"Metelli"-Geometri, ritorno a scuola tra polemiche e poesia - Tuttoggi.info

“Metelli”-Geometri, ritorno a scuola tra polemiche e poesia

Redazione

“Metelli”-Geometri, ritorno a scuola tra polemiche e poesia

Il comunicato degli studenti e la poesia letta prima di entrare a scuola
Lun, 12/01/2015 - 13:49

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Sono rientrati dalle vacanze natalizie i ragazzi del Liceo Artistico, non nella loro scuola come avrebbero desiderato ma al Geometri di viale Trieste. “Oggi siamo entrati -scrivono gli studenti- in uno stabile a norma solo sulla carta e che non riconosciamo come la nostra sede naturale; con l’unica sicurezza in più, di un bel po’ di muffa coperta alla meglio in fretta e furia. Rassicurati dalla tutela del Prefetto, continueremo comunque a vigilare sull’attuazione dei lavori ed esprimeremo in ogni forma che riterremo opportuna il nostro dissenso, ad eventuali disattese o ulteriori tentativi di inganni, che già tanto disagio hanno comportato per i nostri studi”.

Non si spegne la polemica intorno alla vicenda. “Ci incuriosisce il fatto -denunciano i ragazzi- che la Provincia abbia stanziato quarantaseimila euro per interventi urgenti nelle scuole superiori ternane, senza prendere in considerazione il Metelli e destinando l’80% di tale cifra a rendere agibile la sede di viale Trieste; quando invece con la stessa cifra si poteva concretamente provvedere ai lavori di istallazione dell’impianto antiincendio per la nostra scuola”.

Il “Metelli” non una realtà storica? “Ancora di più ci stupiscono le dichiarazioni di un ex preside che evidentemente non conosce bene la storia di un istituto intitolato a un ternano, prima gran calzolaio e poi eccelso pittore, o di Aurelio De Felice nostro fondatore, che con le sue sculture ha esportato il nome di Terni in tutto il mondo. Evidentemente non deve aver mai visitato la nostra scuola e i nostri laboratori, o partecipato ad alcune delle nostre mostre, come quelle che tra gli anni 80/90 venivano realizzate nelle settimane della cultura, allestendo i lavori degli studenti e aprendo il Metelli alla città. Ci dispiace di questo, ma dichiarare che non ha senso definire il Metelli una realtà storica, è veramente sconsiderato; soprattutto quando si soffre di ‘conflitto di interessi’ e non si è a diretta conoscenza della situazione strutturale dell’edificio e del percorso più generale di tutta la vicenda”.

Ci teniamo infine a precisare -concludono- il fatto che nessun danno di reale rilievo è stato apportato alla struttura in 22 giorni di occupazione e che ci dissociamo completamente da eventuali tipologie di atti vandalici anche di minima entità, come ad oggi riscontrato, dando la nostra più totale disponibilità ad ulteriori approfondimenti e provvedimenti.
Riprenderemo i nostri studi con un solo obiettivo e una grande certezza: a settembre ritorneremo al Metelli, che è e resterà sempre la nostra scuola”.

Prima di entrare nella scuola di viale Trieste, gli studenti hanno voluto leggere una poesia, che riportiamo integralmente:

Interessi corrotti
e colpevoli silenzi
offendono le storiche mura
di una scuola, che è tua.

Ti scrivo, mia Città,
non per condannare,
non per lanciare la mia rabbia
su questa carta straccia.

Ti scrivo,
per offrire la mia penna
al grido giovane
di chi ti abita.

Voglio dipingere
le lacrime di una studentessa
che vede crollare il cavalletto
delle sue prime pitture.

Voglio cantare
la rabbia di un ragazzo
che affronta sconvolto
il furto della sua istruzione.

Voglio raccontare
gli sguardi sconfitti
e i silenzi graffianti
dei laboratori svuotati.

Voglio catturare
il conforto degli abbracci
stretti in una piccola fredda aula
del Liceo Artistico Metelli.

I tuoi figli che più apprezzano
le tue bellezze
stanno perdendo una casa
bella e degna di essere Scuola.

E Te, città d’Acciaio
perdi con loro
un Tempio delle Arti
splendente della loro stessa Fantasia.

Come posso io non gridare con loro?
Che affrontano il freddo
per salvare
un bene comune,
fatto di colori, di suoni
di banchi e di corridoi
di giovani amori
e di prime delusioni.

Così grido anch’io
con questi ragazzi
che non ci stanno;
hanno paura, si intende
ma eccoli ancora in piedi,
ancora stretti alla loro scuola
che, se ascolti col cuore,
sentirai ruggire con loro.

Francesco Costantini, Ti scrivo, mia città.

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