Seconda giornata per il processo d’appello che vede di nuovo in aula Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith. Gli avvocati della difesa ed il pubblico ministero Manuela Comodi hanno sentito i periti della Corte sull’attendibilità delle prove indiziarie. È stata interrogata la biologa della polizia scientifica Patrizia Stefanoni, la quale ha anche affermato che i dati grezzi, ossia i dati macchina inerenti al campione, non sono disponibili perché non sono mai stati consegnati, ma che ha soprattutto escluso la contaminazione del reperto come fatto oggettivo. Incalzante la domanda dell’avvocato della difesa Knox, il quale ha chiesto alla Stefanoni come mai il laboratorio che nel 2007, anno in cui vennero analizzate le prove sul coltello e sul gancetto, ha effettuato le analisi non disponesse di certificazione ISO. La biologa ha poi ricordato come durante la fase della raccolta delle prove nessuna di queste sia mai stata portata fuori dalla casa di via della Pergola. Una dichiarazione della Stefanoni riguarda inoltre il dna di Sollecito, mai isolato singolarmente sulle prove, ma presente sul gancetto del reggiseno e sul mozzicone di sigaretta ritrovato in cucina in cui comunque c’era una mistura di dna di Amanda e Raffaele. Il clima in aula si è poi nuovamente surriscaldato durante l’intervento del perito della procura a proposito della definizione della soglia minima presa in considerazione per definire attendibile una traccia indiziaria. Un altro elemento sul quale la difesa ha insistito è la presenza di alcune prove, come la numero 156, che sono state analizzate diversi giorni dopo il delitto. Nel pomeriggio verrà ripresa l’udienza.
(AleChi)
Foto di Stefano Dottori
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