Claudio Bianchini
In qualche modo, ha avuto eco anche nel cuore dell'Umbria, il tragico attentato che ha colpito lunedì sera la famosa maratona di Boston. L'esplosione delle bombe infatti, ha destato particolare preoccupazione ed apprensione nella “città del Sagrantino”. Le violente scene di terrore, le macabre immagini del vile gesto, sono subito rimbalzate sugli schermi di tv e computer, e così nei primissimi momenti, quando le informazioni erano ancora confuse e restava complicato individuare il luogo esatto, il pensiero di familiari ed amici è corso immediatamente al giovane ingegnere di Montefalco, Stefano Andreani.
A diechi chilometri dalle bombe – Il trentenne montefalchese, molto conosciuto nella zona del folignate, si trova infatti a poco più di una decina di chilometri dal luogo della tragedia. Da circa due anni infatti, si è trasferito nella cittadina di Cambridge, in un alloggio a servizio della prestigiosa università di Harvard, ad appena cinque minuti di macchina dal centro della capitale dello stato americano del Massachusetts. Il fratello Marco ed i genitori, lo hanno immediatamente contattato, e grazie alle nuove tecnologie che hanno di fatto azzerato qualsiasi distanza, dall’altra parte dell’oceano sono ben presto giunte rassicurazioni.
Era al lavoro ad Harvard – Stefano stava lavorando nel suo ufficio, proprio all’interno della plesso universitario più famoso del mondo, dove sta svolgendo un master. Anche lì, inevitabilmente, è scattato lo stato di allarme e di massima allerta, trattandosi di un sito di rilevanza internazionale. “Hanno vissuto attimi di panico, nonostante la zona si possa considerare ad una distanza di sicurezza, e questo non li ha fatti sentire sotto minaccia diretta. Più che altro sono stati spaventati dal risalto che hanno dato tutte le tv americane – fa sapere il fratello Marco – ci ha comunque detto che probabilmente ne avremmo potuto sapere più noi qui in Italia, che loro sul posto, visto il martellamento di notizie, immagini e indiscrezioni che stava circolando sui media in quei primi momenti”.
Rassicurazioni dall'America – “Comunque ci ha assicurato che la presenza delle forze dell’ordine è stata sin da subito massiccia e al tempo stesso discreta”. Sino a tarda notte, il giovane montefalchese è stato letteralmente assalito da chiamate, sms e messaggi in rete, inviati da parenti, amici e colleghi, per chiedergli informazioni sia sulla sue condizioni personali, che sull’attentato verificatosi ad una manciata di chilometri dalla sua abitazione negli Stati Uniti. La risposta inviata è stata sostanzialmente standard: ‘qui tutto bene, da noi non ci sono stati problemi, tranquilli’.
Messaggi in chat agli amici – “Sono stati dei vigliacchi– si legge in un breve messaggio inviato ad un collega folignate, dopo due ore dai fatti – ancora non sono in grado di capire cosa c’e dietro. Le indagini sono affidate all’FBI, sicuramente ci saranno ancora disagi, un bel problema”. Stefano Andreani continua così senza problemi il suo lavoro, seppure in un clima di paura e sgomento.
Un incarico di prestigio – E intanto, per la serie 'notizia nella notizia' fa comunque piacere che un giovane di Montefalco è riuscito a farsi valere all'estero, negli Stati Uniti d'America, tanto da lavorare ad Harvard, università considerata 'il modello' per l'intero pianeta.