Carlo Ceraso
Potrebbe esserci un piano alternativo per rimpinguare le magre casse della Spoleto Credito e Servizi, holding della Banca Popolare di Spoleto. Un progetto diverso da quello prospettato giorni fa all’assemblea dei soci dal presidentissimo Giovannino Antonini che conta di fare 11.000 nuovi soci nel giro di 2, massimo 3 anni. Una manovra che vale sulla carta, euro più, euro meno, qualcosa come 20milioni. Sulla carta, visto che alcuni analisti hanno mostrato un certo scetticismo per il raggiungimento del traguardo annunciato. Una alternativa però sembra intravedersi all’orizzonte e potrebbe arrivare dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, l’istituto presieduto dal presidente Dario Pompili, forte di un patrimonio che vanta, di sola liquidità, circa 57 milioni di euro. Una notizia che è trapelata in città negli ultimi giorni, ma che in queste ore trova le prime conferme, seppur non ancora ufficiali.
L'idea della Fondazione – Dunque l’istituto potrebbe anche correre in soccorso dei ‘vicini’ di casa (Fondazione CaRiSpo si affaccia sulla stessa piazza di Scs-Bps) e la questione, a quanto ha potuto apprendere Tuttoggi.info, sarebbe stata già discussa la scorsa settimana. Impossibile conoscere la cifra che il cda sarebbe disposto ad investire, anche se i primi rumors parlano di una somma che si aggirerebbe intorno a quota 25milioni. Ma ad una condizione, fa sapere uno dei soci di nomina assembleare che ha seguito le ultime vicende: “il nostro istituto non può avere come interlocutore l’attuale vertice Scs”. Un messaggio forte e chiaro all’indirizzo di Antonini e del fedelissimo vicepresidente Danilo Solfaroli, specie dopo che il primo, nel bel mezzo della recente assemblea Scs, ad un socio che elogiava i risultati della Cassa di Risparmio di Spoleto, aveva replicato: “ce vole coraggio a parlare della Cassa come ad un esempio, visto che tra qualche tempo staccheranno anche le insegne”. Una frase che non è piaciuta affatto neanche ai vertici di Intesa San Paolo che controlla CaRiSpo. E che ora rischia di trasformarsi in un boomerang per lo stesso Antonini, se venisse confermato che proprio i ‘cugini’ della Carispo, ovvero i vertici della Fondazione, potrebbero correre in soccorso della Scs. Impossibile al momento avere conferme ufficiali. Così Dario Pompili al telefono con TO®: “non commento in alcun modo questa notizia che lei mi riferisce – dice con voce gentile ma ferma il presidente -, possiamo parlarle delle nostre attività, se vuole del prossimo Premio Spoleto, ma non di questo”. Di più non dice il presidente che, con la sua prudente ed efficace gestione, ha incrementato la cassaforte della Fondazione. Bisognerà comunque attendere le prossime settimane per saperne di più, specie alla luce delle grandi manovre condotte in questi ultimi mesi dal presidente di Intesa San Paolo, Corrado Passera, alle prese con la ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro.
La cura Tuccari – intanto in Bps il neo direttore generale Francesco Tuccari sembra già avere le idee chiare circa la ristrutturazione dell’istituto. A partire proprio dalla direzione generale, dove ha individuato una sessantina di dipendenti di troppo, destinati così a prendere servizio nelle filiali ed agenzie. 35 dei quali, a detta di alcuni sindacalisti, dovrebbero abbandonare piazza Pianciani già prima di agosto prossimo, gli altri 25 (inclusi 2 pensionamenti) entro la fine del 2011. L’invio di impiegati e funzionari nella ‘rete’ Bps potrebbe comportare inevitabilmente anche il mancato rinnovo del contratto ad alcuni dipendenti a tempo determinato.
Nuovo scivolone – la ferita inferta a febbraio scorso dalla Vigilanza ad Antonini, che aveva chiesto le dimissioni di quest'ultimo da presidente Bps (ottenute solo dopo un lungo braccio di ferro), non sembra essersi affatto rimarginata. Non è bastato neanche il blitz che ha visto Antonini, all’indomani delle dimissioni, balzare alla guida della Scs ai danni dell'ormai ex presidente Fausto Protasi. Ne è prova lo stesso atteggiamento del neopresidente che si mostra, in assemblea, come nelle occasioni pubbliche, sempre più sicuro di sé. Tanto da lanciare nuovi strali all’indirizzo della Vigilanza e persino dello stesso governatore Mario Draghi. In una recente cena di gala Antonini, avvicinatosi ad un tavolo di imprenditori locali, non ha mancato di parlare della recente vicenda di Bankit: “ho documenti nel mio cassetto che se li tiro fuori non lo mandano più in Europa” ha detto riferendosi a Draghi, il Governatore in pectore della Bce la cui nomina dovrebbe avvenire il prossimo 24 giugno a Bruxelles in occasione del summit dell’Unione Europea. Una frase confermata a TO® da tre ospiti di quel tavolo – così come altri apprezzamenti ben poco carini rivolti nei confronti degli ispettori che nel 2010 avevano ispezionato la Banca di piazza Pianciani – che si sono detti alquanto imbarazzati per la 'sparata'. Frasi che sarebbero già arrivate all’orecchio di Palazzo Koch e che rischiano di creare ulteriore imbarazzo nei nuovi vertici Bps.
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