Nonostante il tempestivo intervento degli agenti, per il detenuto non c'è stato nulla da fare. Il Sappe: "Il DAP mandi subito una visita ispettiva"
Un detenuto è morto intossicato dal fumo nel carcere di Terni dopo aver dato fuoco a tutto quello che era nella sua cella. E’ successo martedì sera e a perdere la vita è stato uno straniero 35enne. Una “tragedia annunciata” secondo il sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe, che appena poche ore prima aveva denunciato l’aggressione da parte di un altro detenuto nei confronti di un’infermiera e che da tempo lamenta la situazione critica della casa di reclusione di Sabbione.
“Siamo amareggiati e inca..volati neri. Questa è una tragedia annunciata ed è anche la conseguenza di una sottovalutazione alle continue sollecitazioni di intervento per il Sabbione che il SAPPE fa da mesi e mesi. Un uomo che perde la vita durante la detenzione è sempre una sconfitta per lo Stato: e questo nonostante il personale di Polizia Penitenziaria abbia fatto di tutto per evitarlo”. E’ il commento di Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, alla tragedia avvenuta nella serata di ieri al Sabbione di Terni.
“L’uomo deceduto è uno straniero, con problemi psichiatrici, che ha dato fuoco a tutto quello che aveva in cella ed in pochissimo tempo è stato sopraffatto dalla fiamme e dal denso fumo nero che si è propagato. A fatica i poliziotti presenti e quelli arrivati di rinforzo, anche liberi dal servizio, sono riusciti a intervenire, rimanendo anche intossicati, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare. Non vi erano avvisaglie che il detenuto avrebbe potuto compiere l’insano gesto. Era stato assegnato qui dal Provveditorato regionale della Toscana e l’altro ieri aveva avuto una udienza in Liguria”, prosegue.
“Siamo inca..volati neri perché questa è una tragedia avvenuta nel contesto di una situazione penitenziaria assai critica che da mesi denunciamo e rispetto alla quale nessun intervento è stato mai adottato. Il Sabbione è una polveriera, lo denunciamo da mese, e dicemmo anche che continuando così sarebbe accaduto l’irreparabile: cosa avvenuta ieri sera con la morte dell’uomo nonostante il tempestivo intervento degli Agenti. I vertici dell’Amministrazione penitenziaria della Toscana, da cui dipende l’Umbria, si devono dimettere per le loro incapacità a dare soluzioni ai problemi penitenziari umbri e della Polizia Penitenziaria che nelle carceri regionali lavora. Il DAP mandi subito una visita ispettiva in carcere ed accerti tutto ciò che il SAPPE denuncia da mesi, senza però avere visti gli auspicati provvedimenti correttivi!”.
“Come sapete, abbiamo sempre detto che la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato”, commenta amareggiato il segretario generale SAPPE Donato Capece. “la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni e situazioni ad altissima tensione, come quella vissuta ieri sera al Sabbione. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose”.