Sa.Cip.
Shoah in lingua ebraica significa distruzione, desolazione, calamità, una sciagura improvvisa, inaspettata. Una parola che riassume in cinque lettere tutto l'orrore del genocidio nazista perpetrato dalla Germania e dai suoi alleati nei confronti degli ebrei d'Europa, durante la Seconda Guerra Mondiale: 6 milioni le persone raccolte nei campi di concentramento e di sterminio, uccise nelle camere a gas e poi bruciati nei forni crematori. 7mila i deportati dall'Italia. Poco più di mille gli italiani che riuscirono a sopravvivere.
Celebrare la memoria dell'Olocausto non deve essere quindi solo un semplice anniversario, la ricorrenza del 27 gennaio. Il “Giorno della memoria” ha un senso se rivolta verso il futuro, se ci consente, apprendendo dal dolore del passato, di non commettere mai più tali abomini. “Il Giorno della memoria offre una preziosa opportunità di riconoscimento delle responsabilità storiche, collettive e civili, dei meriti dei giusti, noti e ignoti, che si opposero a leggi vergognose e a comportamenti folli. Il riconoscimento mentre guarda al passato rappresenta una scommessa sul futuro, in quanto ha nelle giovani generazioni il principale riferimento e destinatario” sostiene la Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, partecipando alle celebrazioni della ricorrenza.
La memoria condivisa – “E' compito delle istituzioni pubbliche, ma anche delle scuole delle associazioni, di ciascuno di noi, dare vita a momenti di riflessione sulle atrocità della Shoah, affinché vi sia una memoria davvero condivisa di ciò che è stato e mai più dovrà essere.” Non solo ebrei – ricorda la Presidente “con loro anche zingari, omosessuali, malati di mente, comunisti, oppositori politici, testimoni di Geova, teologi protestanti, come Dietrich Bonhoeffer, preti cattolici, come padre Kolbe. Ma questo e' solo una parte di quanto avvenne: pagine e pagine di libri, migliaia di fotografie, riprese filmate, testi teatrali , testimonianze come quella di oggi non sono state ancora sufficienti a raccontare tutta la storia”.
La Marini ricorda poi le parole di Tullia Zevi, giornalista, che ha vissuto sulla propria pelle l'esilio e le atrocità dell'Olocausto “Il tempo della testimonianza volge alla fine ed è giustificato il timore che, con lo spegnersi della memoria dei sopravvissuti, la verita' storica venga manipolata o peggio negata e si vanifichi quindi la lezione che da quegli eventi le generazioni future dovrebbero trarre: la coscienza degli errori e degli orrori del passato e la consapevolezza dei pericoli che sempre incombono. Pericoli che si manifestano, oggi, nell'intolleranza, nel razzismo, nel perdurare del pregiudizio antisemita, nella violenza criminale e terroristica.”
La Memoria e l'Europa futura – La Shoah – continua la presidente – ha una portata storica, emotiva e culturale, tale da configurarsi come una ferita profonda e inguaribile nel cuore stesso della identità europea e da assurgere a paradigma di riflessione su tutti i crimini dell'umanità contro l'umanità. Restituire un volto ed un nome alle vittime, ricordare il passato, non disperdere la memoria di chi lo ha vissuto, ma, soprattutto, comprenderne la lezione, ci aiuta a mettere a fuoco correttamente gli eventi attuali e rimane un impegno per tutti noi che ci accingiamo a costruire un'Europa che sia capace di migliorare l'accesso alla scuola e all'istruzione, al lavoro e alla salute, alla dignità: un'Europa delle cittadinanze e dei diritti di tutti. Il Giorno della memoria appartiene, quindi, ad un modello di rievocazione che deve andare oltre lo specifico nazionale e riferirsi alla costruzione di una identità europea democratica nella consapevolezza che la libertà, la democrazia, la giustizia – conclude la presidente Marini – le abbiamo conquistate con l'impegno contro il nazifascismo”
Nel video le parole di Primo Levi – “Se questo è un uomo”