LETTERA APERTA AL NUOVO SINDACO DI FOLIGNO NANDO MISMETTI - Tuttoggi.info

LETTERA APERTA AL NUOVO SINDACO DI FOLIGNO NANDO MISMETTI

Redazione

LETTERA APERTA AL NUOVO SINDACO DI FOLIGNO NANDO MISMETTI

Sab, 27/06/2009 - 09:51

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Ci rivolgiamo apertamente al neo eletto Sindaco di Foligno Nando Mismetti, il quale giustamente sottolinea l'importanza della Cultura in un governo municipale e di questo siamo convinti. Proprio per questo scriviamo.

Ci rivolgiamo apertamente alla Sinistra, per due ragioni: perché da anni esprime la governance della cultura in sede amministrativa, e perché ha incentrato negli ultimi tempi proprio sulla cultura intesa come spazio aperto di innovazione / sperimentazione sul contemporaneo uno dei suoi tratti identificativi, che ha inciso sul risultato elettorale recentemente conseguito.

Ci rivolgiamo apertamente a chi infine intende la cultura come una spinta reale, viva, orizzontale e non verticistica, non autoriale e non autoreferenziale, a chi tiene alla cultura non come ad un trastullo o ad un'industria dei grandi eventi, ma come ad un bene prezioso che riguarda la comunità e le fatiche, le ansie, le paure e le scommesse dell'oggi, ci rivolgiamo con animo aperto a chi come noi pensa che se la musica classica è cultura anche quella sperimentale contemporanea lo è, a chi crede che fare un laboratorio teatrale o di idee per i giovani è cultura non meno che animare una petizione per ricostruire il Teatro Piermarini, a chi è convinto che pubblicare una guida contemporanea del territorio produca cultura non meno che ristampare in anastatico La rosa dell'Umbria.

Negli ultimi anni Foligno è stata laboratorio di una forte corrente di rinnovamento culturale e artistico, che ha abbracciato campi e discipline diversi, e che è identificabile per una comune visione della cultura non legata ad atti monumentali, immutabili e frontali. La cultura è coltivazione, è vita, azione, trasversalità, ibridazione.

Questo movimento cittadino, giovane e trasversale, plurale e corale, costituito da associazioni culturali, gruppi informali, laboratori, ha dato prova, pur nel mantenimento dell'autonomia di ciascuno, di capacità di coesione e di coordinamento in vista di un risultato comune (l'unione fa la forza), ed ha ottenuto importanti riconoscimenti anche in sede di programmazione e sostegno regionale delle politiche giovanili.

Di questo percorso, di questo camminare comune, di questo fuoco generativo di esperienze aggregative sotto il segno ed il sogno dell'essere parte attiva di un risveglio culturale e di un accesso al contemporaneo non sentiamo eco in questo momento di consultazioni politiche. Anzi, il silenzio è assordante. Esprimiamo preoccupazione e allarme pur non essendo interni al dibattito politico. Ci esponiamo pubblicamente per amore della città e per richiamare all'attenzione una realtà culturale che ci appare obliterata nel gioco dello staff making. Per quanto riguarda il settore cultura esso ci sembra obbedire a strategie certamente legittime ma per nulla in sintonia con lo scenario reale della Città.

E invece il compito di una degna politica culturale riguarda il nucleo decisivo delle sorti della comunità, a partire dal centro storico, che non andrebbe trattato come scenografia storica o archeologia ma come fantascienza, per ipotizzare anche campi di gioco per bambini, prati inglesi sulle piazze. Pensiamo poi al rapporto tra cultura e questioni sociali, una cultura che interagisce con il sociale, capace di accendere percorsi didattici non didascalici, riscoprire la storia, la memoria, la tradizione locale ma al tempo stesso disposta ad apprezzare le minoranze, le nuove marginalità e non soltanto le eccellenze che preferiamo definire emergenze (nel senso che emergono ma che allarmano pure). Tutto ciò rischia di essere compromesso nell'ipotesi, che vorremmo solo di scuola, della scelta di un intellettuale o di un esperto esterno quale futuro assessore. L'Umbria patisce un complesso di inferiorità culturale; perché la soluzione dovrebbe essere avulsa dalla temperie locale? A che serve un assessore esterno? Se ciò fosse non potremmo che parlare di colonialismo culturale tradotto in profondo provincialismo. In città ci sono risorse che chi governerà forse non conosce.

Scriviamo solo per espresso mandato del dovere. Non chiediamo qualcosa o qualcuno. Siamo e restiamo attivi ed operativi, e lo saremo nel futuro come osservatorio della cultura cittadina.

E forti di questo mandato diciamo APERTAMENTE che la responsabilità della cultura nella nostra città dovrebbe essere messa al riparo da logiche di potere e, come il più delicato fiore del giardino, affidata ad una persona presente con dedizione quotidiana, non esterna al grande tumulto che ci anima, che sia in grado di dragare e includere i valori che sono già presenti nel territorio e non altrove, di intercettare le tensioni contemporanee e legarle alla storia dei luoghi. Ad una persona che preservi i valori acquisiti, per concorde lavoro di ciascuno, facendo in modo che la città pulsi, dia senso e coraggio al nostro futuro.


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