L’Umbria è sempre meno una regione per donne, nonostante le donne siano in realtà la maggioranza della popolazione e vivano di più
L’Umbria è sempre meno una regione per donne, nonostante le donne siano in realtà la maggioranza della popolazione (circa 35mila in più degli uomini) e vivano mediamente più a lungo.
“Il problema è che vivono peggio”, afferma Maria Rita Paggio, segretaria generale della Cgil dell’Umbria, prima donna nella storia a ricoprire questo incarico. Secondo la leader sindacale, le disuguaglianze di genere pesano sempre di più e sono state acuite dalla pandemia da Covid-19, a partire dalla questione del reddito. “Il reddito da lavoro medio delle donne in Umbria si aggira intorno ai 16.500 euro ed è inferiore di quasi il 30% rispetto a quello degli uomini – sottolinea Paggio – Una situazione inaccettabile, che è determinata prima di tutto dagli altissimi livelli di precarietà ai quali le donne sono costrette e da fenomeni come il part-time involontario o la perdita del lavoro alla prima maternità”.
L’altro elemento fortemente critico chiamato in causa da Paggio è il diritto alla salute delle donne: “Le enormi difficoltà di accesso al sistema sanitario pubblico nella nostra regione esistono per tutti i cittadini, ma alcuni servizi fondamentali, in particolare per le donne, penso agli screening mammografici e a tutta la medicina di genere, a partire dal sistema dei consultori, per arrivare all’interruzione volontaria di gravidanza, sono letteralmente negati in moltissimi casi alla popolazione femminile umbra”.
A questo si aggiunge, secondo Paggio, una disattenzione delle istituzioni rispetto alla rete dei servizi contro la violenza sulle donne, a partire dai centri antiviolenza, che sono “sottofinanziati e spesso abbandonati a se stessi”.
“La Cgil, non l’8 Marzo, ma ogni giorno dell’anno è impegnata in una lotta costante per i diritti e l’uguaglianza, nella convinzione che nessun avanzamento culturale, sociale ed economico possa essere realizzato se non si raggiunge una piena parità di genere che porti al superamento di tutte le forme di discriminazione di cui le donne sono ancora vittime. Per questo la nostra organizzazione a livello nazionale ha elaborato una piattaforma di genere, “BelleCiao, che avanza una serie di proposte concrete su occupazione e qualità del lavoro, politiche previdenziali, qualità della vita, salute e sicurezza, contrasto alle molestie e alla violenza. Una piattaforma che guarda anche al nostro interno, con l’obiettivo di innalzare la qualità e la quantità della partecipazione delle donne in Cgil. Tutti questi obiettivi – conclude Paggio – sono e saranno al centro dell’azione della Cgil dell’Umbria nei prossimi anni”.