Sara Minciaroni
Dieci anni di reclusione e un risarcimento di 300 mila euro. Sono queste le richieste del pm e della difesa di parte civile, sostenuta dall'avvocato Antonio Cozza, nei confronti dell'imputato 50enne accusato del tentato omicidio di un transessuale brasiliano avvenuto la notte tra il 4 e il 5 gennaio del 2013. Il trans quella notte è arrivato in ospedale con una ferita d'arma da fuoco alla gamba destra. Agli inquirenti che stavano facendo luce sull'accaduto ha raccontato subito di aver discusso con un cliente italiano all'interno dell'appartamento dell'uomo che, ad un certo punto, aveva estratto la pistola ferendolo alla gamba. Dopo la lite il sudamericano sarebbe stato riaccompagnato in via Gerardo Dottori, nella zona di Sant'Andrea delle Fratte in cui il brasiliano si prostituisce e in cui si erano incontrati quella notte.
Il sesso rifiutato e la droga. Sulle ragioni della lite le versioni dei fatti si dividono: L'imputato ha sostenuto che il diverbio sia nato perchè la prostituta avrebbe fatto “la cresta” sulla cocaina consumata insieme prima del sesso. La vittima invece ha dichiarato di essere stata aggredita per aver rifiutato un rapporto sessuale dopo aver notato in casa del cliente i segnali tipici dell'assunzione di droga.
L'imputato, il cui legale ha scelto la via del rito abbreviato è un cameriere di 49 anni di origine marocchina, residente a Passignano sul Trasimeno, a cui gli agenti della questura (che lo arrestarono poche ore dopo il fatto), durante le perquisizioni hanno sequestrato una pistola con il silenziatore e la matricola “punzonata con la punta di un trapano”, un'arma ''clandestina'' – come spiegato all'epoca dal capo della mobile Marco Chiacchiera – in dotazione alle forze di polizia italiane fino a circa vent'anni fa, probabilmente rubata e ben 32 munizioni da guerra. Il pm Gemma Miliani ha chiesto una pena esemplare.
La sentenza è attesa per il prossimo 26 febbraio.