Jacopo Brugalossi
L’accordo siglato nel 2000 – e apparentemente mai perfezionato – tra il comune di Spoleto e la Findem sulla cessione dell’area della Posterna in cui sorge il parcheggio del primo stralcio di mobilità alternativa è valido o no? Questo quello che dovranno appurare i giudici del Tar dell’Umbria a cui la Findem, società dell’imprenditore Francesco Demegni proprietaria dell’area, si è appellata dopo aver ritenuto di avere in mano gli elementi per dichiarare quel contratto non valido, chiedendo peraltro al comune di sanare l’occupazione “sine titulo” del terreno con un risarcimento.
Oggi a Perugia, di fronte al collegio presieduto dal giudice Cesare Lamberti, è andata in scena la discussione del ricorso, che ha messo di fronte gli avvocati Rocco Baldassini per la Findem e Giulio Massi per il comune di Spoleto. Piuttosto chiara la posizione del ricorrente. Visto che l’accordo non sarebbe mai stato perfezionato poiché mancherebbe la trascrizione, quest’ultimo andrebbe considerato non valido e pertanto il comune dovrebbe risarcire la Findem per l’occupazione indebita. Inutile dire che la mazzata per il comune di Spoleto, qualora il Tar dovesse accogliere il ricorso, sarebbe terribile. Non solo il danno economico per le già martoriate casse comunali, ma anche il rischio di non poter utilizzare il parcheggio da 450 posti, “cuore” del primo stralcio della mobilità alternativa, una volta finiti i lavori. “D’altronde – ha fatto notare l’avvocato Baldassini a sostegno della sua tesi – perché mai il Comune avrebbe inviato per anni alla Findem lettere e diffide chiedendo di formalizzare una volta per tutte l’atto se questo avesse definitivamente trasferito la proprietà già al momento della prima stipula?”
Siglato nel novembre del 2000, l’accordo prevedeva che la Findem cedesse gratuitamente al comune di Spoleto l’area in questione in cambio della concessione delle volumetrie necessarie alla costruzione di un palazzo privato, il cosiddetto “mostro delle mura”, finito anch’esso al centro di una intricata vicenda giudiziaria. Un accordo che secondo la difesa dell’ente pubblico è invece perfettamente legittimo e regolare, prova ne sarebbe il permesso a costruire rilasciato nel 2006 proprio per la realizzazione del “mostro”.
Pronta la risposta dell’avvocato Baldassini, il quale ha depositato la sentenza della Cassazione che, a suo dire, avrebbe bocciato sia il piano particolareggiato per la costruzione del palazzo che l’accordo del novembre 2000 ritenendoli entrambi illegittimi. Una conclusione con cui l’avvocato Massi si è trovato in netto disaccordo, definendo il riferimento al contratto siglato 14 anni fa come un “passaggio incidentale della sentenza in cui vengono richiamate le conclusioni della Procura”. Non resta che attendere la decisione del Tar per capire se l’”anno nero” del comune di Spoleto dovrà arricchirsi di un nuovo capitolo o se questa volta l’amministrazione potrà tirare un sospiro di sollievo.
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