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DON FORMENTON: “CATTOCOMUNISTA” SARA’ LEI! I SUONI DELL’INCONSISTENZA

Redazione

DON FORMENTON: “CATTOCOMUNISTA” SARA’ LEI! I SUONI DELL’INCONSISTENZA

Mar, 28/12/2010 - 10:30

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di don Gianfranco Formenton

Non appena un cattolico prova a mettere il muso fuori dal “sacro recinto” nel quale da sempre i benpensanti nostrani vorrebbero relegati i cattolici, scatta implacabile, netta, contundente l’accusa che vorrebbe essere anche una condanna: “Cattocomunista!”. Beh! Uno sente come un fremito. Un aggettivo inappellabile come una sentenza della Cassazione; indelebile come un tatoo.

Se poi a uscire dal recinto è un prete si formano subito delle “ronde” di zelanti difensori (o attaccanti) della fede. “Prete comunista”. Come dire ad un ebreo: “ebreo nazista!”. “Un prete non dovrebbe dire… un prete non può scrivere questo… con tutti i problemi che ha la Chiesa con i preti pedofili… se non gli sta bene questa America perché non se ne va a fare l’eremita o in Africa…”.

E perché? Secondo me è chi non ha niente da dire che non può e non deve parlare ma ogni uomo libero che ha delle opinioni ha il diritto e a volte il dovere (e i preti hanno questo dovere) di parteciparle agli altri se ha la capacità di esprimerle e di non catalogare gli uomini a seconda del loro mestiere, delle appartenenze etniche, politiche, religiose o a seconda degli orientamenti sessuali.

Che scandalo, eh? Ci sono dei cristiani che osano uscire dal ruolo di infermieri dell’umanità, di babysitter parrocchiali, di guide turistiche dei luoghi francescani, di custodi del museo diocesano, di cappellani di corte, di inutili aruspici dei corpi militari, di affabulatori di storie edificanti, di distributori automatici di buone parole e, all’occorrenza di acqua santa! Qualcuno dalla fervida immaginazione arriva persino ad ipotizzare “un complotto” (pluto-giudaico-catto-comunista?) della sinistra che dopo avere messo i suoi uomini nella magistratura li ha infiltrati anche tra il clero! “Catto-clero-comunista”. Roba da guerre stellari!

Gli zelanti difensori (o attaccanti) della fede (spesso nascosti dietro ad un pseudonimo che costituisce l’unico accenno di fantasia) si distinguono in genere per una spiccata ignoranza (nel senso letterale del termine) della storia, delle più elementari cognizioni delle dinamiche dell’educazione, della filosofia, delle relazioni sociali, delle sacre scritture di tutte le religioni, e ciò conferisce loro uno straordinario senso di rassicurazione rafforzato da un “sentire popolare” opportunamente e scientificamente costruito con decenni di catechesi televisiva che ha devastato le menti e le coscienze più di tutte le ideologie della storia messe insieme. Il loro mestiere è elementare: dare risposte semplici a questioni complicate. La semplificazione in questo paese ha anche un ministero ad hoc, non a caso affidato ad un odontotecnico “padano” che sembra clonato dagli zelanti revisori della storia del “Grande Fratello” (quello di Orwell). E’ come il popolo delle scimmie del “Libro della Giungla” di Kipling che amano ripetersi per giustificarsi: “Siccome siamo in tante a dirlo, dev’essere senz’altro vero!”. Un cervello disabituato al pensiero contiene poche cose, ma sicure e rassicuranti!

Un santo vescovo brasiliano (naturalmente “cattocomunista”), don Helder Camara stigmatizzava questo livore zelante per la difesa della fede: “se parlo dei poveri mi dicono che sono un cristiano. Se comincio a dire perché sono poveri mi dicono che sono comunista”. Nella storica “Missa don Quilombos” celebrata insieme a tutti i maggiori cantautori brasiliani concludeva una bellissima preghiera a Maria così: “Non basta chiedere perdono per i peccati di ieri. Bisogna accelerare il passo oggi senza badare a ciò che diranno. Chiaro che diranno che è politica, che è sovversione, che è comunismo. E’ Vangelo di Cristo, Maria!”. E si era ai tempi della dittatura degli anni 70.

Tutti i santi profeti della Bibbia sono allora su per giù dei “cattocomunisti” perché evidentemente voci dissonanti e poco ossequiose del potere. Tutti i grandi cattolici del secolo scorso, padri della Costituzione, protagonisti della Resistenza, sono dei “cattocomunisti”, “Cattocomunista” è il Concilio Vaticano II che ha raccontato di una Chiesa non più assediata ma amica dell’umanità? “Cattocomunista” il papa che ha affermato che “la politica è la forma più alta di carità?” “Cattocomunista “ il papa che ha rifiutato l’equivalenza tra i “valori occidentali” e i valori cristiani? “Cattocomunista” il papa che condanna senza appello la corsa agli armamenti, la logica della guerra, la condanna a morte per fame sancita dal nostro sistema economico? Tutti “cattocomunisti” i cristiani che denunciano le ingiustizie sociali, la persecuzione degli stranieri, le allegre orgie dei nostri governanti, l’impunità dei parlamentari nominati, giudicati e condannati seduti saldamente sulle loro poltrone, le leggi che proteggono i furbi e i potenti? “Cattocomunista” l’arcivescovo di Milano che rivendica che i diritti sono diritti e che gli stranieri sono cittadini che hanno diritti? “Cattocomunista” chi denuncia che le ideologie razziste della Lega sono anticristiane’ “Cattocomunista” un prete che ricorda che Babbo Natale è stato inventato dalla Coca Cola e fa il tifo per “Babbo Giuseppe” e ricorda che Gesù bambino non è “padano” (loro possono appropriarsi liberamente di riferimenti religiosi e un prete non può appropriarsi liberamente di riferimenti politici? Perchè?)? Se pensare, parlare e agire secondo le logiche del Evangelo significa essere “cattocomunisti”, beh allora mi sembra di essere in buona e sana compagnia e questi compagni di fede sono i miei amici e fratelli e ci sto bene con loro.

Viviamo in una società nella quale oramai è accettata come normale la demenzialità di programmi televisivi dove degli esseri ignoranti (nel senso letterale del termine) e presuntuosi urlano loro piccola conoscenza di una parte della realtà e pretendono che sia totalizzante e univoca. I blog sono pieni di anonimi e zelanti “commentatori” che ritengono che sapere mettere in fila due parole, un aggettivo e un verbo sia sufficiente per esprimere un’idea.

C’è un proverbio veneto che esprime bene questa protervia: “Il saggio sa molto, ‘el mona’ sa tutto” (e “mona” sta per “pirla”, “capiscione”).

La proposta fatta da Roberto Benigni ai camorristi che hanno promesso vita breve a Saviano è più che sensata: “Invece di minacciarlo di morte perché ha scritto un libro su di voi, perché non scrivete anche voi un libro su di lui? Occhio per occhio, dente per dente!”

“Cattocomunista!”. Uno sprezzante insulto nella mente di chi lo pronuncia. In realtà un suono inconsistente che lascia trasparire l’ignoranza (nel senso letterale del termine) e incapacità ad elaborare un pensiero più articolato.

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