoché identica, dell’esito elettorale folignate, si è verificata in quel di Spoleto, che da  qualche anno ha perso ogni rappresentanza negli enti sovraordinati (in Regione da più di un trentennio). Anche qui il centrodestra aveva lasciato campo libero senza individuare un candidato ‘degno’ di correre per piazza Italia. La segreteria regionale e provinciale dem, dopo aver tentato l’approccio con la civica Maria Elena Bececco (liberale), aveva dovuto digerire il ‘niet’ del piddi festivaliero che proponeva Marco Trippetti, il medico che lo scorso anno aveva fatto un passo indietro per la candidatura a sindaco di un’altra civica Camilla Laureti (di centrosinistra).

Alla fine sono mancati proprio i voti delle liste collegate alla Bececco, seppure avessero garantito che, solo dopo la pubblicazione delle liste, la decisione sarebbe ricaduta sul “candidato più idoneo a tutelare gli interessi di Spoleto”.  Anche il centrodestra locale ha preferito aiutare altri candidati, incluso il dem Gino Emili, anche se sarebbero comunque entrati due voti della maggioranza a guida leghista: fonti qualificate, a microfoni spenti, indicano il sostegno a Trippetti dello stesso sindaco De Augustinis, pressoché solo, tra Giunta e Consiglio comunale, nel cercare di unire la città nelle sfide più importanti.

La mappa

La lista “Provincia libera” con il 42,9% ha indubbiamente ottenuto un ottimo risultato, quasi pareggiando i conti con gli avversari di “Provincia democratica civica riformista” (57,1%). Un risultato che deve tener conto anche della mancata partecipazione del M5S, critico sulla riforma Del Rio che, togliendo la rappresentatività diretta (il voto dei cittadini), ha assegnato l’elezione dei Consigli provinciali a  sindaci e consiglieri comunali.  Ma torniamo a Perugia.

Il Presidente Bacchetta può quindi contare su 7 consiglieri di maggioranza contro i 5 di opposizione. Star della tornata il socialista Roberto Bertini con ben 66 preferenze pari a 8.588 voti ponderati: convogliando su di lui tutti i propri rappresentanti, il garofano ha dimostrato di essere vivo e in buona salute. Sel strappa un seggio con l’eugubino Ceccarelli. Gli altri 5 sono tutti fedelissimi del segretario regionale Giampiero Bocci, vero artefice della strategia messa in campo dal piddì che non ha lasciato spazio alla corrente di minoranza: non si spiegherebbe altrimenti la nomina di politici provenienti da comuni minori come Passignano sul Trasimeno (5.500 abitanti), Cascia (3.581) e, dulcis in fundo, Monte Santa Maria Tiberina (1.156). A rappresentare il capoluogo sarà la perugina Erika Borghesi, finita comunque terza con 18 preferenze (5.596 voti ponderati). Un risultato che potrebbe anche non bastarle per ottenere il placet per la terza ricandidatura al Comune.

Tutt’altra strategia quella adottata dal centrodestra che ha puntato in primis sui tifernati Rigucci e Lignani Marchesani  (insieme hanno ottenuto più di 13mila voti ponderati) e, solo in seconda battuta, sui perugini Sorcini e Luciani, finiti per di più alle spalle del gianese Barbarito.

La città più rappresentata in consiglio sarà Città di Castello (Bacchetta, Rigucci e Lignani Marchesani) ex aequo con Perugia (Borghesi, Sorcini e Luciani). Quota rosa in discesa con solo 3 elette su 12 membri del consiglio (25%).

Eletti e non

Di seguito il risultato di tutti i candidati con i Comuni di provenienza, preferenze e voti ponderati. Come si ricorderà i Comuni sono stati divisi in base alla popolazione: fino a 3mila abitanti, da 3mila a 5 mila, da 5mila a 10mila, da 10mila a 30mila, da 30mila a 100mila, da 100mila a 250mila. Per fare un esempio, il voto di un consigliere di Foligno valeva 250 voti ponderati.

Eletti lista “Provincia democratica civica riformista” – centrosinistra: Roberto Bertini (Marsciano, 66 preferenze per 8.588 voti ponderati), Sandro Pasquali (Passignano sul Trasimeno, 59, 6.451), Erika Borghesi (Perugia, 18, 5.596), Letizia Michelini (Monte Santa Maria Tiberina, 47, 4.625), Stefano Ceccarelli (Gubbio, 20, 3.333), Gino Emili (Cascia, 47, 2.963), Federico Masciolini (Assisi, 19, 2.925). Non eletti: Pierpaolo Gubbiotti (Massa Martana, 38, 2.891), Seriana Mariani (Foligno, 17, 2.833), Tiziana Chiodi (Deruta, 19, 2.283), Marco Trippetti (Spoleto, 11, 1.902), Rosanna Zaroli (Spello, 5, 395).

Eletti lista “Provincia libera” – centrodestra:  Marcello Rigucci (Città di Castello, 39 preferenze per 7.707 voti ponderati), Andrea Lignani Marchesani (Città di Castello, 36, 5.502), Jacopo Barbarito (Giano, 49, 4.842), Piero Sorcini (Perugia, 17, 4.244), Claudia Luciani (Perugia, 7, 4.083). Non eletti: Ivano Bocchini (Assisi, 11, 2.751), Francesco Gagliardi (Gubbio, 8, 2.457), Fabrizio Gareggia (Cannara, 18, 1.381), Chiara Scardazza (Corciano, 5, 220), Giada Tenca (Fratta Todina, 1, 18), Debora Bassetti (Scheggino, 0), Serena Massimi (Gualdo Cattaneo, 0).

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