“Cosa possiamo fare?” È questa la domanda che don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale del movimento cattolico internazionale per la pace “Pax Christi”, ha posto con più frequenza agli studenti dell’ISIC “F. Frezzi”, dell’ITIS “L. da Vinci” e dell’IIS “E. Orfini” a proposito della questione israeliana-palestinese. L’incontro nell’Aula Magna dell’Istituto Statale Istruzione Classica “F. Frezzi”, infatti, prende vita dal libro “Bocche scucite. Voci dai territori occupati” scritto dal sacerdote assieme a Betta Tusset e che la Diocesi di Foligno ha voluto inserire tra gli incontri nelle scuole del Progetto Cittadini del Mondo – Area Salvaguardia del Creato.
Le bocche scucite indicate dal titolo della monografia, sono le donne, gli uomini, i giovani, gli anziani e i bambini che denunciano e raccontano, più con rassegnazione “umiliante e umiliata” che con rabbia, la loro storia di dolori, violenze e ingiustizie che ormai da cinquant’anni la popolazione dei territori occupati subisce tra l’indifferenza del mondo. Sono storie di famiglie palestinesi, espropriate ingiustamente delle loro case e della loro terra, che chiedono di poter continuare a vivere, a far crescere i loro figli, a coltivare la loro terra, eredità dei padri che da secoli hanno abitato quel lembo di terra, diventato paradossalmente l’epicentro di tutte le guerre. Uomini e donne che alzano la loro voce per dire il loro desiderio di pace, di serenità, di normalità, il desiderio di esistere come individui, come popolo, mentre il mondo li definisce sbrigativamente “terroristi” e “sottosviluppati”. Sono anche le voci di ebrei che subiscono con dolore scelte politiche non condivise.
L’occasione è stata anche propizia per mostrare agli studenti delle scuole superiori intervenuti all’incontro dei filmati girati dai Rai 3 ma che lo stesso canale televisivo ha censurato. “L’informazione passa più così, come sto facendo io ora, – ha approfondito don Nandino Capovilla – che in tv. Per fortuna che c’è internet, anche se il nostro cercare non è mai abbastanza”. Il sacerdote ha dunque voluto mostrare, ma anche conoscere l’opinione dei giovani. “Tutto quello che viviamo ha a che fare direttamente con l’unica casa che abbiamo” ha affermato. “A Roma stanno decidendo se è opportuno o meno finanziare 15 miliardi di euro per altri 131 caccia bombardieri: hanno detto che ne abbiamo bisogno. Da cittadini, però, abbiamo il diritto di alzare la mano e dire quello che pensiamo perché dobbiamo e vogliamo essere responsabili”. Per Capovilla la chiave è nel linguaggio. “Il fosforo bianco viene chiamato razzo illuminante: così sembra qualcosa di innocuo. Bisogna invece descrivere ciò che è veramente, vale a dire che non c’è più il valore della vita ma solo l’annientamento”.
(Elisa Panetto)
© Riproduzione riservata