Impieghi vivi -4,5%, maggiore in provincia di Perugia: le tentazioni di rivolgersi alla criminalità organizzata sono minori
Ad aprile, rispetto allo stesso mese di un anno fa, le imprese umbre hanno ricevuto 416 milioni di prestiti in meno, al netto delle sofferenze e dei pronto contro termine. Un calo del 4,5% su base annua che è praticamente in linea con la media nazionale. Ben lontana della flessione che si registra nel Triveneto, superiore al 10%.
Un fenomeno che pone il Triveneto a rischio infiltrazioni mafiose, come evidenziato nell’indagine condotta dalla Cgia di Mestre, che incrocia i dati degli impieghi vivi alle imprese con i cosiddetti reati spia sulla criminalità organizzata. Lo studio effettuato dalla Banca d’Italia a fine 2021 posizionava l’Umbria tra le regioni con il più basso rischio di infiltrazioni mafiose, nonostante alcune inchieste abbiano mostrato la presenza di organizzazioni criminali, soprattutto in alcuni settori economici come l’edilizia e la distribuzione.
Fenomeni che possono essere favoriti dalla stretta al credito alle imprese, che possono portare a rivolgersi alla criminalità organizzata, che in questo modo finisce per controllare le aziende indebitate. A livello provinciale, la stretta del credito è un po’ più alta nel Perugino, dove ad aprile rispetto allo stesso anno segna-5%. Nel Ternano, invece, i minori impieghi vivi alle imprese sono stati del 2,2%.