Sara Minciaroni
Anche l'arcivescovo di Perugia e Città della Pieve, monsignor Gualtiero Bassetti, ha cercato di portare una parola di conforto alla famiglia di Ovidio Stamulis (in una foto tratta da Facebook), il 17enne ucciso ieri dal patrigno, e alla comunità di Pietrafitta. Monsignor ha paragonato il giovane a Gesù, anche lui bastonato prima di salire il Calvario. Poi si è rivolto al suo assassino, Pietro Cesarini: “avevi il compito di essere per lui un padre, non fare come Caino, pentiti”.
“Speravamo fosse solo un brutto incubo” – Pietrafitta, la frazione del Comune di Piegaro che ieri pomeriggio è stata teatro del massacro, si è svegliata sconvolta e ancora incredula. Tra i pochi che hanno voglia di parlare, la frase che risuona come una litania è che speravano che si fosse trattato di un incubo. Purtroppo non è stato un brutto sogno, ma la terribile realtà che ha distrutto in pochi minuti un'intera famiglia. Fra gli abitanti della cittadina al dolore si aggiunge la rabbia: “perchè dopo l'udienza in tribunale Ovidio è stato rimandato a casa con quel patrigno da cui voleva fuggire?”
Due ore – Centoventi minuti, mancava veramente poco e Ovidio sarebbe riuscito ad andarsene da quella casa che per lui era diventata teatro di tanti dolori. Lo sapevano bene le persone che gli erano vicine e che tante volte lo avevano sentito raccontare delle liti e delle violenze che aveva subito da quel patrigno che ieri lo ha ucciso percuotendolo furiosamente alla testa con un mattarello preso in cucina.
Un' esistenza tormentata – Aveva carattere Ovidio, molto di più di quanto ci si potesse aspettare da un ragazzino di 17 anni, il carattere che nonostante le “raccomandazioni” della madre e del patrigno lo aveva fatto decidere di non tacere le violenze ai giudici del tribunale dei minori ed agli assistenti sociali. Proprio questa sua determinazione avrebbe acceso ancor più il rancore che il patrigno provava nei suoi confronti e che lo ha portato ad ammettere l'omicidio spiegando che sopportava più l'atteggiamento di “sfida” del ragazzo. In passato l'uomo aveva anche spiegato ai carabinieri che la situazione era diventata insostenibile e che Ovidio secondo lui era pericoloso: al patrigno non piaceva neanche il rapporto che il diciassettenne aveva instaurato con il fratello minore. E proprio quella determinazione ha portato il ragazzo a lottare fino all'ultimo contro il suo aguzzino difendendosi con il suo fisico esile da quell'uomo che brandiva il mattarello come una clava. Ha provato a resistere, a difendersi, gli ha procurato anche alcune ferite al torace, ma alla fine Ovidio è crollato sotto i colpi branditi con ferocia.
Rapporti difficili – Una famiglia piena di problemi quella messa sù da Cesarini. La mamma di Ovidio, arrivata in Italia dalla Romania con una salute precaria, si lega all'uomo, di professione camionista (da un anno è rimasto senza lavoro), e con lui mette al mondo un altro figlio, che ha otto anni e frequenta le scuole elementari a Pietrafitta. Poi cinque anni fa arriva in Italia anche Ovidio, raggiunge la madre perché in Romania, dove era rimasto affidato alla nonna, le cose non vanno per niente bene, indiscrezioni parlano di difficoltà con la famiglia di provenienza, in particolare con uno zio. Un rapporto quello con il fratello della madre che avrebbe segnato in maniera seria il carattere del ragazzo. Forse le violenze che gli stava infliggendo il patrigno non erano le prime per il ragazzo. Rapporti difficili insomma che avrebbero più volte portato Ovidio a confessare agli insegnanti di non poterne più di quella situazione. Il ragazzo non si sentiva accettato né compreso, il suo stesso aguzzino si era in passato recato in caserma per segnalare che la situazione stava diventando insostenibile, voleva convincere i militari che dietro l'aspetto indifeso il giovane si celavano delle ambiguità che lo preoccupavano particolarmente soprattutto per il fratello minore, diceva. Qualsiasi fossero le circostanze a cui il Cesarini volesse alludere, di certo non fanno altro che aggravare la crudeltà del gesto compiuto. Che Ovidio avesse bisogno di aiuto era noto, per lui infatti si era messa in azione la macchina amministrativa, con i suoi tempi, forse troppo lunghi, ma sarebbero bastate appena due ore e il ragazzo sarebbe scampato al suo atroce destino.
