Filosofia e Umanesimo nel pensiero del Professor Giancarlo Elia Valori / Esclusiva Tuttoggi.info - 2^ parte - Tuttoggi.info

Filosofia e Umanesimo nel pensiero del Professor Giancarlo Elia Valori / Esclusiva Tuttoggi.info – 2^ parte

Redazione

Filosofia e Umanesimo nel pensiero del Professor Giancarlo Elia Valori / Esclusiva Tuttoggi.info – 2^ parte

Ven, 28/06/2013 - 10:19

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Pubblichiamo oggi la seconda parte dell'intervista esclusiva concessa a Tuttoggi.info dal Professor Giancarlo Elia Valori. In questa parte della chiacchierata con il Professore, si affrontano i temi geopolitici di aree come il Medio Oriente, l'Asia o L'Est Europeo, nell'ottica di una nuova prospettiva di metodo per risolvere parte dei problemi di comunicazione tra le grandi nazioni che le compongono. La lucidità con la quale Elia Valori affronta l'argomento è anche legata al ruolo internazionale svolto dallo stesso in più fasi della sua carriera di manager. Inaspettata, ma altrettanto lucida anche la parte che tocca un tema sempre difficile, come quello della Massoneria, inevitabilmente collegato al dialogo sull'esoterismo politico. Anche in questo campo il Professor Elia Valori, rifuggendo i luoghi comuni e abbastanza incline a trattare argomenti all'apparenza “intoccabili”, offre una sua riflessione su una nuova “via” possibile del pensiero umanista e filosofico che la stessa propone.

Perchè per Lei il Tempo si Avvicina, nella nuova sintesi tra Sapienza esoterica e rito essoterico?

L'ottimismo della crescita economica ha lasciato il posto, alla fine dei trenta gloriosi anni di crescita dopo la fine del secondo conflitto postbellico, ad un pessimismo che implica una sfiducia nella Ragione, nella cultura Positiva, nello Scientismo e nella tecnocrazia che caratterizzavano quegli anni cessati, non a caso, dopo la guerra dello Yom Kippur a causa dell'embargo del petrolio arabo all'Occidente e della moltiplicazione del suo costo. Quindi, l'ottimismo di una certa tradizione razionalista, da Comte al Circolo di Vienna, dal Vecchio Positivismo al Nuovo e “Logico”, è ormai del tutto fuori dal tempo. La cultura “laica” è ormai vecchia e insipida.

Anche per Lei si tratta di una “crisi della Ragione”, quindi?

Certamente. Ma in modo diverso da come se ne è parlato finora. Karl Popper, per esempio, e il suo ingenuo experimentum crucis che, anche in politica, permette l'abbandono della ricetta ormai sbagliata e l'avvio della nuova Ratio efficace, non è più dentro la storia del pensiero occidentale contemporaneo, malgrado i suoi straordinari testi, che ancora leggiamo con profitto.
L'idea che il dispiegamento della Ragione distrugga il Misticismo e la Sapienza, e che la Politica della unicamente favorire questo passaggio “neoilluminista”, è anch'esso un reperto morto del passato recente.
C'è quindi il pericolo che molta della politica attuale non sappia più parlare all'anima e al cuore, dopo che, per secoli, le ideologie fungevano da religioni terrene con i loro riti e, addirittura, i loro mistici e sapienti.
La crisi occidentale è crisi dello Spirito, non della Materia, ma che sta passando, come sempre accade, dal Primo alla Seconda.
Disegnare uno Stato Nuovo non è impossibile, è anzi il primo dei doveri dei politici che vorranno impegnarsi nel futuro, in Occidente come in Oriente.

E allora, esiste una verifica a contrario nei Paesi che oggi stanno emergendo in Asia e in America Latina?

Certamente. Non è un caso infatti che l'arricchimento rapido e asimmetrico della società cinese contemporanea, ancora ufficialmente comunista e diretta dal Partito omonimo, si sia dotato di vari e successivi culti, da quello della persona di Deng Xiaoping, alle formule del PCC come avanzare pacificamente o della società armoniosa ma che, alla fine, si sia adattato a recuperare in pieno il Confucianesimo, la Legge della Tradizione, per legittimare ab antiquo un potere che ormai è sempre più nazionalista e che riguarda una società sempre più verticalizzata, nei redditi come nel potere politico. Quel Confucianesimo che le “Guardie Rosse”, volevano distruggere nel fondo delle menti di tutti i cinesi.

Questo vale anche per altri esempi di crescita economico-politica, ci sembra di capire.

