Dopo tanti anni, tre per l’esattezza, questa mattina (lunedì 10 settembre) la stazione di Città di Castello è tornata a riempirsi di gente. Non pendolari ovviamente ma istituzioni e giornalisti pronti a “battezzare” la rinnovata ferrovia centrale umbra.
A ripercorrere le tappe di questo lungo percorso, che finalmente ha riportato un treno sulle rotaie, anche se per la riattivazione ufficiale bisognerà aspettare il via libera dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, è stato l’assessore regionale Giuseppe Chianella, che ha indicato come spartiacque fondamentale il momento del trasferimento della gestione da Umbria Mobilità a Rete ferroviaria Italiana, “che ha permesso di fare investimenti importanti e finire i lavori in tempi record, 50 km di ferrovia in meno di un anno“.
Entusiasta anche il sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta, che si è detto “molto soddisfatto per la fine di un percorso difficile e complicato che ci ha visto tutti vittime. Era ora di ridare dignità alla nostra linea ferroviaria, un fatto prima culturale e di costume che di trasporti. Il venir meno del treno per tutti noi è stato un trauma. Ora è giusto ripartire ma con tutti i crismi e, soprattutto, guardando anche all’immediato ripristino della tratta con Sansepolcro e San Giustino, anche per un futuro collegamento con l’aretino“.
A chiudere gli interventi è stato il presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, poco prima di salire sul convoglio che, insieme a Chianella, è partito alla volta di Umbertide e Ponte San Giovanni, ovviamente con il solito limite dei 50 km/h: “Oggi presentiamo la fine dei lavori realizzati da Rfi tra Città di Castello e Ponte San Giovanni. Questa ferrovia, che ha compiuto 100 anni nel 2015, per la prima volta nella sua storia ha subito un intervento strutturale di manutenzione straordinaria, ammodernamento e sostituzione dell’intero tracciato“.
La regione di fronte a questa operazione può affrontare un tema di prospettiva futura, per l’interoperabilità ferroviaria, per l’innalzamento dello standard qualitativo e di sicurezza e per allargare il numero di utenti e abbassare di conseguenza la mobilità su gomma, ancora troppo alta in Umbria
La presidente ha concluso annunciando che “la riapertura del tratto Castello-Sansepolcro potrebbe avvenire in parallelo con quella di Ponte San Giovanni-Terni“.
Più scettico e critico il consiglier ecomunale di Fratelli d’Italia Andrea Lignani Marchesani: “Nonostante l’ennesimo fallimento sulla data di riconsegna dell’infrastruttura all’utenza si è perseverato con la celebrazione di una non inaugurazione con dichiarazioni roboanti e autocelebrative. Rimane chiaramente il venir meno dell’impegno preso nel riconsegnare l’intera tratta nord per l’inizio dell’anno scolastico e si auspica per l’inizio del 2019 la riattivazione del ferro ad una velocità minimamente competitiva sulla linea Ponte San Giovanni-Sansepolcro. Molto più serio sarebbe stato riattivare il tutto a consensi di sicurezza di legge installati per evitare la farsa dei treni lumaca”.