Una pista ciclabile anomala, anzi, unica al mondo, quella che sono andati a scovare i nostri “Scagnozzi”, il mitico duo Pietro e Tonino. Un'inchiesta andata in onda durante l'ultima puntata del format settimanale di Tuttoggi.info e che vi riproponiamo oggi dopo che dal Comune di Campello giunge la notizia della volontà di voler porre fine a quella che sembra proprio una barzelletta.
È infatti dal territorio campellino, precisamente all'altezza del Tempietto sul Clitunno, che parte la particolarissima pista ciclabile che prevede ben due corsie, una per senso di marcia. Al centro rimane la carreggiata per le auto, a doppia corsia. Il tutto lungo la strada che costeggia da un lato la Flaminia vecchia e dall'altra il fiume Clitunno. Niente a che vedere con la pista ciclabile Spoleto – Assisi, che quando verrà terminata sarà la più lunga d'Europa con i suoi quasi 60 km di lunghezza. Questa pista, lunga appena qualche chilometro, conduce fino a Trevi ed è stata realizzata dalla stessa amministrazione trevana circa un anno fa grazie ai fondi Piat. Un progetto che ha coinvolto, senza oneri, per qualche centinaia di metri anche il territorio di Campello. Ed è proprio nel tratto campellino che si verifica la situazione paradossale: se la strada si restringe, la larghezza delle due corsie dipinte di giallo e dedicate alle biciclette rimane identica, con la conseguenza che l'unico lembo che diventa più stretto (in alcuni casi appena qualche decina di centimetri di larghezza) è quello riservato alle automobili, che sono ovviamente costrette a passare sopra la pista ciclabile.
Una situazione talmente strana che non sarebbe piaciuta nemmeno all'amministrazione comunale di Campello. Tanto che sembrerebbe che il Comune sia intenzionato a cancellare entro un mese il tratto di percorso che interessa il proprio territorio. Visto anche che in quella zona è in programma un altro progetto, con lo scopo di chiudere definitivamente il traffico auto lungo la strada che costeggia la Flaminia ed allontanare da esso lo stesso Tempietto sul Clitunno. Il quale dovrebbe essere inserito a breve nel Patrimonio mondiale dell'Unesco, all'interno del sito seriale “Italia langobardorum”.