Era il 12 marzo 2014, quando all’ospedale di Città della Pieve, un disoccupato 50enne del posto ha accompagnato un proprio conoscente C.D., 40enne di Sarteano, anche lui disoccupato, perché presentava un arresto cardio-circolatorio, che i medici avevano subito appurato essere stato causato dall’assunzione di sostanze stupefacenti. Dopo approssimativamente 2 ore e diversi tentativi di rianimazione, i sanitari dell’ospedale pievese hanno disposto il trasferimento di C.D. all’ospedale di Città di Castello, ma l’uomo è morto durante il trasporto, mentre l’autoambulanza del servizio 118 percorreva la S.R. 71 in direzione del comune di Castiglione del Lago.
I primi accertamenti, eseguiti dal personale dell’Aliquota Operativa della Compagnia CC di Città della Pieve, hanno permesso di appurare che C.D., durante il viaggio in auto da Perugia a Città della Pieve, si era iniettato una dose di eroina, acquistata precedentemente nel capoluogo e, subito dopo, aveva accusato un malore. Da quel momento, sono iniziate le indagini, finalizzate all’identificazione dello spacciatore che aveva venduto la dose letale al quarantenne.
L’ATTIVITÀ DI INDAGINE. In breve, le indagini si indirizzano verso alcuni soggetti di origini tunisine ed un Italiano, residenti a Perugia e, a quanto pare, molto ben inseriti nella realtà dello spaccio del capoluogo perugino. Gli inquirenti, cioè i militari dell’Aliquota Operativa della Compagnia, approfondiscono gli elementi indiziari in loro possesso, per verificare l’ipotesi di colpevolezza intorno ai due stranieri ed all’Italiano, che appaiono i responsabili della materiale cessione della droga che aveva stroncato la vita di C.D. e, infine, li deferiscono all’A.G. perugina, non solo per il reato di spaccio di sostanze psicotrope, ma anche per quello, più grave, previsto dal codice penale di morte come conseguenza di altro delitto. Gli indagati, in pratica, devono rispondere per aver cagionato la morte del disoccupato di Sarteano, come conseguenza della loro illecita attività di spaccio di stupefacenti.
L’EPILOGO Il 28 gennaio 2015, il Tribunale di Perugia, concordando integralmente con le risultanze investigative proposte al P.M. dai militari dell’Aliquota Operativa della Compagnia, emette un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di tutti i deferiti, i quali, dopo oltre 20 giorni di ulteriori servizi di pedinamento ed appostamento, vengono individuati in diverse zone della città di Perugia ed arrestati, nel corso di tre distinte operazioni, man mano che si riusciva a trovarli, dai militari dell’Aliquota Operativa di Città della Pieve, che sono stati coadiuvati dal personale delle Stazioni dipendenti dalla Compagnia. In esecuzione dell’ordinanza dell’A.G., sono finiti in manette Fadhlaoui Sayfeddyne, nato in Tunisia, nel 1992, Marzouki Isaam, nato in Tunisia, nel 1988 e Fisniku Francesco, nato in Italia, nel 1991, ma di chiare origini straniere.