Non è un caso che a Mosca, Vladimir Vladimirovic Putin abbia diretto recentemente un riavvicinamento strettissimo tra la Chiesa Ortodossa Russa e la sua “democrazia guidata” da Mosca con la sua verticale del potere; e certamente è stato essenziale il ruolo avuto da Putin, nipote del cuoco di Lenin prima e poi di Stalin, nel ricomporre lo scisma tra chiesa russa interna alla Russia e chiesa costituitasi per ottanta anni fuori dalla madrepatria. Senza autoritarismo putiniano, la Russia scompare e si divide, senza religione ortodossa l'unità della Russia Eterna è priva di senso.
La vittoria post-mortem di Pavel Florenskij, ucciso dal quel KGB dal quale proviene il leader panrusso.
Un segno che, anche a Mosca, la percezione che la Religione sia certamente un instrumentum regni, ma inevitabile, e tale da rovesciarsi nei momenti di crisi in un rapporto in cui il Mistico detta le regole al Politico, è forte. Ovvero, senza esoterismo niente potere politico visibile.

Ci sembra di capire che il modello della “rinascita politica dell'esoterismo” vada bene anche per altri contesti.

In India, per esempio, il forte sostegno governativo ai partiti induisti e alle tradizioni iniziatiche indù sta ricostruendo il legame tra l'identità nazionale e quella religiosa, in un contesto di affermazione geopolitica (e esoterica, in correlazione contraria all'Islam “puro”pakistano) dell'India contemporanea nel quadro dei BRICs (Brasile, Russia, India, Cina).

L'equazione strategica attuale deve vedere sempre anche l'affermazione di un progetto religioso e esoterico di espansione del proprio credo nei contesti globali.
La Russia si legge come potenza dell'Ortodossia e, come tale, si ricollega al mondo islamico e a quello cattolico in modo ben diverso, ma parallelo, da quello utilizzato ai tempi del “cattolicesimo di sinistra” o delle politiche di espansione di Mosca in Medio Oriente.
L'induismo si riscopre ideologia nazionale radicalmente antislamica, in correlazione con la pressione di Nuova Delhi verso Islamabad per i confini del Kashmir e la contesa pakistana per l'utilizzo dell'Afghanistan come necessaria area sunnita di riequilibrio dopo un eventuale attacco nucleare agli “infedeli” del Sud.

Tornando a Teheran, qual'è quindi il nesso tra esoterismo del Dodicesimo Imam in rapido arrivo e geopolitica sciita?

Lo sciismo iraniano diviene oggi ideologia (e mistica, e quanto potente mistica) di una espansione regionale nei territori non sunniti, o a maggioranza sunnita ma con rilevanti minoranze sunnite, dall'Iraq all'Azerbaigian, dal Bahrain al Libano, dallo Yemen al Kuwait. Perfino all'Albania, dove è presente una vivace comunità sciita, in diretta comunicazione con Teheran.
Un progetto esoterico che è anche politico: una “internazionale sciita” con al centro Teheran, che tende alla distruzione della “Entità Sionista”, ovvero Israele, per eliminare ogni egemonia occidentale, europea e USA, nell'area del Grande Medio Oriente e arrivare allo scontro definitivo con i wahabiti sunniti al potere in Arabia Saudita, al centro del sistema OPEC e della relazione tra USA e Medio Oriente.

Lo scontro tra Teheran e Gerusalemme è quindi radicale e assoluto, allora.

Certamente. La Sh'ia globale come centro sapienziale di una lotta contro l'Occidente e lo Stato Ebraico che per Teheran è parte inevitabile dell'Occidente, per una egemonia regionale iraniana che vorrebbe divenire egemonia nell'OPEC e asse di collegamento con la Russia.
Un progetto geopolitico che si fa sostanza di una ipotesi esoterica e spirituale, quella del velayat-e-faqih di Khomeini che deve fare presto, molto presto, prima della finis mundi predetta dall'esoterismo sciita.

Come risponde lo Stato Ebraico a questa lotta georeligiosa della sh'ia radicale khomeinista?

In Israele, il ritorno attuale della tradizione biblica e degli studi cabbalistici fa ben sperare in una chiara direzione, a lungo termine, della corretta politica estera e interna di quel Paese.

E' bene ricordare che è a Tel Aviv che sono custoditi, oggi, i manoscritti newtoniani sulla cabbala cristiana e l'interpretazione biblica della fine dei Tempi, mentre lo studio moderno della Cabbalah ebraica è fortemente sostenuto all'università di Herzliya e in alcuni centri privati. E pure la moda pop della cabbala non è estranea al progetto di dominance geoculturale e politico-religiosa dello Stato Ebraico. Israele come centro dell'esoterismo dell'Occidente, che lo ha dimenticato e che potrebbe essere distrutto proprio per questo motivo.

