In occasione della mostra “I giganti dell'Avanguardia: Mirò Mondrian Calder e le collezioni Guggenheim”, il Comune di Spoleto, con il Direttore di Palazzo Collicola Arti Visive Gianluca Marziani, ha concesso il prestito dell'opera di Alexander Calder, “Portrait of Giovanni Carandente”, un ritratto in fil di ferro dello storico dell’arte, realizzato da Calder nel 1967.
L’opera di Calder, uno dei massimi scultori del nostro tempo, è una testimonianza preziosa del legame di amicizia e di scambio intellettuale che l’artista statunitense ebbe con Giovanni Carandente, critico di primo piano nel panorama italiano e internazionale che ha contribuito in modo determinante al prestigio e alla fama di Spoleto con la grande mostra “Sculture nella Città” del 1962, l’allestimento della Galleria Comunale d’Arte Moderna, le generose donazioni di opere d’arte e di volumi e le tante iniziative culturali.
Il Museo Carandente – Palazzo Collicola Arti Visive di Spoleto è l'unico museo in Italia con un'intera sala dedicata a Calder. A Spoleto si trova inoltre l’unica scultura monumentale dell'artista presente in Italia, il Teodelapio che Calder realizzò nel 1962 in occasione della celebre mostra “Sculture nella Città”. La produzione e l'organizzazione della mostra, che è in programma a Vercelli dal 3 marzo al 10 giugno, sono a cura della Soc. Sistema Museo, gestore dei servizi museali presso Palazzo Collicola – Arti Visive di Spoleto. All'inaugurazione della mostra sarà presente il Sindaco di Spoleto Daniele Benedetti.
In mostra sono presenti opere delle collezioni del Gemeentemuseum dell'Aja, della Calder Foundation di New York e della Fondazione Solomon R. Guggenheim. Con circa quaranta opere, tra dipinti e sculture, tutte sceltissime, che ricostruiscono in modo puntuale l’arco cronologico della carriera dei tre artisti, l’esposizione ripercorre, dagli esordi alla celebrità, la carriera artistica dei giganti dell’Avanguardia, Miró, Mondrian, Calder.
Ecco come Carandente ricorda la realizzazione, era il 23 settembre 1967, dell’opera di Calder, in un testo che il critico d’arte scrisse in occasione di una mostra romana sullo scultore: “Posai tre ore immobile. Per prima, fece la veduta di profilo, poi quella di fronte. Collegò le due al cerchio del collo e interpose, l'una nell'altra, le due componenti verticali. Sospese il tutto a un filo e mi porse il ritratto. Si rivelò al primo sguardo non solo somigliante ma anche pieno di arguzia. Era il suo solito disegno lineare trasposto nello spazio di modo che il vuoto si trasformava in volume.”