Malattie, in Umbria si sta più a casa che nel resto d'Italia

Malattie, in Umbria si sta più a casa che nel resto d’Italia

Massimo Sbardella

Malattie, in Umbria si sta più a casa che nel resto d’Italia

Dom, 01/09/2024 - 08:43

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Per malattia in Umbria si sta più a casa che nel resto d’Italia. E’ quanto rileva un’indagine della Cgia di Mestre, che mostra come nel 2023, a fronte di una media nazionale di 8 giornate e mezza di malattia l’anno, tra settore pubblico e privato, nel Cuore verde d’Italia il dato sale a 9,3 giorni. Con un’assenza più prolungata (9,4 giorni a fronte di 9) nel settore privato rispetto a quello pubblico.

Scende anche in Umbria, come nel resto d’Italia, l’assenza dal lavoro per malattia: negli ultimi 7 anni la media regionale è scesa di 2,2 giorni in cui si sta a casa.

Cambia, a livello nazionale, il ricorso ai certificati di malattia: nel Nord-Est la media è di 8 giorni l’anno di assenza per malattia, nel Sud si sale a 9,5 giorni. Il Centro, con 8,2 giorni di assenza in media, fa leggermente meglio del Nord-Ovest (8,3).

La regione con più assenze per malattia è la Calabria: 15,3 i giorni medi di assenza, il doppio del Veneto (7,8 giorni), che chiude la classifica delle regioni italiane.

Pubblico e privato: la situazione in Italia

La Cgia di Mestre rileva come negli ultimi 7 anni l’incidenza percentuale degli assenti per ragioni di salute sul totale dei lavoratori del comparto sia quasi sempre stata superiore tra gli “statali” che tra i dipendenti del privato. Solo in due occasioni, nel 3° trimestre del 2021
e del 2022, la situazione si è capovolta. I dipendenti pubblici che inviano il certificato medico restano a casa in media 8,3 giorni l’anno; quota che sale ad 8,6 giorni nel caso di lavoratori del settore privato.

Il numero dei licenziamenti nel pubblico impiego per assenze ingiustificate è tornato ad aumentare. Sebbene l’incidenza di coloro che vengono lasciati a casa per “infedeltà” sul totale dei lavoratori del pubblico impiego sia appena dello 0,01%, nel 2018 sono state licenziate 196 persone per assenze ingiustificate o falsa attestazione della presenza in servizio. Nel 2019 il numero è salito a 221, mentre nel 2020 e nel 2021 – anni caratterizzati dal Covid e da un largo impiego dello smart working – lo stesso è sceso rispettivamente a 188 e a 161. Nel 2022 i licenziamenti sono tornati a crescere e hanno raggiunto quota 310 (+58,1 per cento
rispetto al 2018).

Sia per i dipendenti pubblici sia per i lavoratori del pubblico impiego il picco minimo di assenze per malattia si verifica stabilmente durante i mesi estivi (luglio e settembre), mentre la soglia massima viene quasi sempre raggiunta in pieno inverno (gennaio-marzo).

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