Sono sette quelli dove, anche nell'anno del Covid, la richiesta di denaro ha superato i depositi cosiddetti "oziosi" | Il rapporto Mediaconm043
Nell’anno in cui è esplosa la pandemia, il 2020, sette comuni umbri (Bastia Umbria, Città della Pieve, Foligno, Giano dell’Umbria, Norcia, Passignano sul Trasimeno e Perugia) hanno dimostrato una capacità attrattiva e un certo dinamismo, con gli impieghi bancari che hanno superato i depositi. Comuni in cui i prestiti a famiglie e imprese hanno superato il livello di risparmio liquido o ultraliquido (depositi) esistente, attraendo risparmio supplementare dall’esterno per finanziare le attività economiche di famiglie e imprese.
Nei restanti comuni umbri, invece, pur se a diversi livelli, il risparmio liquido o ultraliquido (che alcuni definiscono ‘risparmio ozioso’, almeno nella misura in cui non viene utilizzato per erogare prestiti alle attività di famiglie e imprese) supera i prestiti, a dimostrazione di un minore dinamismo economico e quindi di una minore attrattività (esistente, in non pochi casi molti, come si può osservare dalla tabella, anche prima del Covid-19).
Mediacom043 diretta da Giuseppe Castellini ha messo a confronto, sulla base dei dati della Banca d’Italia, l’attrattività finanziaria dei comuni umbri dove sono presenti almeno tre sportelli bancari.
Nel 2019 i comuni umbri dove gli impieghi superavano i depositi erano 14, il doppio dei 7 del 2020.
Ci sono stati poi comuni, come Terni, Todi ma anche Narni e Deruta dove, sempre nel 2020, lo sbilancio tra impieghi e depositi bancari è molto limitato.
Ovviamente il tutto si inquadra nel forte aumento dei depositi bancari che si registra da qualche anno in Italia e in Umbria e che è proseguito nel 2020 e 2021 (ad agosto 2021 i depositi bancari di famiglie e imprese umbre sono saliti a 20,923 miliardi di euro).
I comuni meno attrattivi
Quanto ai comuni umbri dove il risparmio liquido supera di molto gli impieghi (ossia il finanziamento delle attività economiche di famiglie e imprese) e quindi risultano meno attrattivi per investimenti e consumi, come si può osservare nella tabella nel 2020 sono Magione, fanalino di coda con indice 41,2, Spello (60,1), Panicale (66,8), Fabro (67,6), Castiglione del Lago (71,3) e Gubbio (73,5).
Per motivi di tutela del segreto statistico, Bankitalia oscura gli importi relativi a questi comuni, i cui dati vengono pertanto forniti solo in forma aggregata.
Il rapporto Mediacom043
Intanto, come c’era da aspettarsi in un anno come il 2020, in tutti i comuni umbri il rapporto impieghi/depositi bancari è sceso, non per il calo degli impieghi (che sono anzi cresciuti da 13,01 a 13,31 miliardi di euro, e spiegheremo nel prosieguo il perché), ma per il netto incremento dei depositi (nel 2020 aumentati in Umbria del 13% – +1,616 miliardi – rispetto all’anno precedente), che ha portato i depositi bancari complessivi umbri a quota 14,046 miliardi di euro. E la tendenza prosegue anche nel 2021, nonostante i venti di ripresa, che dovrebbero aiutare nel dirigere una quota maggiore del risparmio verso le attività economiche: ad agosto 2021, infatti, la mole dei depositi bancari (quindi risparmio liquido o ultraliquido, che alcuni definiscono ‘ozioso’ perché almeno per una parte non marginale non si dirige a finanziare la crescita e lo sviluppo economico-sociale), è arrivata in Italia a oltre 2mila miliardi di euro e a 20,923 miliardi in Umbria.
Così, se nel 2019 il rapporto impieghi/depositi in Umbria era di 104,7 (ossia, ogni 100 euro di depositi ce ne erano 104,7 di impieghi), nel 2020 il rapporto è sceso a 94,8. La flessione riguarda sia la provincia d Perugia, dove il rapporto impieghi/depositi è calato da 106,4 a 96,5, sia in maniera ancora più accentuata la provincia di Terni (da 98,2 a 88,3).
I comuni più attrattivi
Ma, nonostante un calo così forte dell’indice, che evidenzia un’ulteriore spinta alla ‘bolla’ dei depositi che si era già andata formando negli anni scorsi, come detto ci sono 7 comuni umbri dove gli impieghi continuano a superare i depositi bancari, ossia presentano un indice superiore a 100 nel rapporto impieghi/depositi. Comuni che, se pur ovviamente attenuata vista la pandemia, nel 2020 hanno mantenuta un’attrattività interessante, utilizzando tutto il risparmio liquido realizzato nel comune e attraendolo altro dall’esterno: in testa c’è Bastia Umbria (indice 133,7, ossia nel 2020 per ogni 100 euro di depositi ci sono 133,7 euro di impieghi), quindi Città della Pieve (128,4), Foligno (118,5), Giano dell’Umbria (117,5), Norcia (114,2), Passignano sul Trasimeno (105,6) e Perugia (101,7). Prossimi alla parità tra depositi e impieghi Terni (indice 99,5), Todi (98,3) e Narni (98,1). Sopra l’indice 90 (ossia gli impieghi verso famiglie e imprese sono inferiori fino al 10% del risparmio liquido esistente nel comune) anche Umbertide (indice 95,6), Spoleto (92,9) e Città di Castello (92,3).
L’aumento degli impieghi
L’aumento complessivo degli impieghi bancari in Umbria (anche se lieve, da 13,101 a 13,31 miliardi di euro, +2,3%) secondo Castellini hanno tre spiegazioni. il primo è che non poche imprese, vista la politica monetaria molto espansiva della Bce, oltre che la garanzia posta dal Governo sugli impeghi, hanno acceso prestiti – o aumentati quelli in essere – al di là delle effettive necessità. Il secondo è l’effetto moltiplicatore che sulle famiglie hanno avuto i bonus edilizia. Infine, la possibilità concessa dal Governo, di sospendere il pagamento delle rate, ha congelato il volume dei prestiti in essere.
E quello dei depositi
Quanto all’aumento dei depositi, questi sono giustificati dal fatto che i bassi tassi di interesse non remunerano il risparmio, garantito dallo Stato sui depositi fino a 100 mila euro. La bassa inflazione finora conosciuta non ha eroso il potere d’acquisto.