La crisi continua a mordere le imprese dell'Alta Umbria: i dati vengono dalla CGIL e dal responsabile della zona, Alessandro Piergentili. Sono le aziende già in bilico a soffrire della situazione economica, e a farne le spese sono i cassintegrati: un numero piuttosto cospicuo di lavoratori, che si aggira sulle centinaia. Colpite in particolare le aziende del settore metalmeccanico e tessile. Tante anche le vertenze in atto e i tavoli di concertazione: una per tutte quella che riguarda la Ex Sirio Ecologica di Gubbio, dove comune, regione e Gruppo Maio provano da tempo a cercare un accordo e a salvare il sito industriale. “Il nuovo anno servirà a fare il punto della situazione sulle vertenze in atto, purtroppo tante. – afferma Piergentili – La speranza è quella di salvaguardare il più possibile i livelli di occupazione. Qualche spiraglio positivo si intravede per la vertenza alle Fonderie 3 M con una possibile ripartenza”.
I numeri – Città di Castello e San Giustino sembrano essere i siti più a rischio, insieme a Umbertide, dove alla Solfer la cassa integrazione ordinaria è stata aperta a 130 lavoratori. Si stima poi che siamo 277 le altre piccole aziende che utilizzano la cig, arrivando a coprire 1125 lavoratori solo nel tifernate, mentre ad Umbertide sono 496 i lavoratori in attesa di essere riassorbiti. Il settore metalmeccanico con Giannelli Silencer, Solfer e Sacofgas dichiara 30 esuberi e 118 cassintegrati. Uno spiraglio si apre per le Fonderie 3M, dove si intravede una piccola ripartenza. “Poi c'è la grande partita dell'indotto locale legato all'automotive al cui futuro sono appesi anche i destini dei lavoratori: è il caso – continua ancora Piergentili – della Proma di Umbertide, dove 140 dipendenti sono in cassaintegrazione: la sua attività è legata al futuro Fiat. Un quadro complessivo molto difficile da gestire per il quale speriamo poter individuare una possibile soluzione che ci consenta di evitare la fuoriuscita dal mondo del lavoro di tanti dipendenti per i quali sarebbe impossibile individuare una ricollocazione”.
Il tessile – Anche il settore tessile e quello agricolo risentono dei tagli e del ralletamento dell'economia: alla Ingram di San Giustino 60 dei 100 dipendenti sono in cassaintegrazione. A Selci Lama, è infine la Nardi a cominciare ad avere qualche problema.
Alessia Chiriatti
Riproduzione riservata