La suggestiva storia di Monte Ruperto, exclave tifernate nelle Marche da quasi 8 secoli - Tuttoggi.info

La suggestiva storia di Monte Ruperto, exclave tifernate nelle Marche da quasi 8 secoli

Davide Baccarini

La suggestiva storia di Monte Ruperto, exclave tifernate nelle Marche da quasi 8 secoli

Sab, 11/05/2024 - 12:47

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Nel 1200 Castello fu l'unica città ad aiutare la piccola comunità colpita da carestia durante una nevicata, da allora il sindaco tifernate diventò "Barone di Monte Ruperto" | Il 28 maggio giornata studio per ripercorrere l'affascinante storia

Da quasi 8 secoli la storia di Città di Castello è legata indissolubilmente a quella di Monte Ruperto, l“exclave” (area territoriale di una regione che si trova all’interno di un’altra regione) nelle Marche, “baronia” del Comune tifernate, al cui sindaco spetta appunto il titolo di “barone”.

Le origini, il sindaco tifernate diventa barone di Monte Ruperto

Il primo cittadino ha ereditato nel Medioevo il piccolo borgo, all’epoca delle lotte fra guelfi e ghibellini: uno dei baroni che dominava la piccola località, infatti, durante una carestia dovuta ad una consistente nevicata, chiese aiuto ai paesi confinanti ma solo Città di Castello rispose positivamente, inviando muli carichi di vettovaglie. Il nobile, dunque, memore del gesto, decise di donare il suo territorio a Città di Castello, unitamente alla possibilità per i gonfalonieri tifernati (i sindaci del tempo), di potersi fregiare per sempre del titolo di “barone” nel periodo in cui essi amministrano la città.

Gli atti del Comune narrano che gli abitanti di Monte Ruperto avevano pure agevolazioni fiscali: un documento del 1274 e del 1574, stabiliva che dovevano all’Ente tifernate solo 5 soldi, in moneta usuale, “per focolare (per famiglia)”, da versarsi solo ogni 27 di agosto. Nella seconda metà del ‘600 Monte Ruperto era indicato assieme a Pietralunga come Baronia dell’Illustrissimo Magistrato, titolo che spetta tuttora al sindaco di Città di Castello.

Monte Ruperto oggi

Oggi questa parte di Umbria nella Marche ha un’estensione di meno di 3 km² e nessun abitante. L’ultima famiglia a lasciare Monte Ruperto fu quella dei Gnucci, attorno alla metà degli anni ’60. All’interno del territorio, costituito da boschi e mulattiere, si va da un’altitudine minima di 412 metri sul livello del mare fino ad una massima di 727. Sono presenti ruderi di case, alcuni riconoscibili e altri devastati pure dal furto di pietre e in loco non c’è nessuna cartellonistica stradale che faccia comprendere che si sta passando da una regione all’altra.

Una giornata studio per scoprire la storia dell’exclave

Il Comune tifernate ha deciso di organizzare una giornata-studio per rinverdire i fasti del passato e far conoscere questa originale parentesi di storia che si tramanda da secoli. “La Baronia di Monte Ruperto. Origini e vicende storiche dell’enclave Umbra nel territorio delle Marche”, è il titolo del convegno che si svolgerà sabato 25 maggio, alle ore 10, nella sala consiliare di Città di Castello alla presenza del sindaco tifernate e di Apecchio, dei rappresentanti istituzionali e storici come l’ingegner Giovanni Cangi, collaboratore di importanti università e consulente dell’ITABC del CNR, che sarà affiancato da Leonello Bei, esperto di storia del territorio marchigiano e dall’architetto Marcella Mariani.

L’altra verità storica che verrà affrontata in questa giornata – oltre alla versione più conosciuta della mega nevicata – è che il Baronato di Monte Ruperto, essendo in contrasto con le città limitrofe di Apecchio e Sant’Angelo in Vado, abbia semplicemente chiesto e ottenuto protezione da Città di Castello. Entrambe le storie hanno fondamenti di verità che le rendono plausibili.

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