Nella “guerra” per i Teatri, Roma chiama Paola Macchi dal Festival Spoleto - Tuttoggi.info

Nella “guerra” per i Teatri, Roma chiama Paola Macchi dal Festival Spoleto

Carlo Ceraso

Nella “guerra” per i Teatri, Roma chiama Paola Macchi dal Festival Spoleto

Lun, 29/01/2024 - 20:30

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Nella “guerra” dei Teatri, Roma chiama Paola Macchi dal Festival Spoleto. Il "no" di Cutaia e la "tregua" tra Mibact, Regione e Comune Roma.

Nella guerra tutta politica per la gestione della Fondazione Teatro di Roma (che ingloba i teatri Argentina, Torlonia, India e Valle) potrebbe arrivare dal Festival di Spoleto una soluzione idonea a ritrovare la pace tra il centrodestra di Sangiuliano-Meloni e il centrosinistra di Gualtieri-Schlein: Paola Macchi, attuale direttore amministrativo e organizzativo del Due Mondi (nella foto in home page all’arrivo nel 2008 con la prima direzione di Giorgio Ferrara), è infatti in predicato per assumere uno dei due ruoli di vertice che affiancherebbero il presidente della Fondazione Francesco Siciliano.

La notizia è stata rilanciata ieri sera da Fanpage con le dichiarazioni del Sindaco della città eterna e ripresa stamani con dovizia di particolari da Repubblica e Corriere della Sera.

La “guerra” per i Teatri

Nella complessa giravolta di nomine per le poltrone da assegnare, è stato il “No” di Onofrio Cutaia – che resta quindi saldo nel ruolo di Commissario del Maggio Fiorentino – a innescare le reazioni più calde di queste ore, tanto da mettere a rischio anche l’incarico appena firmato (5 anni) dal regista Luca De Fusco quale direttore generale con il placet di Mibact e Regione Lazio ma con il voto contrario dell’azionista più forte, il Comune di Roma.

All’attacco di Gualtieri sul “colpo di mano della destra”, seguito dalla Schlein ”le poltrone servono a promuovere gli amici” era arrivata la sferzata della premier Meloni “è finita l’era dell’amichettismo”; quanto basterebbe per un incendio destinato a durare mesi.

Ma Roma non è una cittadina di provincia dove le polemiche possono aiutare i soliti noti interessati al divide et impera, così, nel giro di qualche giorno, la quadra è stata trovata, all’italiana maniera ovviamente: una modifica allo Statuto con cui prevedere due direttori generali, uno per fondi e gestione, l’altro per programmare la stagione artistica.

Se per il ruolo artistico Sangiuliano e il governatore Rocca non sembrano voler sentire ragioni in favore del regista De Fusco, per il primo è così spuntato il nome di Paola Macchi, attuale braccio destra della d.a. Monique Veatue, profonda conoscitrice del teatro romano dove ha ricoperto importanti ruoli e, non guasta, vicina all’area dem, da Gualtieri al presidente (già Capo gabinetto del Mibact) Salvo Nastasi.

Una soluzione che metterebbe fine alla guerra per i teatri di Roma e riporterebbe, almeno per un pò di tempo, la pace sui principali palcoscenici capitolini.

Da Roma a Spoleto e ritorno

Tuttoggi, senza fortuna, ha provato a chiamare più volte la direttrice Macchi per avere una dichiarazione sulla notizia rilanciata dai quotidiani nazionali. L’eventuale partenza dal Festival dei 2 Mondi crea di fatto un “vuoto” che va velocemente colmato, non fosse che per la prossima edizione del Festival la cui presentazione sembra fissata per il 4 marzo prossimo.

Nessun commento dai componenti del Cda che si limitano a far sapere di seguire da vicino le dinamiche della Fondazione capitolina le cui novità, per diversi aspetti somigliano a quelle in corso a Spoleto: anche qui il vice presidente, l’avvocato Paolo Feliziani, sta lavorando con gli altri componenti a modificare lo Statuto che potrebbe essere propedeutico per un nuovo assetto (che qualcuno definisce una rivoluzione). Certo a Spoleto non c’è la stessa urgenza che ha il Teatro Roma, questo 2024 resta ancora nelle mani della Veatue. Per il futuro si vedrà.

La politica deve rimanere fuori dall’arte” diceva il compianto Gian Carlo Menotti, compositore e fondatore del Festival dei 2 Mondi, che di questo motto fece la sua prima missione, insieme a quella di esaltare tutte le arti scoprendo talenti in tutto il mondo. Dalla sua dipartita la politica è entrata nel Festival – calata dall’alto così da non lasciar a quella cittadina alcuna possibilità di avvelenare ulteriormente le decisioni – ma tutto sommato non in modo da evitare quelle responsabilità che restano indelebilmente in capo a chi ha l’onore e l’onore di far girare la kermesse.

© Riproduzione riservata

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