I consulenti confermano che l'uomo è morto per un infarto Nstemi e che avrebbe dovuto essere trasferito, ma inchiesta archiviata. Atti inviati ai Nas per le valutazioni di natura non penale
Archiviata l’inchiesta sul decesso del 70enne di Cascia morto all’ospedale di Spoleto a fine febbraio per un infarto, anche se il trasferimento in un altro ospedale sarebbe stato opportuno ed in linea con le procedure. Sono le conclusioni della Procura della Repubblica di Spoleto dopo le indagini sull’episodio che aveva creato molto clamore in città, essendo stata la vittima colta da un infarto con il San Matteo degli Infermi sguarnito dalla presenza di un cardiologo nelle ore notturne. Il 70enne, in sostanza, sarebbe purtroppo deceduto lo stesso – secondo quanto appurato dalle indagini – ma avrebbe dovuto essere trasferito in un ospedale con un cardiologo. Come in realtà avevano chiesto, stando a quanto era emerso nei giorni successivi, dallo stesso personale del pronto soccorso spoletino, un’istanza che però non era stata accolta, con l’uomo che era deceduto la mattina successiva.
Chiare le risultanze a cui è arrivata l’inchiesta, come fa sapere il procuratore Vincenzo Ferrigno: “In riferimento al mancato trasferimento in Ospedale dotato di UTIC (Foligno o Terni), premesso che il trasferimento sarebbe stato da ritenersi indicato ed in conformità con il corretto percorso gestionale riportato nelle Linee Guida citate dai consulenti, si può affermare con ragionevole certezza che la sua mancata attuazione, stante l’adeguatezza del monitoraggio e delle cure prestate in sede di Pronto Soccorso, non abbia modificato né la prognosi né l’esito degli eventi occorsi”.
Dopo le polemiche politiche scaturite dalla morte del 70enne casciano, la Procura aveva aperto un fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, delegando le indagini ai carabinieri del Nas. Erano stati anche nominati due consulenti tecnici (un medico legale ed un cardiologo), “al fine di valutare l’esistenza di condotte penalmente rilevanti che potessero aver determinato o contribuito a determinare il decesso del paziente; in particolare i consulenti tecnici sono stati chiamati a pronunciarsi sia sull’assistenza medica prestata in occasione del ricovero presso l’Ospedale di Spoleto, sia sul mancato trasferimento del paziente presso le strutture UTIC degli Ospedali di Foligno e Terni”.
I consulenti della Procura hanno quindi confermato – come emerso in un primo momento – che l’uomo era morto per un infarto “nstemi”, cioè più lieve. Nel dettaglio, si legge nella nota diramata dal procuratore, “il decesso del paziente e è avvenuto il 24.02.2023 presso il P.S. dell’Ospedale di Spoleto per arresto cardiocircolatorio improvviso da Fibrillazione Ventricolare conseguente a sindrome coronarica acuta ed in particolare ad infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI). I trattamenti medici e le terapie effettuate nel caso – prosegue – sono da ritenersi appropriati al quadro clinico di NSTEMI con il profilo di rischio presentato dal paziente“. Ma, appunto, “il trasferimento sarebbe stato da ritenersi indicato ed in conformità con il corretto percorso gestionale riportato nelle Linee Guida citate dai consulenti”, anche se viene ritenuto con ragionevole certezza che purtroppo l’uomo sarebbe morto ugualmente. Da qui l’archiviazione dell’inchiesta.
Dalla Procura viene reso noto inoltre che “Il materiale raccolto nel corso delle indagini e le considerazioni espresse dai consulenti tecnici nella loro relazione, hanno portato questo Ufficio a disporre la trasmissione di copia degli atti al Comando Carabinieri Tutela della Salute di Perugia per le eventuali valutazioni in sede non penale”.