Nella vicenda di Umbria mobilità si intrecciano molti dei problemi che dovrebbero animare il dibattito publico, specie nel corso di una campagna elettorale destinata a modificare in profondità gli assetti politici del Paese, e che invece rischiano in rimanere in secondo piano, dietro il teatrino
dei talk-show televisivi e dei finti duelli tra Santoro e Berlusconi.
Innanzitutto il tema del lavoro e dei lavoratori, e del ruolo delle loro rappresentanze sindacali. Ancora una volta un nutrito gruppo di lavoratori (circa 1500) rischia di vedere compromesso il proprio futuro dagli errori del management e dalle ambiguità del sistema politico: siamo ormai al rischio di fallimento e all’incertezza sugli stipendi dei prossimi mesi, senza che i lavoratori vengano chiamati a svolgere un qualche ruolo significativo nel ridisegno della missione dell’azienda o nella gestione dei passaggi più controversi.In secondo luogo, è in discussione il rapporto tra servizi pubblici (che corrispondono a diritti dei cittadini, in questo caso il diritto alla mobilità) e loro gestione. Man mano che la crisi di Umbria mobilità si fa più drammatica, vengono avanzate ipotesi di privatizzazione, non si capisce bene se in virtù di un pregiudizio ideologico duro a morire nonostante infinite controprove (il privato come sinonimo di efficienza e qualità) o più semplicemente per sbarazzarsi di un problema complesso e delicato, che richiede il convergere di diverse volontà politiche, dagli Enti proprietari al management alle rappresentanze sindacali.
Infine, ma questa è forse la questione più rilevante, è in discussione la possibilità stessa – per il governo regionale e il sistema delle autonomie locali – di intervenire sul modello di mobilità, avviando anche l’Umbria lungo la strada percorsa da tante regioni d’Europa. Una grande azienda
pubblica di trasporto integrato, qual è Umbria mobilità, potrebbe infatti svolgere un ruolo decisivo nel favorire una progressiva sostituzione del trasporto pubblico alla mobilità privatà, con beneficio per l’economia delle decine di migliaia di pendolari (studenti e lavoratori) che attraversano ogni giorno la regione, per la salute pubblica e per la qualità dell’ambiente e dell’aria che tutti respiriamo.
Tutto questo richiede però alcune scelte immediate, non più rinviabili: dare sicurezza ai lavoratori,coinvolgendoli nella definizione del piano di risanamento; procedere alla sollecita ricapitalizzazione dell’azienda (risulta che a tutt’oggi solo la Regione ha fatto la propria parte); ridefinire, con un nuovo Piano regionale dei trasporti (quello in vigore è del 2003) il senso e i compiti del trasporto pubblico locale.
E’ necessario altresì che si metta fine alla politica di tagli scellerati al trasporto perseguita dal governo precedente che ha avuto conseguenze molto negative in termini di qualità dei servizi rivolti a pendolari e viaggiatori. Per questa ragione voglio ricordare alcuni punti contenuti nel dettagliato
programma di Sinistra Ecologia e Libertà sulla mobilità, punti sui quali mi sento impegnata personalmente fin da ora e per il futuro, e che credo debbano essere caratterizzanti l’azione del futuro governo di centro-sinistra:
1. Investire in finanziamenti mirati allo sviluppo di politiche di Mobility Management;
2. Rifinanziare la legge 211/92 per il trasporto rapido di massa e il Fondo per la Mobilità Sostenibile;
3. Aumentare gli spostamenti sul trasporto pubblico in ambito urbano almeno del 30%;
4. Investire nelle infrastrutture intermodali per ammodernare le linee urbane, realizzare nuove linee di metropolitane e del servizio ferroviario pendolare, pianificare ed allocare parcheggi di scambio periferici alla città per persone e merci (city logistics, per liberare le città dai mezzi pesanti
e regolamentare il traffico delle merci dell’”ultimo miglio”), incentivare l’uso della bicicletta anche con opportune iniziative per il trasporto delle bici sui treni, in metropolitana e sui bus urbani ed extra-urbani;
5. Pianificare una funzionale integrazione tra i vari tipi di trasporto favorendo mobilità a zero impatto, puntando ad una riconversione dei parco mezzi (auto e bus) da benzina e gasolio a biocarburanti (dal gpl al metano, dal biodiesel al bioetanolo, all’idrogeno), fino ad arrivare all’elettrico (con colonnine di ricarica che utilizzino a pieno l’energia solare);
6. Promuovere una legge quadro su trasporti e tempi delle città, che armonizzi i mezzi di trasporto con scuole, aziende, uffici pubblici e con i tempi delle donne;
Sinistra Ecologia e Libertà vuole impegnarsi affinchè gli enti pubblici possano essere motore di innovazione e razionalizzazione, chiudendo la porta su una stagione troppo spesso caratterizzata da errori e scelte spregiudicate che hanno danneggiato le aziende. Anche Umbria Mobilità può tornare ad essere un tassello dentro questo progetto più grande: non perdiamo l’occasione.