Il grande cuore della Campania per San Francesco, il cardinale Sepe "Il santo di Assisi un esempio attuale" | Foto - Tuttoggi.info

Il grande cuore della Campania per San Francesco, il cardinale Sepe “Il santo di Assisi un esempio attuale” | Foto

Flavia Pagliochini

Il grande cuore della Campania per San Francesco, il cardinale Sepe “Il santo di Assisi un esempio attuale” | Foto

Riaccesa la lampada del Santo Poverello: migliaia i pellegrini con bandierine e fazzoletti, tanti i gonfaloni campani e gli studenti assisani. L'appello di Gambetti: "Perseguire il bene d'ordine e umana compassione"
Gio, 04/10/2018 - 10:53

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Prodotti tipici campani e una scultura raffigurante un angelo (la Regione), l’anfora realizzata dall’artista napoletano Lello Esposito con all’interno l’olio per la lampada votiva e una scultura che rappresenta San Gennaro (il Comune di Napoli; a portarli il sindaco napoletano Luigi De Magistris, il sindaco di Scala Luigi Mansi, in rappresentanza dei piccoli Comuni, e lo scultore), delle cotte liturgiche per la sacrestia del Sacro Convento (l’Arcidiocesi di Napoli, in considerazione dell’amore che San Francesco aveva per il culto liturgico; a portarle Enzo Schiavo, del comitato organizzatore) e un’offerta alla Caritas del Sacro Convento per le opere caritative dei frati (Comune di Assisi).

Sono questi i doni della Campania (e della Città di Assisi) per la Festa di San Francesco Patrono d’Italia: a questi si sono aggiunti, durante l’offertorio, un cesto di prodotti della Campania (portati da Vincenzo De Luca) e di prodotti umbri (portati da Stefania Proietti). Alla messa, oltre alle autorità civili e religiose umbre e campane, ha presenziato anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Pellegrini, studenti e un quadro floreale

Fuori dalla chiesa, migliaia di pellegrini con bandierine e fazzoletti e i gonfaloni di oltre 200 comuni campani, un migliaio di alunni delle scuole del comprensorio che hanno portato in piazza un progetto sul tema dell’ambiente. E, novità di quest’anno, un quadro floreale sotto la Loggia del Sacro Convento, realizzato dall’Associazione Nazionale Città dell’Infiorata. “Altissimu onnipotente bon Signore”, questo il titolo dell’opera, ha inteso collegare il celebre Cantico delle Creature con l’enciclica di Papa Francesco, Laudato sii, che offre una riflessione più profonda sull’ecologia nell’anno in cui si celebra la sostenibilità ambientale.

L’immagine del Santo con il lupo ribadisce l’attualità del messaggio francescano; la pergamena e la celebre scritta Altissimu onnipotente bon Signore richiamano il periodo storico in cui il Santo è vissuto. “Accanto ai due protagonisti – è scritto in una nota – una miscellanea di simboli iconografici che identificano il Santo e lo rendono uno dei più amati d’Italia. Il saio, grigio verde, ricorda la colorazione originale di quello indossato dal Santo, custodito nella cattedrale raffigurata del quadro e posta dietro la figura dello stesso. La colorazione della cornice esprime quanto il Santo rappresenta per gli italiani e – con il verde, il bianco e il rosso – si ricordano i colori della Nazione, di cui Francesco è il patrono”.

Sepe: “San Francesco ancora di grande attualità”

“Qui ad Assisi, con l’offerta dell’olio che alimenta la lampada votiva di San Francesco – le parole del cardinale Crescenzio Sepe, che ha presieduto il solenne pontificale – la Campania, nel solco della sua tradizione millenaria, vuole gridare il suo impegno a lavorare per la pace nel mondo e la concordia tra i popoli; a rispettare e difendere la bellezza del Creato come dono di Dio. A fare della lotta alla povertà non un occasionale gesto di solidarietà, ma il progetto di una società più giusta e a dimensione umana. È l’intera Campania che ad Assisi, davanti a San Francesco, ripete e conferma, con la fiducia e l’audacia del Santo Patrono d’Italia, ‘In letizia nonostante tutto’. Dio vi benedica – ha concluso il cardinale in dialetto campano – e ‘A Maronna v’accumpagna”.