Il paese- A Pietrafitta, Ovidio era un ragazzo benvoluto, volenteroso non si tirava mai indietro, portava la spesa a casa di chi glielo chiedeva, svolgeva piccoli lavoretti, aiutava durante la festa a Fontana di Gaiche , adesso viene da pensare che ogni attività gli fosse utile per stare lontano da quella casa, e proprio a poche ore dall'addio definitivo a quella situazione é accaduto l'irreparabile.
Le indagini- Proseguono intanto le indagini degli inquirenti, in questo ore drammatiche attendono il momento opportuno per sentire il racconto della madre di Ovidio, che al momento dell'omicidio non si trovava in casa perché recatasi a prendere il figlio minore a scuola. Da lei si aspettano forse di capire se al momento in cui è uscita di casa la lite fosse già in corso o meno. Questo sarà un aspetto importante da capire. Lunedì davanti al giudice del Tribunale di Orvieto si terrà l'udienza per la convalida dell'arresto di Pietro Cesarini e sempre lunedì si terrà la riunione per l'attribuzione degli incarichi in merito all'autopsia sul corpo della giovane vittima.
La riflessione del'Arcivescovo Gualtiero Bassetti- Si stringe all'intera comunità di Pietrafitta sconvolta per l'omicidio del giovane Ovidio Stamulis, in particolare alla sua famiglia, l'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve mons. Gualtiero Bassetti, neo presidente della Conferenza episcopale umbra. Lo fa attraverso una riflessione e nel presiedere le esequie del ragazzo, perché sente il bisogno di essere vicino alla madre, al fratello e agli abitanti di Pietrafitta.
“I figli son figli e son tutti uguali dice la protagonista di una celebre commedia di Eduardo De Filippo. Sì, i figli son figli: quelli nati nel matrimonio o da una coppia di fatto, quelli adottati, quelli in affido. I figli son figli. E' una legge di natura. Una soglia invalicabile. Ovidio Stamulis aveva il diritto di esserlo come tutti e ancor più perché era un minorenne. Un ragazzo solare, un ragazzo normale e al tempo stesso dignitoso, pieno di entusiasmo a scuola ed in parrocchia che dalla vita si aspettava tanto, perché da piccolo aveva avuto poco: la triste storia di un immigrato. Aiutava la mamma nei piccoli lavori di casa, era impegnato nel teatro parrocchiale e in altre attività di animazione. Poi la tragedia. Qualcuno si è domandato “dove è Dio?”. Dove era Dio in quel momento? Ho risposto: Dio in quel momento era con Ovidio, come era accanto a Gesù sulla croce. Anche Gesù fu percosso e bastonato prima di salire il Calvario.
Ma non posso non rivolgermi anche a colui che l'ha colpito: tu avevi il compito di essere per lui un padre dal momento che l'avevi accolto, nella tua casa, assieme a sua madre. Ravvediti, cambia vita, prima che sia troppo tardi. Rientra in te stesso, nel più profondo della tua coscienza, altrimenti questo sangue innocente potrebbe soffocare la tua vita. Non fare come Caino che andò ramengo per tutta la vita. Rientra in te stesso. Non potrai sfuggire alle tue responsabilità. In questo momento di buio, accogli Signore il pianto di una madre straziata e dell'intera comunità di Pietrafitta sconvolta; consola i suoi insegnanti e i compagni di scuola e sostienici nelle nostre fragilità e nella nostra poca fede.
Gualtiero Bassetti arcivescovo di Perugia – Città della Pieve