Ma c'è il pericolo di creare un semplice instrumentum regni, come accade alla Cina contemporanea ormai implicitamente post-comunista?

La Cina si ritrova oggi confuciana perché ha compreso che, nella lotta dei Mondi che oggi si combatte, la Religione è un potentissimo e inevitabile strumento, sia per disegnare la geopolitica all'interno delle classi dirigenti, sia per operare come instrumentum regni presso le masse stressate dal nuovo, e spesso feroce, capitalismo a direzione comunista di Pechino. Il “fine egualitario e cinese” che già John Stuart Mill vedeva nello sviluppo del capitalismo equalizzatore manchesteriano. Ma Confucio è un legislatore, non un Grande Iniziato nel senso occidentale del termine.
Quello che appare come tegumento, come retorica della pacificazione tra le classi e dentro le anime degli uomini comuni, è anche lo stesso set di idee che fornisce alle élites le grandi linee dello sviluppo nazionale e geopolitico, il nucleo del seme sapienziale che la Tradizione comporta.

Cosa accadrà quindi all'Occidente in questa “guerra dei mondi” in cui l'esoterismo politico riprende il suo spazio naturale e centrale?

Non lo sappiamo, ma la nostra civiltà sembra dimenticarsi di sé. Dopo la fine delle narrazioni ottimiste e tecnocratiche, che vedevano ogni mistica come una pericolosa deviazione dal retto cammino della “ragione”, che è lotta contro il mito e ogni residuo religioso, esoterico, sapienziale, siamo al paradosso: le classi dirigenti vivono ancora rinchiuse nel mito antireligioso della téchne, in un continuo remake del film Metropolis di Fritz Lang, dove la tecnologia dovrebbe risolvere i danni che essa stessa crea in un contesto in cui le masse, apertamente, non credono più ai miti razionalisti e positivisti degli “anni della crescita indefinita”.
Anzi, le ideologie ufficiali dell'UE e degli USA si limitano oggi a sostenere una sempre più sbiadita libertà religiosa che viene letta, spesso, come libertà delle masse di praticare i miti nei quali le classi dirigenti non credono ormai più.
Invece, per comandare bisogna credere. Non solo perché solo chi crede nel mito di fondazione di uno Stato può guidare le masse, che hanno bisogno di credere e non solo di essere trattate come minorati che non sono ancora arrivati al razionalismo illuminista che pure ha dimostrato la sua inanità effettuale, ma perchè l'esoterismo delle classi dirigenti è il seme che viene protetto dal tegumento delle credenze popolari, dai riti della religione “dei poveri”.

Lei parla di entità geopolitiche ( Usa ed Europa) nelle quali il concetto di esoterismo politico è stato sempre associato a forme discusse di pratica umanistica e filosofica.

Si riferisce alla Massoneria?

Si e da come Lei parla sembra che la Massoneria debba vivere una nuova fase se vuole essere utile per la costruzione di un nuovo modello.

La Massoneria è, anch'essa, ancora persa nella riedizione del nesso tra esoterismo positivista, che è collegato con il razionalismo ormai inefficace al dominio politico, e liberalismo sette-ottocentesco, che è ormai privo di fascino quale instrumentum regni sia nell'Oriente in crescita, sia addirittura in Occidente.
Ripetere come un mantra la teoria della libertà e dell'eguaglianza, certamente irrinunciabili, o la tradizionale polemica anticattolica o perfino antiprotestante e antislamica significa attardarsi contro il tegumento del seme, senza capire che esso sta germogliando un nuovo, magari pericoloso ma nuovo, futuro.
Anche in Occidente la Massoneria è ormai “fuori moda”: le libertà del Trinomio del 1789 sono ormai patrimonio comune, tutte le forze politiche le accettano, perfino quelle uscite dalla gabbia del marxismo-leninismo sovietico. E, quindi, si tratta di ripensare alla Massoneria in correlazione al rinnovamento cattolico, che Papa Francesco accelererà al massimo possibile, alla unità delle Obbedienze massoniche, che è ormai una necessità imprescindibile dei tempi attuali, alla creazione di una nuova spiritualità, fuori dal razionalismo freddo e ormai ucciso dal suo stesso, inevitabile, ottimismo delle magnifiche sorti e progressive, frase di Terenzio Mamiani presa in giro nella “Ginestra” di suo cugino Giacomo Leopardi.

