Piero Lai ha pubblicato il suo nuovo libretto di poesia “Paperoles. Foglietti di carta 2007-2008”. L'autore stesso, nella nota introduttiva, spiega l'origine e il significato di questa parola misteriosa.
Con il termine “Paperoles” si indicano le decorazioni di carta, dorata e colorata, poste a protezione ed abbellimento di reliquie sacre, secondo la tradizione di un'arte povera e popolare, sorta nei monasteri e diffusasi in Francia a partire dal XVII secolo. Petali nati intorno ad una corolla. Spesso vere e proprie architetture simulano chiese ed altari che accolgono al centro la reliquia.
Il termine ha avuto poi una diffusione mondiale, perché legato ai manoscritti di Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto”. Foglietti di carta, aggiunte, pro-memoria, incollati intorno alle pagine. Piegati a fisarmonica, fino a raggiungere, in alcuni casi, la lunghezza di due metri. Gioia e dolore di curatori e di editori. Veramente Céleste Albaret, domestica e sostegno paziente di Marcel Proust negli ultimi fervidi anni della sua vita, fino alla morte sopraggiunta nel 1922, nel suo tardissimo Monsieur Proust del 1973, afferma che né lei né Marcel abbiano mai usato quel termine. Pure ci ha lasciato uno spaccato domestico indelebile sulla procedura di utilizzo di questo supporto redazionale: “Non dimentichi d'incollare questi fogli al punto giusto, Céleste. Non lo dimentichi, mi raccomando… è importante”.
La carta è la vera protagonista di questo libro di Piero Lai, nato ancora nel segno dell'ironia e della grazia scontrosa. Carta come segno di povertà e semplicità, resistenza e dignità; carta come luogo privilegiato per la trasmissione della memoria; carta, per accarezzare un ricordo. Non a caso la poesia, invocata nel testo che apre il libro, come si conviene a qualunque serio poemetto, si nasconde in un ricciolo di carta e si ostina a restare al coperto, a non vuotare la valigia del proprio viaggio. Tra un treno indeciso se partire o tornare (conservando gelosamente nella bisaccia una fetta di pane e un'acciuga, un taccuino, una matita e una gomma), occorre tenersi ai bordi del cammino per essere sempre pronti ad uscire di scena, avendo in tasca, magari, un salvacondotto per l'eterno: perché non si sa mai.