Non parla Rocco Varanzano. Oggi, nel carcere di Modena, si è ripetuta la scena vista già sabato scorso quando il 41enne, accusato di aver ucciso il maresciallo dei carabinieri Andrea Angelucci, si era avvalso della facoltà di non rispondere al pm Claudia Natalizi. Lo stesso atteggiamento tenuto di fronte al gip Francesco Maria Meriggi, anche se a quest’ultimo ha voluto rilasciare una dichiarazione spontanea. Con la quale, a quanto riferiscono gli avvocati Andrea Stefani e Samanta Amodio, ha dichiarato di essersi sentito “disperato, braccato e di voler fuggire senza l’intenzione di ferire nessuno”. Invece ha ammazzato un maresciallo, ferito due carabinieri e tre poliziotti. I legali dicono che Varanzano è ancora troppo sconvolto per poter sostenere un interrogatorio.
Domani si conoscerà comunque la decisione del giudice Meriggi che dovrà pronunciarsi sul trasferimento del processo al Tribunale di Perugia. Una decisione che sembra scontata. I reati contestati, infatti, si sono svolti in maniera continuata e pertanto la competenza spetta al Tribunale dove si è verificato il delitto più grave. Domani comunque con la decisione del gip, dovrebbero esser resi noti anche gli esami tossicologici a cui è stato sottoposto l’omicida.
Intanto le indagini proseguono serrate da parte dei carabinieri che stanno ricostruendo, minuto per minuto, le ultime ore di Varanzano prima della cattura. Nella convinzione che il pregiudicato abbia investito volontariamente il maresciallo. Una teoria che non sarebbe solo suffragata dalla testimonianza degli altri componenti la pattuglia comandata da Angelucci, ma anche da un testimone oculare, rintracciato già sabato pomeriggio dagli investigatori. Angelucci, a quanto è dato sapere, non era al centro della carregiata e non ha avuto il tempo neanche di reagire. “Non solo di estrarre la pistola” dice un carabiniere, “ma neanche di evitare quel pazzo che correva come un dannato”.
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