Un altro importante tassello nell’offerta museale ed espositiva di Gubbio e del suo territorio si è aggiunto ieri mattina (sabato 9 maggio) con l’inaugurazione del ‘Museo della Civiltà contadina’ in località Olmo Tondo, frazione di Cipolleto.
Lo ha sottolineato il sindaco Filippo Mario Stirati, che ha ricordato la valenza didattica e storica dell’allestimento, caratterizzato da reperti, utensili, collezioni rappresentative, itinerari tematici della civiltà contadina. “E’ un contributo vivo, concreto – ha commentato il primo cittadino – per la conoscenza delle nostre origini, uno spaccato dell’economia, delle abitudini e delle difficoltà di vita reale dei nostri predecessori. Ha soprattutto valenza didattica per le nuove generazioni, e svolgerà le attività in stretto collegamento con le scuole. L’offerta andrà ad arricchire l’insieme dei percorsi museali che il Comune ha realizzato, ampliando gli elementi di interesse per visitatori e turisti della città. Il nostro territorio è ancora fortemente legato ai riti ancestrali, alle tradizioni popolari, ancorate ai cicli naturali che vengono ripetuti e riproposti in feste e rievocazioni”.
La struttura è affidata alla gestione di ‘Gubbio Cultura Multiservizi’. “Un nuovo impegno”, come ricordato dall’amministratore unico Roberto Tanganelli, che si affianca a quelli del Palazzo dei Consoli, della Chiesa di S. Francesco della Pace, del recente Museo Multimediale dei Ceri, della mostra temporanea sui Dinosauri. “La casa-museo non è però solo una proposta culturale ed offerta didattica – ha spiegato Tanganelli – ma una presenza attiva sul territorio, capace di riannodare un confronto-incontro tra le nuove generazioni ed il vissuto dei loro antenati, delle proprie radici spesso dimenticate”.
L’idea parte da lontano e ci sono voluti diversi anni prima di concretizzarla. I lavori di sistemazione sono stati eseguiti dall’impresa edile ‘Morelli’, in buona parte finanziati nel 2010, per 250mila euro stanziati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, come ha ricordato Rocco Girlanda: “Abbiamo lavorato d’intesa con l’allora amministrazione del sindaco Goracci – ha sottolineato – avendo la disponibilità di destinare fondi governativi finalizzati, e il risultato ci ricompensa dello sforzo”.
Tanti i contributi e le collaborazioni per costituire il ‘corpus’ espositivo e tra questi, gli antichi mezzi rudimentali per lavorare la terra messi a disposizione da Elena Mancini. Da sottolineare la fonte principale di documentazione: il libro ‘Semonte tra passato e presente. Appunti per una storia’, di autori vari.
Un lavoro importante è stato svolto da Maddalena Minelli, autrice di una tesi sulle tradizioni popolare e i grandi lavori agricoli, relatore il professor Giancarlo Baronti dell’Università di Perugia, e dall’architetto Chiara Corazzi, che ha curato la sistemazione. L’allestimento del museo è articolato in due sezioni: una parte dedicata alla “Casa contadina com’era”, con la ricostruzione fedele degli ambienti di vita, e un’altra dedicata alla “Riproduzione dei cicli delle principali colture”: la cantina, il ciclo del vino e il ciclo del granturco. Infine, uno degli ambienti della casa è riservato ai lavori femminili come la tessitura, la cucitura e il ricamo di corredi e abiti. Intorno alla casa colonica, già presente nella mappa del Ghelli, hanno trovato posto vari strumenti di lavorazione esterna. A piano terra, per completare i servizi di accoglienza, c’è uno spazio dedicato ad una foresteria assegnata tramite gara per la gestione, con piatti rigorosamente della trazione e materie prime del territorio.
L’integrazione tra passato e presente è affidata a tecniche di comunicazione multimediale, mediante video elaborati da ‘Studio Sannipoli’, che coinvolgono il visitatore alla scoperta dei lavori del passato dedicati all’agricoltura. Grazie alle immagini, ai suoni e agli odori dell’orto l’ospite potrà vivere il museo in maniera completa, sfruttando tutti i sensi che gli sono propri: la visita diventerà una sorta di esperienza sensoriale.