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La città futura, Perugia deve essere più ambiziosa

Redazione

La città futura, Perugia deve essere più ambiziosa

Ven, 07/02/2014 - 11:06

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Sara Cipriani

Perugia deve essere più ambiziosa. Crederci un po’ di più, insomma. E partecipare. E’ forse questa la chiamata che in sintesi è uscita ieri sera dall’incontro “La città futura” organizzato Porta Santa Susanna dall’associazione Umbria Left.

Al tavolo Stefano Vinti – per l’associazione, Bruno Bracalente – presidente della Fondazione Perugia2019 con i Luoghi di Francesco d’Assisi, Fabrizio Bracco – assessore alla Cultura Regione Umbria e Roberto Ciccone – Assessore del Comune di Perugia

La situazione attuale è sotto gli occhi tutti. “La città ha molti problemi e la crisi economica che fa sentire il suo peso” così apre Vinti, che coordina i lavori, e sottolinea come si stia assistendo alla crisi di un modello di sviluppo basato sul ciclo del mattone e a una forte regressione dei valori e dei diritti. Centro di smercio di sostanze stupefacenti, il capoluogo è, secondo Vinti, al centro di un disegno della criminalità, a causa della quale si accentua la difficoltà di integrazione e il proliferare della microcriminalità. “Una capitale mediana” la definisce Vinti, dove capitale in questo utilizzo non ha nulla di positivo.
I dati negativi li confermerà, durante l'incontro, l’assessore comunale Ciccone: “In centro storico si è passati in pochi anni da una popolazione di 25mila abitanti a poco più degli 8mila attuali”. Sono molti i fattori che nel tempo hanno contribuito a questo esodo:

  • l’aumento degli indicatori di criminalità,
  • la diminuzione del livello di sicurezza,
  • un sistema produttivo profondamente colpito,
  • iscrizione universitarie in drastico calo,
  • un tasso di disoccupazione elevato,
  • un alto livello di isolamento della città.

“Sono mancate completamente le politiche di crescita con l’impoverimento progressivo del Paese, al quale si sommano i tagli alle amministrazioni locali che hanno una sempre maggiore difficoltà a offrire servizi ai cittadini e si trasformano in esattorie.” Ciccone prosegue “Non sembra affacciarsi nessuna azione di soluzione alla crisi. In questo contesto la candidatura a capitale europea alla cultura va in controtendenza”.
L’opportunità – Dei problemi sopra elencati la Candidatura di Perugia a capitale europea della cultura 2019 – arrivata alla seconda e più difficile fase di selezione – ha fatto un punto di partenza e, se possibile, di forza. Da qui si comincia per trasformare la città attraverso il processo di attuazione di tanti progetti. Una sfida ambiziosa, ma sicuramente allettante. “Tutte le capitali degli ultimi anni – spiega il professor Bracalente – hanno posto al cuore del progetto la rigenerazione di un’area industriale dismessa. Perugia si qualifica nella candidatura, con la rigenerazione del centro storico, lavorando per riportare al centro le attività economiche, anche della cultura, e agevolando gli insediamenti abitativi”.
Le azioni – Sono diverse gliinterventi pianificati o in già corso che convergono al fine della candidatura: la realizzazione della biblioteca agli Arconi del Pincetto, l’auditorium di San Francesco al Prato, il Santa Giuliana, il recupero del Turreno. Passando per progetti che hanno già felicemente visto la luce come Palazzo della Penna e per il progetto “principe” della candidatura: la riconversione dell’ex-carcere. “Fabbricare luoghi” come ripete più volte il presidente della fondazione ricordando il claim della candidatura. Luoghi che dovranno essere riempiti e resi operosi con nuove attività imprenditoriali e di artigianato culturale. Un centro storico spin off di nuovi modelli e nuove idee, incubatore di start up della cultura e della conoscenza, “agente di creatività urbana, per una città più competitiva, per una regione più competitiva, che aumenti la produttività, innalzi la qualità del lavoro e possa maggiori salari”.

La capitale mediana – E una città che vanta uno dei più antichi e rinomati atenei italiani, un’università per stranieri, un'accademia delle belle arti, un conservatorio musicale, una scuola di lingue dell’Esercito, una scuola di giornalismo non può non puntare tutto su formazione e conoscenza. Centro di cultura, centro storico, centro Italia per il polo urbano più importante tra Firenze e Roma. Una capitale mediana, in senso positivo a questo punto e non più centro di criminalità, fatica e degrado. Una capitale mediana che prende le dimensioni di area metropolitana, se si considera il continuum abitativo e produttivo del capoluogo in tutte le direzioni, da Umbertide a Marsciano a Magione e in primis verso Assisi, che insieme a Perugia è ufficialmente presente nella candidatura. “La candidatura ha dimensione di regione” conclude Bracalente spiegando le azioni di coinvolgimento di tutte le città dell’Umbria in una rete a supporto della città capoluogo, che deve recuperare la sua funzione di attrazione, “forza centripeta” nei confronti dei territori di cui è riferimento. Concetto ribadito dall’Assessore Bracco in senso più ampio “La città deve avere più ambizione, ha tutta la complessità delle grandi città europee. Dobbiamo porci in una posizione diversa. Dobbiamo riacquistare un ruolo centrale rispetto all’Italia e all'Europa”.

Prove di capitale – Intanto, per iniziare a coinvolgere e diffondere il senso di “essere e sentirsi capitale”, la Fondazione sta organizzando un fine settimana di eventi che si svolgeranno a Perugia, nelle prossime settimane, in una sorta di “prova di capitale della culturale”.

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