Da una settimana mons. Renato Boccardo è il nuovo arcivescovo di Spoleto-Norcia. Martedì 21 luglio scorso il collegio dei consultori dell'arcidiocesi, guidato dal Vicario Generale mons. Luigi Piccioli, si è recato in Vaticano, presso il Governatorato, per incontrare il nuovo Pastore, che prenderà possesso della diocesi nel pomeriggio di domenica 11 ottobre.
Domenica 30 agosto, invece, ci sarà in duomo il saluto ufficiale alla diocesi da parte di mons. Riccardo Fontana, che l'ha guidata per tredici anni. Il presule prenderà possesso della Chiesa di Arezzo-Cortona-Sansepolcro domenica 13 settembre. Mons. Boccardo ha accolto i sacerdoti all'ingresso del Governatorato e con loro ha parlato per circa un'ora, in un clima di vera familiarità. Finora il nuovo vescovo spoletino, tra l'altro, era responsabile di oltre duemila dipendenti laici del Vaticano. “Per noi Boccardo era come un padre”, ha detto un addetto di segreteria.
“Conosceva il nome di tutti noi, le nostre storie, ci dava consigli. Perdiamo una grande persona; siete davvero fortunati”. All'Arcivescovo Boccardo, che è il 116° successore di S. Brizio, primo vescovo spoletino, è giunto anche un telegramma di congratulazioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “A seguito Sua nomina arcivescovo di Spoleto-Norcia, scrive il Capo dello Stato, mi è gradito farle pervenire gli auguri più cordiali insieme a fervidi auspici per la Sua nuova nomina”.
“Ho accolto la mia nomina ad Arcivescovo di Spoleto-Norcia, ha detto mons. Boccardo in un'intervista al settimanale La Voce, con sorpresa da un parte e con trepidazione dall'altra. Accogliere e ricevere il dono di un popolo e di una Chiesa, per di più una Chiesa così ricca e feconda di santità come quella spoletina, è una grande responsabilità. Guidare una diocesi è per me qualcosa di nuovo, ma non del tutto. Pur avendo svolto in tutti questi anni ministeri particolari (Governatorato da ultimo, ma prima al Pontificio Consiglio per i Laici e ad organizzare i viaggi papali) c'è sempre stato un aspetto pastorale. Il prete non può fare l'impiegato, non può fare l'amministratore. Il prete è fatto per stare con la gente. Questa dimensione pastorale, che ho sempre tentato di custodire ed esercitare, trova adesso la sua pienezza. Per questo sono grato al Papa che mi affida una diocesi così bella e ricca come Spoleto”.
All'inizio del suo servizio il nuovo vescovo si metterà all'ascolto, esercitando il ministero della paternità che, afferma lo stesso Boccardo, “non si inventa, ma che si inserisce in una storia, in un patrimonio che deve essere scoperto, accolto, custodito e trasmesso. Il primo impegno sarà di conoscere le persone, in particolare i preti, prima ancora delle strutture. Insieme ai sacerdoti, poi, guardare alla nostra gente, alla nostra società per continuare ad annunciare la Parola sempre viva”. L'Arcivescovo Renato viene in una terra ricca di iniziative culturali. Già conosceva il Festival dei Due Mondi. Avrà modo di apprezzare tutte le altre realtà di pensiero del territorio. “La cultura, che manifesta la ricerca dell'uomo, del bello, del vero e del buono, non è lontana dal discorso cristiano”, sottolinea mons. Boccardo. “Anzi, il Signore Gesù è venuto per dirci che il creato, in tutte le sue componenti, esce dal cuore e dalla mente di Dio. Tocca alla Chiesa farsi interprete di questa promozione della bellezza e parlare con tutti gli uomini e le donne di buona volontà che continuano – con il lavoro dell'intelligenza, con l'arte, con le diverse manifestazioni della cultura – a ricercare il bello e il buono. Abbiamo un cammino comune da percorrere. E la Chiesa con quella sapienza che le viene dal Vangelo ha qualcosa da proporre, da offrire a tutti quelli che cercano la verità”.
Il motto episcopale dell'Arcivescovo è Non erubesco evangelium, non mi vergogno del Vangelo. E' una piccola frase tratta dalla lettera di S. Paolo ai Romani. “Credo, afferma il presule, che questo passo della Bibbia definisce bene la missione del vescovo: annunciatore e servo del Vangelo. La parola del Vangelo può essere anche scomoda e la tentazione può essere anche quella di metterla un po' da parte, di vergognarsene. Scegliendo questo motto ho chiesto al Signore la grazia di essere sempre fedele a quella Parola che fonda tutte le altre parole”.