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Nuovo scontro sulla Commissione antimafia

Redazione

Nuovo scontro sulla Commissione antimafia

Sindacati critici, l'Ufficio di presidenza della Regione: seguita la legge | Leonelli: allora perché una mozione?
Ven, 31/05/2019 - 20:04

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Dal terreno politico a quello socio-economico, per tornare ancora alla politica. Dopo essere stata l’occasione per il “Leonelli contro tutti” nella seduta in cui si è sciolto il Consiglio regionale dell’Umbria, con la presa d’atto delle dimissioni di Catiuscia Marini, la Commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Umbria resta terreno di scontro.

A riaccendere i riflettori su una delle due Commissioni speciali (l’altra è quella Statuto), la nota con cui Cgil, Cisl e Uil giudicano grave lo scioglimento immediato della Commissione antimafia, “senza dare nemmeno il tempo per la stesura di una relazione finale sugli importanti lavori svolti, anche in coordinamento con l’Osservatorio regionale, del quale i sindacati sono parte integrante“.

Così Barbara Mischianti, segretaria regionale della Cgil dell’Umbria, che rappresenta Cgil, Cisl e Uil all’interno dell’Osservatorio: “Questa decisione ci sembra testimoniare la scarsa sensibilità che la maggioranza in consiglio regionale dimostra nei confronti di un problema così importante e quantomai attuale, come quello delle infiltrazioni mafiose. L’auspicio è che, comunque, l’importante lavoro svolto negli ultimi 3 anni non vada buttato per ragioni che fatichiamo a comprendere. Di certo – conclude la sindacalista – Cgil, Cisl e Uil continueranno a battersi affinché le istituzioni siano sempre più vigili e attente sui fenomeni di illegalità che attraversano la nostra regione”.

Prima dell’ultima seduta consiliare, infatti, la Commissione dei capigruppo ha approvato a maggioranza la proroga fino al 7 giugno, per consentire ai presidenti delle due Commissioni di stilare una relazione finale sul lavoro svolto. E questo nonostante inizialmente fosse stato proposto un mese di tempo. Ma una settimana era il frutto della mediazione con chi ribadiva la necessità di sciogliere immediatamente ogni organismo. Anche in virtù del parere degli uffici, per i quali la mancata elaborazione della stesura finale avrebbe potuto far scattare anche degli addebiti ai consiglieri.

Ed anche l’associazione Libera, che si batte contro le mafie, ha giudicato grave la soppressione a così stretto giro della Commissione umbra.

Questa la spiegazione dell’Ufficio di presidente di Palazzo Cesaroni: “La Commissione d’inchiesta Analisi e studi su criminalità organizzata, infiltrazioni mafiose, tossico-dipendenze,
sicurezza e qualità della vita è un organo i cui poteri discendono non dall’esistenza in sé dell’istituto che lo prevede, ma da un atto formale dell’Assemblea in carica che l’ha istituito. In relazione a ciò con lo sciogliersi dell’organo assembleare vengono meno anche quegli organi dallo stesso costituiti”.

L’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea sottolinea nella nota che “la decisione adottata è conseguente ad un preciso adempimento di legge. Non sarebbe stata infatti praticabile una scelta che muovesse considerando non tanto la tipologia di organismo e la sua collocazione all’interno dell’organizzazione e dei lavori assembleari, quanto piuttosto i temi e gli argomenti trattati, perché ciò avrebbe significato spostare la valutazione su un piano del tutto discrezionale, connotandola politicamente e non tecnicamente”.

Nella nota di Palazzo Cesaroni, si spiega inoltre che a partire dalla data di scioglimento “l’Assemblea entra nel regime di prorogatio e può provvedere solo agli adempimenti improrogabili per legge o derivanti da situazioni di forza maggiore conseguenti ad eventi naturali. E qualora durante questo periodo si rendesse necessario svolgere una attività di inchiesta o di indagine inizialmente posta in capo alla Commissione, nulla impedirebbe che questa attività sia svolta dalle Commissioni consiliari permanenti, come espressamente previsto dallo Statuto regionale”.

Ma il presidente della Commissione antimafia, Giacomo Leonelli, per il quale lo scioglimento in così poco tempo rappresenta una vendetta per il suo voto contro il respingimento delle dimissioni di Catiuscia Marini (costretta a quel punto a votarsi la “fiducia”), prima delle definitive dimissioni, non ci sta. Ricorda all’Ufficio di presidenza che “non esiste un parere tecnico in tal senso“. E replica: “Proprio perché il Consiglio regionale era sovrano nelle sue scelte, è stata proposta e messa in votazione e approvata dai colleghi una mozione che prevedeva la chiusura anticipata della Commissione. In altre parole – prosegue Leonelli – se fosse stato un atto dovuto come si dice, che senso aveva proporre un atto di indirizzo come una mozione (a quel punto fatto inammissibile) chiedendo il voto dei consiglieri e quindi demandando a loro la scelta? E se questa fosse stata emendata in quel punto – si chiede – magari indicando il prosieguo dei lavori, o respinta dall’aula?“.

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