Un sapere iniziatico capace di leggere la crisi e la perdita di senso dell'Occidente, invece di ripetere i suoi vecchi miti, quindi.

Le magnifiche, progressive sorti non ci sono più, l'Occidente è in grave crisi, e deve ripensare la sua spiritualità tutta insieme per contrastare il progetto sciita di esoterismo della Finis Mundi, l'Islam wahabita all'origine dei Fratelli Musulmani e della loro mainmise in Nordafrica, gli esoterismi indiani ancora presenti in molte tradizioni della New Age, esperimento di rimbambimento delle masse giovanili occidentali portato avanti da Mosca, ai suoi tempi, l'irrigidimento nazionalista e confuciano della Cina, che chiuderà le sue porte presto ai “diavoli occidentali” come ai tempi della rivolta dei Boxer. Un nuovo assetto georeligioso che non può vedere l'Occidente privo di freschezza esoterica e politica.

Allora, “che fare”, come avrebbe detto Lenin ripetendo Cernisevskij?

Se si pensa rettamente il nesso tra tegumento e interno del seme, molto è ancora possibile fare. La tradizione cattolica è in fase di ripensamento e di revisione, nel nesso tra Papa Ratzinger e Papa Francesco. L'unione delle Chiese Protestanti prosegue un suo progetto di espansione antiromana in America Latina, in relazione agli interessi di Washington.
L'Ebraismo, tra ortodossi e riformati, può essere un progetto interessante di esoterismo politico, se e solo se non diverrà un semplice rispecchiamento degli interessi di Gerusalemme.
Ma, anche qui, occorre unificare riti, tradizioni, culture religiose, meccanismi esoterici.
Come potrebbe essere il nuovo spiritualismo dell'Occidente prossimo venturo, in una fase in cui potrà giocare le sue carte contro le geoculture religiose che abbiamo descritto?
In primo luogo, una cultura della unità dello Spirito, ma senza sincretismo, una tradizione che, in Occidente, ha portato più danni che altro. Basti pensare alle culture dello spiritualismo positivista o alle religioni pop per mistici di bocca buona.

E qual'è il nuovo nesso tra questo esoterismo nuovo e masse, che sono tutte “perse” dietro miti vecchi o seguono l'impossibile e pericolosa assenza del Mito?

Si tratta proprio di costituire una nuova tradizione della Sapienza che veda unite classi dirigenti e mondo popolare. Senza questo nesso, l'Islam sciita o sunnita contemporaneo sarebbe in crisi da tempo, come quando, ai tempi dell'impero ottomano, subiva il fascino del razionalismo euroamericano e voleva farlo proprio bruciando le tappe, come avvenne con la rivolta massonica dei “Giovani Turchi” e la successiva instaurazione del regime “laico” del fratello massone Atatùrk.

Ancora, una nuova Sapienza Occidentale che rielabori le tradizioni minoritarie che essa stessa ha verificato nella sua storia: dalla cabbala cristiana di Pico della Mirandola all'esoterismo cattolico di Padre Atnanasius Kircher, il gesuita della Misurgia Universalis, alla sapienza occulta di certa massoneria scozzese del “Real Segreto”.
Il tutto ricreato e rifuso in nuovo orizzonte politico e quindi esoterico, in cui l'Europa rilegge meglio i suoi legami con la Russia ortodossa, non si chiude polemicamente all'Islam, ma anzi cerca di dominarlo culturalmente per non esserne dominato, ritorna alla radice ebraica del cristianesimo sia protestante che cattolico, che potrebbe essere una buona base di partenza sia per ricostruire queste chiese che per unirle.

Chi porterà avanti questo nuovo progetto, allora?

Una nuova classe dirigente che ha bisogno di Sapienti, oltre che di tecnici, presenti oggi sia nelle classi politiche che nelle nuove classi medie che aspirano ad una nuova rappresentanza.
Un progetto che è importante come e, per certi aspetti di più, delle lunghe, estenuanti discussioni sui rapporti tra Euro e Dollaro o tra i Paesi europei tra di loro, almeno dal punto di vista economico.
E' la Sapienza che fonda l'economia, come già avvenne nel Rinascimento italiano, nella lunga stagione del pietismo tedesco, dal quale non a caso si originò Kant, nella stessa crisi produttiva manchesteriana delle fabbriche, che produsse il complesso liberalismo di Adam Smith e i progetti di Ricardo.

Riproduzione riservata

I^ parte dell'intervista:

FILOSOFIA E UMANESIMO NEL PENSIERO DEL PROFESSOR GIANCARLO ELIA VALORI / ESCLUSIVA TUTTOGGI.INFO – 1^ PARTE

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