Detenuto finge malore e colpisce al collo agente con un coltello

Detenuto finge malore e colpisce al collo agente con un coltello

Redazione

Detenuto finge malore e colpisce al collo agente con un coltello

Mar, 22/08/2023 - 09:53

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L'uomo fermato dagli altri agenti prima che potesse sferrare un nuovo colpo. Il Sappe: basta, subito 20 poliziotti in più e attrezzature

Ha finto un malore ed ha aggredito al collo, con un coltello rudimentale che si era preparato, l’agente che aveva aperto la cella per soccorrerlo.

Ancora un grave episodio di violenza contro un assistente capo della polizia penitenziaria in servizio alla Casa Reclusione di Spoleto. A denunciarlo è il segretario nazionale per l’Umbria del Sappe (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria), Fabrizio Bonino.

L’aggressore è un detenuto mandato a Spoleto circa un anno fa per motivi di sicurezza, nel circuito alta sicurezza 3 visto il livello di pericolosità.

L’aggressione

Al momento dell’apertura della cella, a seguito del malore inscenato, erano presenti diversi agenti e personale infermieristico. L’intervento dei colleghi del poliziotto ferito ha evitato che il detenuto lo colpisse ulteriormente, con conseguenze che sarebbero potute essere drammatiche. Per il Sappe si configura un tentativo di omicidio. “È infatti evidente – commenta Bonino – che il coltello rudimentale usato e la dinamica del colpo inferto al collo non escludono, almeno ai nostri occhi, un’ipotesi di tentativo di omicidio. Sarà la Procura della Repubblica di Spoleto a stabilire ogni eventuale ipotesi di reato dopo l’esame di tutti gli atti che verranno inviati.  Il Sappe, oltre alla più sincera vicinanza e solidarietà, augura una pronta guarigione al collega, al quale sono stato applicati 5 punti di sutura e prescritti 10 giorni di prognosi”. 

“Servono subito 20 agenti in più”

Alla luce di questa aggressione il Sappe lancia un nuovo allarme sule criticità che investono la Casa di reclusione di Spoleto relativamente alla grave carenza di organico, che  obbliga la polizia penitenziaria ad operare continuamente al di sotto dei livelli minimi di sicurezza. “Ormai – commenta – di questo ‘tracollo’ se ne sono ben resi conto anche i detenuti più facinorosi, che non ritengono di aver nulla da perdere e per i quali la vita di un poliziotto vale davvero poco. È ora di intervenire drasticamente e non solo a ‘chiacchiere’, come fa abitualmente l’Amministrazione Penitenziaria, assegnando a Spoleto immediatamente ulteriori 20 nuovi agenti e sanzionando pesantemente e senza il minimo indugio i detenuti che si rendono protagonisti di questi atti di violenza”.

Non passa giorno che non si verificano aggressioni, incendi ed altri gravi eventi critici nei confronti della Polizia Penitenziaria che presta servizio nelle carceri per adulti e minori della Nazione e di quello che opera nelle carceri dell’Umbria  in particolare”, sottolinea Donato Capece, segretario generale del Sappe, che esprime la solidarietà del primo Sindacato del corpo al collega ferito ed a tutto il reparto di polizia penitenziaria di Spoleto: “Siamo sconcertati dall’assenza di provvedimenti in merito contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze e situazioni di grande allarme, determinando quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno”.

Chiesti taser e kit anti aggressione

Impietosa la denuncia di Capece: “Così non si può andare avanti! Le colleghe ed i colleghi dell’Umbria, attraverso il Sappe, tornano a sollecitare le istituzioni penitenziarie affinché adottino con urgenza provvedimenti concreti ed urgenti per fronteggiare la grave situazione che sta contraddistinguendo negativamente le strutture detentive regionali. Servono fatti! Tutti i giorni i poliziotti penitenziari devono fare i conti con le criticità e le problematiche che rendono sempre più difficoltoso lavorare nella prima linea delle sezioni delle detentive delle carceri, per adulti e minori. Mi riferisco alla necessità di avere, a propria tutela, nuovi strumenti di operatività come il taser, kit anti-aggressione, guanti antitaglio, telecamere portatili, per altro promessi da mesi dai vertici ministeriali ma di cui in periferia non c’è traccia alcuna”.

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