Violazioni alle prescrizioni imposte dagli arresti domiciliari e così Cristian Salvatori finisce in carcere a Perugia
Violazioni alle prescrizioni imposte dagli arresti domiciliari e così Cristian Salvatori finisce in carcere a Perugia. Il giovane nursino, condannato in primo e secondo grado a 5 anni e 4 mesi di reclusione per la morte dell’amico Emanuele Tiberi, è tornato infatti lunedì in prigione.
A deciderlo la Corte d’assise d’appello. Salvatori, ritenuto responsabile della morte di Tiberi – avvenuta il 29 luglio 2018 fuori da un locale di Norcia a seguito di un pugno al volto – era agli arresti domiciliari da un anno. Misura cautelare che però non ha rispettato, tanto da finire in carcere, questa volta a Perugia. Una decisione contro la quale i suoi difensori, comunque, gli avvocati David Brunelli e Francesco Crisi, sarebbero intenzionati a presentare ricorso.
Morte Tiberi, Salvatori prima a Spoleto poi nel Riminese
Cristian Salvatori era finito nel carcere di Spoleto subito dopo la morte del 32enne Emanuele Tiberi. Poi, su istanza dei suoi difensori, era stato trasferito in una comunità di recupero della provincia di Rimini, prima ai domiciliari poi con obbligo di dimora.
“Travalicati i limiti del gioco, sferrato colpo sproporzionato che ha portato Tiberi alla morte”, ecco perché Salvatori è stato condannato
A dicembre 2019, però, la comunità che lo ospitava aveva revocato la sua disponibilità, viste alcune violazioni alle regole interne. Così il nursino attualmente 36enne era finito nel carcere di Rimini. Ci era rimasto poco più di un paio di mesi: circa un anno fa gli erano stati concessi gli arresti domiciliari nella sua abitazione a Norcia.
Ora un nuovo provvedimento più afflittivo, disposto dai giudici.