Nel corso della sua omelia, Sepe ha ricordato tra l’altro l’esperienza spirituale di San Francesco “che ancora oggi ci illumina”, ricordando i profondi legami del Poverello con la Campania, dove “sono tanti i santi, religiosi e laici, che si sono ispirati a lui. Tante le chiese, i conventi, le opere sociali nate da quell’esperienza, così profondamente radicata nel tessuto civile e religioso. San Francesco – ha sottolineato tra l’altro l’arcivescovo di Napoli – non è però solo un grande Santo. È anche il simbolo di quella attenzione al mondo, alla natura e alle sue creature che dovrebbe sempre connotare l’operato delle istituzioni e dei singoli cittadini”. Ma la vicenda di Francesco è “oggi di grande attualità – secondo Sepe, che ha ricordato il viaggio in Egitto per incontrare il Sultano – per il dialogo interreligioso e per la pace mondiale. Si veda lo ‘Spirito di Assisi’, che dalla giornata di preghiera del 1986 ha guidato i passi della Chiesa alla ricerca di un nuovo rapporto con le diverse religioni. Un dialogo che continua a dare i suoi frutti, creando condizioni di interlocuzione e di pace, mentre registriamo un forte processo di immigrazione che resta una grande questione mondiale, una difficile sfida per la politica, per la società civile, per la nostra identità culturale e religiosa”.

Sepe ha invitato a ricordare che “l’amore per l’altro fa miracoli: il miracolo di coniugare insieme le esigenze dei cittadini italiani con l’esasperazione di chi vuole sfuggire pericoli gravissimi, le garanzie dei cittadini con le urgenze dei più poveri, le sicurezze degli anziani con le prospettive di futuro dei giovani. E si tratta – ha detto – di un ‘miracolo’ che San Francesco ha già compiuto, quando a Gubbio è riuscito a conciliare la legittima tutela dei cittadini impauriti e le altrettanto comprensibili esigenze di fratello lupo”.

Gambetti: “Tocchiamo con mano il calore della Campania”

Prima dell’omelia del cardinale Sepe e dell’offerta dei doni, il saluto di Padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento: “Insieme al custode della Porziuncola – ha detto – un anno fa scendemmo a Napoli per incontrare il cardinale Sepe e il presidente De Luca in vista di questo pellegrinaggio. Di quella visita ricordo due cose, l’accoglienza ricevuta e la generosa risposta al nostro invito. Oggi tutti tocchiamo con mano il calore e il colore della Campania che festante gremisce la Basilica e le Piazze: è – ha ricordato tra gli applausi dei pellegrini in Piazza – un sussulto di speranza per tutto il Paese. In secondo luogo, ricordo il percorso in auto per arrivare alla curia vescovile. Una vigilessa di ferro – rievoca Gambetti – ci impedì di prendere la via breve, quel giorno interdetta al Traffico. Il navigatore ci spinse in un labirinto di stretti vicoli del quartiere Spaccanapoli”, esperienza che il custode definisce “indimenticabile. Immaginavo i titoli di giornale, i frati incastrati in un vicolo, ma al contempo ero trasecolato, afferrato dal fascino di quelle vie. Raggi di sole che facevano capolino tra gli alti palazzi e zone d’ombra che rendevano cupi gli anfratti tra le abitazioni, degrado e bellezza, energia vitale e aria stagnante.

Mi pare che quell’immagine rappresenti l’immagine di oggi. Che cosa fare? Cedere allo scoraggiamento e ritirarsi davanti alle difficoltà? O, all’opposto, intervenire con il pugno duro per eliminare i problemi e i cattivi?”, le domande del Custode, che anche ricordando di come – nel post sisma del 1997 – le celebrazioni di vent’anni fa con protagonista la Campania si celebrarono al di fuori della chiesa poi riaperta e restituita al pubblico anche grazie al Cantiere dell’utopia, e “al lavoro umile, creativo e appassionato, di tecnici e maestranze che insieme, con paziente speranza, fecero il miracolo che oggi auspichiamo per le zone colpite dal sisma del 2016”, chiede “impegno responsabile nel perseguire il bene d’ordine e umana compassione; collaborazione e perseveranza; spirito di adattamento e ingegno”, definendoli “alcuni degli ingredienti per fare i miracoli”.

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